I cambiamenti climatici sono i primi responsabili dei danni da gelo primaverile in viticoltura, che provocano ingenti perdite produttive ogni anno. Un fenomeno che, purtroppo, è destinato a ripetersi anche negli anni a venire, soprattutto in quelle zone della Penisola nelle quali gli inverni miti e le primavere precoci provocano un anticipo della vegetazione. Una minaccia per la viticoltura italiana al centro del convegno, organizzato da Sella & Mosca, la griffe sarda del Gruppo Terra Moretti, guidato dal professore Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura al mondo e professore ordinario dell’Università degli Studi di Milano, insieme a Vittorio Moretti, a capo dell’azienda, con l’obiettivo di fare il punto sulle possibilità di una lotta attiva alle gelate, utilizzando gli strumenti moderni della meteorologia, come i satelliti ed il rilevamento automatico da terra, oltre all’impiego di attrezzature antigelo. Un approccio digitale e tecnologico che non deve trascurare il ruolo dei Piani di Gestione del Rischio previsti nella Pac, che prevedono, oltre agli interventi a favore della protezione attiva, efficaci interventi finanziari per l’agricoltore colpito dagli eventi meteorici avversi. La realizzazione di un sistema di difesa capillare sul territorio esige però un intervento collettivo di tutti i viticoltori delle varie zone, ed un intervento finanziario delle Regioni e dello Stato.
Ad analizzare il fenomeno, ripercorrendone anche la storia, è il professore Luigi Mariani, docente di storia dell’agricoltura all’Università di Milano, che racconta come la lotta tra agricoltura e clima è una costante: “da tempi immemorabili le gelate tardive sono una minaccia per le produzioni agrarie in ambito circum-Mediterraneo, come attesta questa nota del 1765 di Giovanni Targioni Tozzetti, agronomo, medico e fra i fondatori dell’Accademia dei Georgofili: “fra le ore 2 e 4 della mattina del 14 aprile 1765 in momenti bruciò nelle pianure della Toscana gli occhi delle viti, dei peschi dei fichi e dei noci...”, tanto che “da molti anni in qua abbiamo perso la bussola e non si riconoscono più le stagioni ... abbiamo avuta la primavera nell’inverno, l’inverno nella primavera, la primavera nell’estate e l’estate è iniziata a mezzo settembre”. Insomma “l’ordine antico delle stagioni pare che vada pervertendosi, e qui in Italia è voce comune, che i mezzi tempi non sono più”. La conoscenza della fenomenologia degli eventi di gelata - continua il professor Mariani - è propedeutica alla definizione degli interventi agronomici di mitigazione e all’adattamento al rischio, rischio che dal canto suo si fonda su tre elementi chiave che sono: l’intensità e la durata dell’evento di gelata, la suscettibilità della vite e l’esposizione al rischio della stessa. Sulla fenomenologia delle gelate tardive occorre dire che tali eventi sono un fenomeno complesso e che coinvolge tre diverse scale della meteorologia (macro, meso e microscala). Nel caso specifico della Sardegna sono stati descritti gli aspetti di macroscala (grandi irruzioni di aria fredda artica o polare continentale), quelli di mesoscala (strutture circolatorie in grado di riallocare le masse d’aria fredda sul territorio regionale o di produrre condizioni di cielo sereno limpido con calma di vento che stimolano l’ulteriore raffreddamento per irraggiamento) e quelli di microscala (drenaggi locali di aria fredda dalle pendici di rilievi circostanti e effetti di raffreddamento radiativo legati al bilancio energetico di superficie), e con il clima attuale, i fenomeni a meso e microscala sono di per sé insufficienti a dar luogo a gelate tardive, per cui cruciale si rivela l’innesco a macroscala che si lega in genere all’azione di grandi strutture di blocco che interferiscono con la circolazione generale alle latitudini medio-alte del nostro emisfero dando luogo a intensi scambi latitudinali di masse d’aria. Una riflessione specifica ha riguardato la prevedibilità dell’insorgere di tali strutture di blocco. Un’analisi fenologica - conclude il docente di dtoria dell’agricoltura all’Università di Milano - è stata condotta con strumenti modellistici a base termica per comprendere come l’anticipo nel germogliamento della vite in Sardegna, che caratterizza la fase climatica attuale rispetto alla precedente, abbia influito sulla suscettibilità al rischio di gelate tardive”.
Tornando alla gestione del rischio in agricoltura , tra conta dei danni e nuove opportunità offerte dalla Pac, Giorgio Dell’Orefice, firma del vino e dell’agricoltura del quotidiano “Il Sole 24 Ore”, sottolinea come “l’ortofrutta con in particolare la frutta estiva e i kiwi, ma soprattutto l’uva da vino, sono le colture più colpite dalle gelate della primavera 2021. Emilia Romagna, Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli, Toscana, Campania e Sardegna le regioni maggiormente interessate. Sul fronte del vino danneggiata la varietà Glera in Veneto e Friuli, Sangiovese in Toscana ed Emilia Romagna, Primitivo di Manduria in Puglia, Vermentino in Sardegna e in Maremma. Le compagnie assicurative secondo quanto riportato da Asnacodi (l’associazione nazionale dei consorzi di difesa) stimano di avere interessati tra il 60-70% dei premi il che dovrebbe tradursi in circa 400 milioni di euro di danni sui 6,5 miliardi di valori delle produzioni assicurate. Solo un terzo dei quali - ricordano all’Asnacodi - comprende la garanzia gelo. Il punto è che i cambiamenti climatici sono ormai gli occhi tutti. In passato in un’area viticola si verificava un’ondata di gelo ogni venti anni. Di recente se ne sono registrate tre in dieci anni. Bisogna correre ai ripari individuando soluzioni di difesa attiva, ma incentivando in maniera robusta le polizze assicurative oggi stipulate appena dall’11% degli agricoltori italiani. E quelli assicurati sono prevalentemente concentrati al Centro-Nord. Un input importante può venire dalla recente riforma Pac che nel compromesso finale ha previsto la possibilità di riservare il 3% dei contributi diretti (3,6 miliardi l’anno) alle polizze assicurative. Si tratta quindi di 108 milioni di euro che potrebbero andare a coprire la parte “privata” dei costi assicurativi (pari a circa il 30% del totale). Il restante 70% - conclude il giornalista del quotidiano “Il Sole 24 Ore” Giorgio Dell’Orefice - viene finanziato dal secondo pilastro cioè dallo Sviluppo rurale. Si è anche pensato di introdurre le polizze obbligatorie. Alla fine si è poi ripiegato su forti incentivi. Con costi quasi azzerati si spera di far compiere ora all’universo delle assicurazioni in agricoltura il definitivo salto di qualità”.
Focus - Sistemi aeroconvettori innovativi per l’attenuazione delle gelate da irraggiamento in viticoltura
“I processi fisici alla base delle gelate da irraggiamento e il loro effetto sulle colture sono brevemente richiamati per introdurre alcune soluzioni tecnologiche per la mitigazione degli effetti delle gelate sulle viticolture”, dice il professore Alberto Guardone (Politecnico di Milano). “In particolare, le soluzioni tecnologiche si basano su soluzioni differenti, che includono il riscaldamento per irraggiamento e convezione, l’irrigazione e l’aeroconvezione. Sono presentate alcune soluzioni ibride, quali gli aeroconvettori riscaldanti e quelli a nebulizzazione, che comportano risparmi economici ed energetici significativi e possono essere usati anche per l’irrigazione con miscelazione di nutrienti o come schermo IR nella stagione calda. Il Professore ha presentatole problematiche di progettazione e controllo della rete di sistemi di mitigazione, compresa la previsione della formazione anche localizzata di gelate da irraggiamento”.
Focus - Difesa attiva dalle gelate con sistemi di irrigazione antigelo e ventilatori
“Il danno per effetto del raffreddamento varia per ogni coltura in funzione dello stadio fenologico, e può verificarsi sia sopra che sotto 0 °C”, spiega Giambattista Toller, tecnologo della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. “Si ha una gelata quando la temperatura delle colture scende sotto 0 gradi Celsius (°C). Questo valore, poiché indica una situazione in cui possono esistere simultaneamente i tre stati dell’acqua, (solido, liquido, vapore) è detto “punto triplo”. Il calo di temperatura di un oggetto (in fisica, corpo) indica una diminuzione della sua “energia interna” sotto forma di flusso di calore.
Nel caso di una coltura agraria, può avvenire con meccanismi diversi:
1. Avvezione. Arrivo di una massa d’aria a bassa temperatura, che avvolge le piante e le raffredda.
2. Irraggiamento. Per effetto dell’agitazione termica, atomi e molecole emettono sempre energia sotto forma di fotoni (onde elettromagnetiche). Nelle notti serene e senza vento, ciò provoca un calo di energia interna, che si manifesta con una diminuzione della temperatura.
3. Evaporazione. L’acqua liquida presente sulla vegetazione, per effetto di un vento secco tende ad evaporare. La transizione di fase liquido-vapore richiede una notevole quantità di energia, che viene sottratta all’energia interna della pianta, abbassandone la temperatura.
Per mantenere la temperatura delle colture sopra la soglia di danno, si usano varie tecniche:
1. Irrigazione. Con impianti ad aspersione, si tiene accuratamente bagnata la vegetazione per tutto il tempo che la temperatura dell’aria è sotto zero. La formazione di ghiaccio in presenza di acqua, stabilizza la temperatura a 0 °C (punto triplo).
2. Riscaldamento. Con bruciatori opportunamente distribuiti nel campo si fornisce calore all’aria e alle colture.
3. Rimescolamento. Nelle notti serene l’irraggiamento verso l’infinito raffredda suolo e vegetazione. Per conduzione essi sottraggono poi calore all’aria loro più prossima. Si forma così uno strato di aria fredda sormontato da strati più caldi. Con dei ventilatori posti ad altezza opportuna, è possibile destratificare l’aria, aumentando la temperatura di quella a contatto con la vegetazione.
La tecnica antibrina più diffusa nei fondovalle alpini, dove la temperatura può scendere a -10 °C, è quella per aspersione soprachioma. Poiché essa richiede una notevole disponibilità di acqua, sono state recentemente valutate in Trentino anche le potenzialità di irrigazione localizzata a basso volume, di ventilatori e di riscaldatori. I principali risultati vengono qui illustrati e commentati”.
Focus - Strumenti innovativi per l’analisi e la previsione meteorologica dei fenomeni di gelo
“Le gelate, in particolare quelle tardive, da sempre rappresentano un problema per le produzioni agricole. Il progresso tecnologico nel campo della meteorologia consente oggi di sviluppare strumenti di analisi, di monitoraggio e di previsione di questi fenomeni e una loro facile integrazione in sistemi decisionali e APP di terze parti”, dice Gianluca Ferrari di Radarmeteo. In questo intervento si fornisce un’introduzione al fenomeno del gelo e alle sue caratteristiche principali e si presentano le tecniche e i metodi di elaborazione che vengono utilizzati per la previsione a medio, breve e brevissimo termine, per il monitoraggio in tempo reale e l’analisi post-evento, evidenziandone punti di forze e limiti. L’intervento è stato accompagnato dalla presentazione di alcuni casi studio di eventi occorsi, da esempi di servizi e applicazioni, rivolti al mondo dell’agricoltura e della gestione del rischio”.
Focus - Interventi agronomici nel vigneto per prevenire i danni da gelate tardive
“Sono numerose le osservazioni, condotte in differenti areali vitivinicoli del mondo, che attestano una forte accelerazione dell’accumulo zuccherino e del calo dell’acidità totale delle bacche”, concludono Gianni Nieddu e Luca Mercenaro (Università di Sassari). “Sebbene possano essere molteplici i fattori che promuovono questo anticipo nella maturazione delle uve, il cambiamento climatico in atto è indubbiamente il maggior responsabile del fenomeno. Anche negli areali viticoli della Sardegna, nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un aumento nella frequenza degli anticipi delle fenofasi delle piante di vite. Malauguratamente, in alcune annate, tale anticipo è coinciso con ondate di freddo in fase di germogliamento che hanno compromesso il regolare sviluppo del giovane germoglio con importanti conseguenze sugli aspetti produttivi e gestionali del vigneto. L’intento di questa presentazione è quello di sintetizzare, in maniera puntuale, gli effetti sulla fisiologia e sulle componenti vegeto produttive di nuove tecniche colturali testate in diversi comprensori viti vinicoli, con particolare attenzione all’adozione di potature o rifiniture tardive, volte a ritardare la fenologia e, conseguentemente, sfuggire le ondate di freddo”.
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