Con i suoi 4,7 litri di vino pro capite consumati ogni anno, Hong Kong, almeno per ora, non è certo il mercato di riferimento del mondo enoico. Eppure, strategicamente, ricopre un ruolo fondamentale: è la porta per il mercato asiatico che, da qui al 2015, farà da traino all’export dei Paesi produttori forte di una crescita dei consumi, stimata da Rabobank, del 54%. Ecco perché diventa importante sapere e capire quali sono i 10 trend che stanno prendendo piede ad Hong Kong, messi in fila da “The Drink Business”. Innanzitutto, proprio come la Cina, anche la città - Stato, sta iniziando a prendere confidenza con la produzione enoica, importando uve dalla Francia e dagli Stati Uniti, e poi, stanno cambiando le preferenze: Bordeaux è tornato ad essere il territorio più amato, a scapito della borgogna, ormai caduta in disgrazia, ma subito dietro, a farsi largo è l’Italia, la cui popolarità è in grande ascesa, così come i suoi vini, Barolo e Barbaresco su tutti. Ma a guadagnare spazio sul mercato saranno soprattutto i bianchi, specie i Riesling, che ben si sposano con la cucina asiatica e che tanto piacciono ai giovani wine lovers di Hong Kong. Ma il vino è anche, e soprattutto, una questione di cultura, ed è in quest’ambito che stanno avvenendo i cambiamenti maggiori. La tecnologia prima di tutto: al tempo dei social network, il vino si compra su Facebook, magari creando gruppi di acquisto, e poi se ne parla sui tantissimi blog che stanno nascendo sul web dedicati al nettare di Bacco, magari dopo essersi documentati grazie all’ultima “app” scaricata sul proprio smartphone. Una vera e propria “occidentalizzazione” dell’approccio al vino, che passa anche per un altro dato: la crescita del 200% annuo del numero di iscritti al “Wine & Spirit Education Trust”, il programma statale di educazione al vino, perché anche ad Hong Kong grazie al vino si lavora. Specialmente grazie ai tanti eventi dedicati al mondo enoico, dalle “trasferte” di Vinexpo e Vinitaly alle kermesse che animano wine bar e ristoranti, gli unici a soffrire un calo dei consumi, perché il vino ormai è arrivato sulla tavola, e a pranzo fuori se ne beve un po’ di meno, proprio come da noi.
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