Gli attacchi israeliani hanno già colpito allevamenti bovini e fattorie per la produzione del latte in territorio libanese, considerate infrastrutture logistiche di supporto agli Hezbollah. Non si hanno notizie di attacchi (anche se è molto difficile averne la certezza) che abbiano distrutto o danneggiato aziende vitivinicole, ma anch’esse potrebbero diventare obbiettivi sensibili, dato che le cantine sotterranee sono un perfetto deposito per armi o possono fungere da rifugio per gli Hezbollah.
La valle della Bekaa, che si trova a 50 km ad est di Beirut ai confini con la Siria, è la regione vitivinicola più importante del Libano ma oggi è diventata soprattutto l’obbiettivo strategico decisivo per gli attacchi israeliani, essendo il “corridoio” ideale verso l’Iran, il Paese che fornisce il sostegno più importante agli Hezbollah.
Château Kefraya, Ksara, Clos St Thomas, Massaya e alte importanti aziende vitivinicole libanesi, hanno le loro cantine e i loro vigneti proprio in questa zona. Château Musar, l’azienda libanese forse più nota agli appassionati di tutto il mondo e condotta da Serge Hochar che continuò a produrre vino anche durante i vent’anni della precedente e altrettanto devastante guerra civile, sembra al momento non rischiare quanto le altre aziende - anche se i suoi vigneti si trovano per la maggior parte nella valle della Bekaa - poiché la propria cantina si trova sulla costa a circa 25 km a nord di Beirut.
Ma questa assurda guerra mette a rischio anche la produzione enologica con la stella di David. Anche le cantine israeliane che sorgono sull’altopiano del Golan, a poche decine di chilometri dal confine libanese, sono costantemente sotto attacco, e i Katyusha degli Hezbollah hanno già devastato alcuni ettari di vigneto della Dalton Winery.
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