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I CAPISALDI DEL “GRANDE” AMARONE? FILIERA, VIGNETO, APPASSIMENTO. LE CIFRE DEL “FENOMENO” NEL MONDO (CULT NEGLI USA). ACCORDINI: “AMARONI 2008 DI PREGIO. LE 6 VALLATE DELLA VALPOLICELLA”. LE MIGLIORI CANTINE IN “ANTEPRIMA”. IL RICORDO DI QUINTARELLI

Italia
L’appassimento delle uve nella Cantina della Valpolicella di Negrar

La filiera del Valpolicella, nella sua completezza dal vigneto al mercato, è certamente una delle più interessanti realtà vitivinicola italiana degli ultimi 20 anni per dinamicità, complessità e sviluppo: all’aumento delle vendite di Amarone, che dal 2000 al 2011 è passato da 5 milioni a 12 milioni di bottiglie, si è affiancata la produzione e commercializzazione del Valpolicella Ripasso che, nel 2011, ha superato di poco i 20 milioni di bottiglie. Nel contempo la produzione e commercializzazione del Valpolicella/Valpolicella Classico si è ridotta da 50 milioni a 25 milioni di bottiglie. Sono, forse, questi i numeri più qualificanti di una straordinaria riqualificazione complessiva in una delle più importanti denominazioni italiane nel mondo, “favorita - spiega Emilio Pedron, una delle persone più “navigate” del mondo del vino italiano, oggi al timone del Consorzio dei Vini della Valpolicella (che rappresenta l’80% dei produttori del terroir; tutti, ad esclusione di Masi e Allegrini, le due grandissime griffe della Valpolicella, ndr) - anche da una richiesta in costante aumento in particolare nei mercati del nord Europa e nord America. La riqualificazione qualitativa ha portato ad una crescita importante del valore delle uve prodotte (da 60 milioni di euro nel 2000 a 100 milioni nel 2010), del vino prodotto (da 80 milioni di euro nel 2000 a 140 milioni nel 2010) e delle bottiglie vendute dai produttori (da 160 milioni di euro a 300 milioni di euro nel 2010), il tutto valuto a prezzi unitari, uguali e stabili come sostanzialmente è avvenuto in realtà”.
“Nel 2011 la tendenza si è consolidata - ha continuato Pedron - portando con sé anche un incremento dei prezzi delle uve da vino del 20%. L’imbottigliato di Amarone del 2011 si attesta, come per il 2010, sui 12 milioni di bottiglie. Hanno contribuito a questo risultato i forti investimenti dei produttori in cantina, nel vigneto, nei fruttai che hanno favorito l’evoluzione qualitativa, ma molto hanno fatto anche la forte motivazione e l’ interesse imprenditoriale delle nuove generazioni. A ciò si sono aggiunte le relazioni positive tra gli operatori: cantine sociali, grandi marchi storici e piccoli produttori, imbottigliatori sempre più numerosi”. Il tutto si è realizzato sotto l’attento lavoro di coordinamento del Consorzio, che ha promosso incontri tecnici, numerose ricerche di mercato, analisi del territorio, zonazione, riduzione delle rese annuali, blocco degli impianti, promozione sui mercati, tutela della denominazione”.
Ma oltre alle cifre economiche e ai successi nel mondo dell’Amarone (davvero forti negli States, dove sembra essere uno dei vini preferiti dal presidente Obama), la Valpolicella, i suoi produttori, la sua storia hanno creato uno stile di vini organoletticamente particolare ed unico al consumo moderno di vini di qualità: l’Amarone è un vino di forte autoctonia, legato inscindibilmente all’uva Corvina, ancorché sembri quasi nato da una richiesta di mercato in linea con i modelli attuali di evoluzione e sensibilità dei consumatori, tanto da essere stato più volte definito come il più moderno dei vini rossi italiani. L’appassimento, storia e tradizione della Valpolicella, è diventato un fenomeno globale: “appassimento e ripasso - spiega ancora il presidente Pedron (che, forse, presto potrebbe anche aspirare a diventare il ceo di Tenimenti Angelini, dove aver condotto in porto la vendita di uno dei marchi storici dell’Amarone, la Bertani, ndr) - sono metodi usati in molte zone viticole italiane ed estere con vitigni diversi per produrre vini organoletticamente vicini all’Amarone e Ripasso, contribuendo a diffondere e ampliare in tutto il mondo la richiesta, ma a prezzi inferiori rispetto a quelli dei nostri vini. La Valpolicella deve difendersi e tutelare l’appassimento come storia e tradizione forte del proprio territorio, dimostrando così che Amarone e Ripasso non sono figli di un metodo di produzione ma figli del triangolo virtuoso rappresentato da territorio, vitigno e mano dell’uomo”. Emilio Pedron, a capo del Consorzio dei Vini della Valpolicella, nella sua presentazione dell’“Anteprima Amarone 2008”, ha anche sottolineato, con parole veramente importanti, la scomparsa di Giuseppe Quintarelli, “che tanto tempo, energie e risorse a dedicato alla costruzione dell’identità e del terroir della Valpolicella” ed al quale “sarà dedicata il centro di degustazione” nel nuovo polo di servizi alle imprese di San Floriano (San Pietro in Cariano), dove il Consorzio avrà la sua nuova location, svilupperà attività di ricerca e sperimentazione scientifica sulla Valpolicella e sull’Amarone; “un luogo nato da un accordo pubblico-privato tra il Consorzio della Valpolicella - spiega il direttore Olga Bussinello - e la Provincia di Verona e che, in futuro, sarà un centro importante per lo sviluppo di progetti di ricerca e di sperimentazione scientifica, di promozione, comunicazione e marketing del territorio della Valpolicella, attraverso le attività del Consorzio”.

Focus - Eugenio Pomarici: “L’Amarone della Valpolicella nel mercato internazionale: punti di forza e idee per migliorare”
Gli anni appena trascorsi hanno visto - spiega l’indagine, promossa dal Consorzio di tutela della Valpolicella e condotta dal professor Eugenio Pomarici, docente di economia agricola all’Università di Napoli - a supporto della competitività del sistema vitivinicolo della Valpolicella - uno sviluppo quantitativo e qualitativo dell’offerta dei vini della Valpolicella che è stato veramente notevole e fortemente caratterizzato dalla straordinaria crescita dell’Amarone. Questo sviluppo ha trovato le sue basi in un sistema vitivinicolo complesso e dinamico, con operatori diversi ma complementari, e nel notevole interesse del pubblico per le caratteristiche sensoriali tipiche dei vini della Valpolicella e in articolare dell’Amarone. Questo consente ai produttori della Valpolicella una giusta soddisfazione, ma il successo non deve fare abbassare la guardia. Il mercato del vino è diventato estremamente dinamico, anche per quanto riguarda il segmento dei vini più costosi, punto di riferimento dei vini della Valpolicella.
Si impone quindi un lavoro costante di difesa e ampliamento del vantaggio competitivo. L’osservazione del mercato del vino in questi anni difficili dimostra che nel mercato dei vini di pregio sono solide solo le posizioni di quei produttori che sono in grado di competere grazie ad elementi distintivi, mentre la competizione di prezzo ha un respiro corto. A questo si deve aggiungere che le nuove norme dell’Unione Europea sull’etichettatura facilitano i tentativi di imitazione anche da parte di concorrenti europei.
Il sistema vitivinicolo della Valpolicella d’altronde possiede gli elementi distintivi necessari per essere riconosciuta sempre più come area vitivinicola d’eccellenza. Il problema è pertanto quello di adeguare la capacità complessiva di sviluppare efficaci relazioni con il mercato al potenziale produttivo e agli elementi di valore posseduti, quindi di essere più competitive. Per questo motivo, il Consorzio dei Vini della Valpolicella vuole mettere a disposizione del confronto che deve avvenire tra i produttori della Valpolicella al fine di individuare le strategie comuni per il futuro delle indicazioni scientificamente fondate su come ampliare la capacità di competere delle aziende e quindi il loro mercato potenziale, così da assicurare adeguati sbocchi all’Amarone e agli altri prodotti, salvaguardando le differenze di prezzo e di canali distributivi che danno senso e valore competitivo all’attuale diversificazione dei prodotti.
Il Dipartimento di Economia e Politica Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, con il supporto di studiosi del Dipartimento di economia aziendale, sta svolgendo, inoltre, una ricerca finalizzata a individuare i possibili percorsi di miglioramento della competitività delle imprese della Valpolicella: seguendo i modelli teorici della Resource-Based Theory e del Market Driven Management, la ricerca ha come elemento caratterizzante la valutazione dello stato di sviluppo all’interno del sistema Valpolicella degli elementi di base della competitività; questi vengono individuati in quelle capacità di relazione e di acquisizione e valorizzazione di risorse chiave, tra queste in primo luogo la conoscenza del mercato oltre che tecnologica, che consentono di fare evolvere le attività operative adattandole efficacemente ai mutamenti del mercato. La ricerca è condotta da Eugenio Pomarici, Tiziana Russo Spena e Mario Tani con il supporto organizzativo del Consorzio Tutela Vini Valpolicella: sono previste interviste ad operatori della distribuzione e forum on line con consumatori in quattro mercati esteri (Canada, Svezia, Germania e Stati Uniti d’America) ed interviste e focus group, con le imprese della Valpolicella.

Focus - Amaroni 2008 di grande pregio, molto riconoscibili tra loro per zona di provenienza. Le 6 vallate della Valpolicella …
Lo abbiamo assaggiato, in “Anteprima Amarone” (oggi, a Verona), e forse mai come quest’anno la zona di produzione ha determinato differenze così evidenti in termini sia aromatici sia di struttura, ma soprattutto di carattere e personalità, creando o decidendo delle naturali microzone. “È il frutto evidente della profonda interazione tra territorio e annata , spiega Daniele Accordini, direttore della Cantina di Negrar - e il 2008, in effetti, non è stato climaticamente facile e i viticoltori hanno dovuto mettere tanta della loro esperienza”.
Le annate calde come quella del 2008 privilegiano maggiormente alcune tipologie di territorio rispetto ad altre. Il risultato è che i vini prodotti nelle zone dove il caldo è stato più intenso per effetto delle condizioni pedologiche “esprimono - racconta Luigino Bortolazzi, presidente Assoenologi Veneto - note di frutta matura, mentre quelli delle zone più fresche hanno note vegetali, sono speziati, importanti, con tannini meno maturi”.
Il 2008 dà quindi la possibilità di cogliere meglio le diversità territoriali, andando incontro al consumatore tipo dell’Amarone: evoluto, in grado capire lo stile espresso dalle cantine e il metodo di produzione, ma desideroso di approfondire le differenze tra le varie zone di produzione, che per l’Amarone sono sei: tante quante le vallate che per 20 km in linea d’aria da ovest ad est scendono dalla fascia pedemontana della provincia di Verona.
“Il 2008 non è annoverato tra le grandi annate - dice Emilio Pedron, presidente del Consorzio della Valpolicella - ma è interessante perché bisogna tener conto del fatto che l’Amarone ha due momenti fondamentali: raccolta e appassimento. Se la prima non si presenta in modo ottimale a volte è la seconda a dare esiti sorprendenti”.
Esiti che fanno dell’Amarone 2008 un vino di grande pregio, da scoprire in tutte le sue sfaccettature grazie anche alla mostra fotografica protagonista dell’allestimento scelto quest’anno per Anteprima Amarone.

Focus - Le migliori cantine in assaggio …
Nell’assaggio Winenews, le migliori cantine (che saranno poi declinate in recensione sui vini che più ci hanno interessato nei “I Quaderni di Winenews” - Marzo 2012) sono state le seguenti … Nella valle di Fumane e del territorio di Sant’Ambrogio: Santa Sofia, I Scriani, Valentina Cubi; nella valle di Marano e il territorio di San Pietro in cariano: Albino Armani, Pasqua; nella valle di Negra: Guerrieri Rizzardi, Cantina Valpolicella Negrar; nella Valpantena: Bertani; nella valle orientali: Roccolo Grassi, Massimago 1883, Ca’ Rugate, Monte Zovo. Fuori “Anteprima” ottime le etichette di Allegrini, Speri, Masi, Tommaso Bussola, Zenato, Tommasi, Tenuta Sant’Antonio, Tedeschi Marion, Garbole.

Il profilo enologico dell’Amarone 2008: “Amaroni di eleganza e suadente armonia aromatica”
La vendemmia 2008 rappresenta finalmente il ritorno alla normalità del calendario vegetativo: dopo alcuni anni caratterizzati da ondate di calore e maturazioni talvolta fortemente anticipate, quest’anno le uve sono state raccolte in perfetta media a partire da fine settembre. L’inverno è decorso con temperature miti e giuste precipitazioni che hanno permesso un buon germoglia mento ed una regolare cacciata. L’inizio di stagione invece non è stato certamente facile caratterizzato da una piovosità abbondante ed elevate umidità atmosferiche tra aprile e giugno con di attacchi di peronospora che hanno messo a dura prova la professionalità dei viticoltori .Si sono inoltre verificati circoscritti episodi grandiniferi di scarsa entità che non hanno causato però problemi ne qualitativi ne quantitativi. I mesi di settembre ed ottobre sono invece decorsi nel migliore dei modi con giornate calde senza piogge e con escursioni di tutto rilievo favorendo un recupero della componente fenolica ed un’ ottima sintesi aromatica.
La vendemmia 2008
La raccolta è iniziata per le uve da Amarone il 22 settembre in perfetta media storica e grazie all’andamento stagionale fresco ed asciutto le uve hanno potuto affrontare il periodo critico della raccolta in condizioni ideali. Il valore degli zuccheri alla maturazione è risultato meno deciso sul 2007, ma superiore alla media ed in linea con il 2006. L’estate fresca ha conservato integro il livello acidico delle uve, notevolmente superiore al 2007 e vicino alla media storica come è stato il 2006. Il valore del ph è risultato più basso rispetto alla media garantendo così nei vini tonalità più vivaci , un’ottima estraibilità degli antociani e maggiore longevità nei vini. Anche nella vendemmia 2008 si evidenzia l’effetto vitigno favorendo la Corvina rispetto alla Rondinella ed al Corvinone, grazie ad un maggior accumulo di zuccheri ed una maggior acidità totale.
L’appassimento delle uve
Il periodo di appassimento si è condotto in condizioni ottimali nel primo mese , che risulta essere anche il più critico per la sanità finale , mentre novembre e dicembre si sono svolti con alcuni giorni di alta umidità e pioggia richiedendo l’intervento del condizionamento assistito nei fruttai . Attenzione , cura ed il supporto controllato della tecnologia hanno permesso di completare l’appassimento in condizioni di ottima sanità delle uve . La buccia più sottile ha premesso un’elevata velocità di traspirazione con elevate concentrazioni zuccherine e gli elevati contenuti di glicerina rilevati nei vini sono l’indicatore di un significativo attacco di botrytis nobile sulle uve che ha conferito ai vini maggior morbidezza e complessità gustativa.
Pigiatura e fermentazione delle uve e affinamento dell’Amarone
La pigiatura delle uve per Amarone è iniziata mediamente dal 15 Dicembre, mentre per l’ottenimento del Recioto le uve si sono appassite sino a gennaio inoltrato. Le fermentazioni si sono condotte con regolarità grazie ad una buona dotazione azotata che l’annata più fresca ha garantito; l’elevata estraibilità degli antociani e la maturità dei tannini dei vinaccioli hanno richiesto fermentazioni più brevi ed intense. Già al termine delle fermentazioni si sono evidenziati Amaroni con una componente fenolica non troppo accentuata, ma grazie ad un ph più basso,con tonalità più vivaci ed una componete aromatica più spiccata. L’affinamento in legno ha accentuato le caratteristiche positive degli amaroni di questa annata conservando freschezza , eleganza , ed elevata aromaticità.
Quadro analitico e organolettico
Gli Amaroni della vendemmia 2008 sono stati analizzati per singola vallata da un panel di esperti enologi alla ricerca di un comune denominatore dell’annata che caratterizzi e differenzi fra loro le singole specificità. Pur in un quadro analitico molto vario e caratterizzato da espressioni stilistiche diverse, gli Amaroni degustati hanno espresso appieno l’originalità e la riconoscibilità dei diversi terroir viticoli della Valpolicella. Gli Amaroni della vallate di Cazzano, Illasi e Mezzane manifestano un profilo gustativo agile e una ricchezza olfattiva fatta di ciliegia fragrante e spezie dolci. La Valpantena eccelle per l’eleganza negli aromi floreali e a tratti balsamici. e per una struttura longilinea. In Valpolicella Classica le vallate più occidentali, ossia San Ambrogio, San Pietro in Cariano e Fumane si distinguono per un approccio gustativo più austero con note aromatiche che accanto alla classica ciliegia croccante rivelano sfumature di erbe aromatiche e spezie, con una struttura leggermente più potente e potenzialmente longeva per Fumane. La vallata di Marano si caratterizza non solo per il richiamo a note di marasca ma soprattutto per la finezza di sfumature balsamiche e d’erbe mediterranee e per un vibrante profilo gustativo di incisiva sapidità mentre la vallata di Negrar si esalta per il calore espresso, la maturità del frutto e la dolcezza dei tannini. Gli Amaroni 2008 hanno evidenziato, in un’annata da seguire sotto l’aspetto viticolo, una maturità stilistica dei produttori fatta di una ricercata piacevolezza ed eleganza in diverse interpretazioni eleggendo un unico e riconosciuto protagonista: il territorio. (a cura dell’enologo Daniele Accordini)

Il ritratto - Valpolicella, contea di storia e di cultura
Le origini: a metà cammino tra la Pianura Padana e le Alpi, la Valpolicella è costituita da un ventaglio di vallate che si aprono sul fiume Adige. Nelle stazioni preistoriche più antiche - risalenti al Paleolitico inferiore e medio, vale a dire tra i 100 e 300 mila anni fa - sono state rinvenute tracce dell’homo sapiens.
In epoca romana, la valle apparteneva alla Transpadana, decima regione d’Italia amministrata da un proconsole fino all’età di Augusto, ed era abitata dagli Arusnati: popolazione organizzata in una circoscrizione territoriale, il pagus Arusnatium, che aveva il proprio centro a San Giorgio e comprendeva Fumane, Mazzurega, Cavalo, Sant’Ambrogio, Gargagnago, Volargne, Ponton e Pescantina.
Se molto poco si conosce delle origini di questo popolo (per alcuni di provenienza etrusca, per altri gallo-celtica oppure retica), certo è invece il legame con la produzione vinicola, come attestato dal ritrovamento di vasi e ciotole, patere e anfore: oggetti d’uso quotidiano destinati a contenere non soltanto olio, ma anche vino. Dall’alto medioevo all’età comunale, le zone del contado veronese - favorevoli idonee a colture specialistiche quali appunto la vite (presente dal nono IX secolo) e l’ulivo - erano privilegiate per l’insediamento umano, di cui si trovava riscontro nella presenza di numerosi villaggi e castelli. Il primo fu quello di Castelrotto, antico Castrum Rotarii. Poi vennero Monteclo, San Giorgio, Fumane, Marano, Arbizzano, Negrar, Prun, San Vito; Novare, Capavo, Mazzano, Fane e Roselle.
Prima dell’età comunale e moderna, il territorio della Valpolicella si divideva nelle valli Provinianensis e Veriacus: due aree ben distinte e riunite, a metà del XII secolo, in un distretto unico. Compare allora per la prima volta il toponimo Valpolicella, sulla cui origine esistono differenti ipotesi: deriverebbe da “Val Polesèla” indicato in un documento del Barbarossa; da “Valle Policella”, ovvero beata, per l’umanista Guarino Veronese; dal greco poli (molto) e dal latino cella (cantina) secondo l’Asquini, perché nota per i suoi vini; da pullus (pollone) per indicare i cumuli di sabbia o ghiaia lungo i fiumi della pianura.
Dai castelli alle ville patrizie: nel 1311 la Valpolicella divenne feudo, importante dal punto di vista politico e strategico per la vicinanza col Trentino, concesso dall’imperatore Arrigo II a Federico della Scala. Caduti gli Scaligeri nel 1387, il territorio è stato prima vicariato dei Visconti per passare poi, fino alla metà del Settecento, sotto il governo della Serenissima Repubblica di Venezia.
Grazie anche alla fiorente produzione di vino, a partire dal Trecento, nella zona iniziarono a sorgere le prime residenze patrizie: luoghi di incontro ideali per uomini d’arte e cultura, poeti, umanisti e letterati.
Per due secoli Villa Serego-Alighieri, a Gargagnago, fu abitata per esempio dai discendenti del sommo poeta Dante, che durante il suo soggiorno veronese ebbe probabilmente modo di visitare la vallata e di trovare passeggiando tra le sue terre ispirazione per i suoi poemi. Altri esempi di architettura sono Villa Nichesola a Ponton, con le sale affrescate da Paolo Farinati; Villa Serego a Santa Sofia di Pedemonte, testimonianza tangibile della presenza di Andrea Palladio in Valpolicella; Villa della Torre a Fumane, con le sue sorprendenti narrazioni zoomorfiche e antropomorfiche nelle decorazioni dei camini a mascherone. Nelle stanze di Villa Del Bene a Volargne, una preziosa testimonianza del Rinascimento in Veneto, operarono illustri personalità artistiche: Domenico Brusasorzi, Gian Francesco e Domenico Caroto, oltre che Bernardino India. Ci sono poi Villa Giona, a Cengia di Negarine, e Villa Acquistapace a San Pietro In Cariano. Tra le dimore erette nel Seicento, è da ricordare Villa Saibante a San Pietro In Cariano, con la fastosità degli affreschi firmati dall’artista Paolo Ligozzi, frescante particolarmente attivo nella zona.
Il connubio vino e territorio: la caduta della Repubblica Veneta, segnata dall’arrivo di Napoleone, ha segnato l’inizio a un ventennio travagliato per la Valpolicella, che divenne distretto della provincia veronese con capoluogo a San Pietro In Cariano.
Malgrado l’immobilismo politico che precede e segue l’Unità d’Italia, il progresso scientifico continua a trovare terreno fertile nel settore enologico: con la nascita della Società enologica veronese, nel 1872, nella valle sorgono numerose piccole “cantine sociali” e si formano alcune cooperative a Fumane e Sant’Ambrogio. Migliora la produzione e, di pari passo, la qualità dei vini, che continuano a essere celebrati e decantati nei versi dei poeti, anche nel XIX secolo: Vittorio Betteloni, nella sua Ode al vino, ha annotato considerazioni sulle viti e sulla raccolta dell’uva. Berto Barbarani, entusiasta promotore dei vini veronesi, ha messo in rima i segreti della preparazione del Recioto, da lui considerato nettare delizioso a bere dopo il Natale, quando il “Recioto” è ancora bambino come il nostro buon Gesù ...
La Valpolicella e i suoi vini: i vini della Valpolicella sono caratterizzati dall’uso di varietà autoctone dal territorio. La base ampelografia è data prevalentemente dalla Corvina, dal Corvinone e dalla Rondinella, oltre che da altre varietà autoctone minori. La Corvina è la varietà più importante fra gli uvaggi del vino Valpolicella, grazie alle sue caratteristiche tecnologiche nella fase di vinificazione e alle proprietà fenoliche che conferiscono struttura e corpo al vino. Le uve alla vendemmia presentano un livello zuccherino nella media e un’acidità totale variabile in ragione dell’andamento climatico della stagione vendemmiale, ma comunque sempre sufficiente a dare grande freschezza al vino. I vini prodotti, a seconda della zona di produzione, sono mediamente alcolici, ben strutturati e con un quadro polifenolico interessante. Se la Rondinella risulta particolarmente importante per l’apporto di colore che riesce ad assicurare al vino, la Corvina e il Corvinone, ricchi di polifenoli conferiscono la struttura e la longevità ai vini.
Il Valpolicella dell’annata, giovane, è perciò un vino fine dal colore rosso-rubino, dal profumo vinoso, sottile, con toni di ciliegia e rosa, dal sapore fresco, secco o alquanto morbido, piacevolmente tannico, amarognolo e vivace. Il tipo Superiore, proveniente da uve scelte di idonee posizioni, deve avere un affinamento minimo di un anno così da potersi presentare con il caratteristico colore rubino con alcune note granate; il profumo è lievemente etereo e di vaniglia; il sapore affinato, armonico, secco e vellutato. Il Valpolicella Ripasso Doc è ottenuto dal contatto del Valpolicella base sulle vinacce residue dell’Amarone per circa 15/20 giorni. Esso risulta caratterizzato da una maggior struttura e longevità rispetto al Valpolicella base, da una maggiore alcolicità, da un’acidità più moderata che conferisce una maggior rotondità, un più elevato valore in estratti e in sostanze fenoliche e quindi una grande capacità di conservazione. Di colore rubino con riflessi granati, questo vino offre un profumo lievemente etereo e di frutta rosa con note di vaniglia; un sapore fine, armonico, secco e vellutato. Per le sue caratteristiche di piacevolezza, può accompagnare primi piatti invernali, secondi piatti, salumi e formaggi di media stagionatura. L’Amarone è ottenuto dall’appassimento delle uve conservate in fruttaio per 100/120 giorni, dove si concentrano gli zuccheri e si producono nobili sostanze glicerinose, successivamente alla fermentazione alcolica si ottiene un vino di grande alcolicità e struttura che classifica l’Amarone fra i grandi vini rossi italiani da lungo affinamento. Di colore rosso rubino molto intenso con note granate, il profumo di questo vino ricorda le frutta passita, il tabacco e le spezie, anche grazie alle muffe nobili createsi nel corso dell’appassimento. Il sapore è molto intenso, con evidenti note di frutta passita, asciutto ma di molta morbidezza, con corpo pieno, caldo-corroborante e vigoroso; la personalità è forte e il vino può superare i vent’anni di conservazione. Per queste sue caratteristiche l’Amarone può accompagnare secondi piatti di carne, selvaggina, formaggi stagionati, ma anche essere degustato da solo come vino da meditazione.
Dopo l’appassimento delle uve conservate in fruttaio per 100/120 giorni al fine di arrivare ad una grande concentrazione zuccherina, l’arresto della fermentazione alcolica conserva elevate quantità di zuccheri che fanno del Recioto della Valpolicella un ottimo vino da dessert. Il suo colore è rosso rubino intenso, scuro, a volte impenetrabile, con un profumo deciso di frutta passita e ciliegie sotto spirito, che prosegue armonicamente nel sapore dolce, pieno morbido, sostenuto da una buona acidità totale e persistente. Questo vino è particolarmente adatto ad accompagnare dessert e formaggi erborinati.
Il sistema e le cifre della Valpolicella: una doc in equilibrio tra produzione, qualità e mercato, con potenzialità ancora inespresse. Questa è la Valpolicella, una denominazione che ha saputo nell’ultimo decennio passare attraverso cambiamenti strutturali e di mercato aumentando il proprio prestigio internazionale e garantendo alla propria filiera buoni margini di redditività.
Molta parte del successo della denominazione è insita nella sua storia produttiva, fortemente legata ai suoi vitigni autoctoni che danno un’impronta inconfondibile e inimitabile a tutte le tipologie di vino previste dal disciplinare: “Valpolicella” (designabile anche con i riferimenti “classico” e “Valpantena” e con la specificazione “superiore”); “Valpolicella Ripasso”; “Recioto della Valpolicella” e “Recioto della Valpolicella” spumante (anche “classico” e “Valpantena”); “Amarone della Valpolicella” (designabile anche con i riferimenti “classico” e “Valpantena” e con la specificazione “riserva”). Nel caso dell’Amarone e del Recioto, poi, l’originale sistema di produzione si rifà a una tradizione che rende questi due vini unici nel panorama enologico mondiale, tanto che il Consorzio Vini Valpolicella ha chiesto e ottenuto una loro ulteriore tutela e valorizzazione, con l’introduzione nel disciplinare di produzione, a partire dalla vendemmia 2010, della denominazione di origine controllata e garantita (Docg).
Varietà di offerta e storia non bastano però a spiegare da sole l’affermazione della doc Valpolicella, soprattutto alla luce della difficile situazione dell’economia degli ultimi anni. I consumatori, non solo quelli italiani, hanno premiato anche il grande lavoro fatto da tutta la filiera, che ha permesso di migliorare la qualità dei vini Valpolicella. La gamma contemplata dalla Doc copre tutte le esigenze di consumo, da quello quotidiano a quello più impegnativo e raffinato di un pasto importante, accompagnando anche il dessert, sempre a costi in linea con il reale valore della bottiglia.
Questi risultati sono stati resi possibili grazie alla sostanziale coesione della filiera, che si caratterizza per la molteplicità dei suoi attori. La doc Valpolicella si estende lungo tutta la fascia pedemontana della provincia di Verona, interessando 19 comuni e 30.000 km quadrati. Gli ettari iscritti all’albo sono 6.541, con un potenziale produttivo di 800.000 quintali di uva.
Le varietà prevalenti sono la Corvina (58% delle superfici vitate), la Rondinella (23%), il Corvinone (10%) (la Molinara 3%, e altre varietà 5%). Le aziende viticole del comprensorio sono circa 4.200 per la maggior parte a conduzione familiare, di queste circa il 30% conferiscono a privati, mentre un 40% sono soci delle 7 cooperative esistenti sul territorio. I fruttai per l’appassimento delle uve destinate ad Amarone e Recioto sono 449.
130 sono le aziende vitivinicole integrate, mentre 6 sono gli stabilimenti enologici privati che trasformano l’uva acquistata. Il 50% delle uve viene trasformato dalle cooperative, il 25% dalle aziende che le producono e solo il 25% viene venduto sul mercato. Complessivamente gli imbottigliatori sono 272.
Il 43% delle aziende che produce vino è nella fascia sotto i 500 hl, il 13% in quella tra 500 e 1.000 hl, il 24% tra 1.000 e 10.000 hl, mentre solo il 6% supera i 100.000 hl lavorati l’anno. Dal punto di vista strutturale, le aziende con superficie inferiore a 10 ha rappresentano il 39% del totale, come pure quella tra 10 e 50 ettari.
Il 75% delle aziende si colloca nella zona “classica”, ma le bottiglie sono equamente ripartite fra zona classica e doc. Per effetto del crescente interesse di mercato, negli ultimi anni si è assistito a un incremento della produzione di Amarone, che dal 2006 al 2010 è aumentata del 50%. Nello stesso periodo anche il Valpolicella Ripasso ha visto aumentare le quantità prodotte che dal 2007 (primo anno di riconoscimento di questa tipologia) ad oggi si sono quasi triplicate. Di conseguenza, dal 2006 è diminuita proporzionalmente la quota di Valpolicella. In crescita il Recioto, unico vino passito rosso italiano, che registra un piccolo ma costante incremento , anche se la necessità di uve particolarmente sane per l’appassimento rende la produzione di questo vino suscettibile di variazioni anche ampie da un anno all’altro.
Nonostante il trend positivo, il mercato ha ancora margini di miglioramento. Lo dimostra il fatto che le uve Valpolicella sono ancora molto remunerative e il loro prezzo si mantiene costante ormai da diversi anni; lo stesso vale per i vini e ciò fa della Valpolicella un’eccezione positiva rispetto all’andamento negativo registrato dalla maggioranza dei vini italiani. Questo andamento mantiene la redditività per ettaro e le quotazioni dei terreni vitati tra le più elevate in Italia.
La spinta verso il mercato ha però trovato un giusto limite nelle scelte del Consorzio, condivise dagli associati, di ridurre dal 65 al 50%, a partire dal 2010, la quota di uve destinata all’appassimento per Amarone e il blocco per tre anni delle iscrizioni all’albo dei vigneti Valpolicella.
Questo non toglie prospettive al mercato, anzi. La sfida che ora si apre è altissima: far crescere l’immagine e il prestigio della denominazione. In questo molta parte dovrà avere la qualità, che non potrà essere solo quella del vino ma quella di un territorio forte, fatto di viti, lavoro, creatività, saperi e sapori e uomini. Fondamentali per raggiungere questi obiettivi saranno poi la lealtà e il senso di solidarietà ed appartenenza che le aziende sapranno dimostrare verso la denominazione. Si tratta di un insieme di elementi naturali e spirituali che permetteranno di costruire una nuova etica della denominazione Valpolicella doc.

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