I collezionisti di vini pregiati stanno accaparrandosi quasi per intero la produzione di Porto del millesimo 2011, considerata di pari grandezza alla mitica annata ’63, rinomata per la sua capacità di invecchiamento (e quindi di valore futuro da spendersi alle aste). Su questa scelta pesa anche, evidentemente, la volontà di comprare vini a costi inferiori degli ormai “consueti” 5.000 dollari a casa che occorrono per uno Château bordolese.
Segnali in questo senso arrivano anche dalle aste che riprenderanno la loro piena attività dopo la pausa estiva. Due casi, tanto per fare degli esempi: due casse di Porto Dow 1963 e 12 bottiglie di Graham 1977 andranno in vendita da Christie a Londra il mese prossimo, con una stima di 1.000 sterline nel primo caso e di più di 600 sterline nel secondo.
Una specie di svolta che indica anche che il mercato dei fine wines è alla ricerca di qualcosa di diverso. Nel caso specifico del Porto, poi, va evidenziato anche un miglioramento, in atto almeno negli ultimi venti anni, nella coltivazione e nella tecnica di vinificazione di questo particolare vino che ha decisamente aumentato l’offerta di uva con il potenziale per la produzione di Porto Vintage di qualità.
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