“Il mercato del lusso crescerà: i 380 milioni di consumatori del lusso che spendono oggi 730 miliardi di euro, diventeranno 440 milioni nel 2020, con una spesa complessiva che raggiungerà gli 880 miliardi di euro grazie a un consumatore più consapevole”. A dirlo la ricerca “True Luxury Global Consumer Insight” presentata da Fondazione Altagamma che conta, tra gli altri, anche alcune griffe enoiche: da Allegrini a Ferrari (Fratelli Lunelli), da Ornellaia a Biondi Santi, da Ca’ del Bosco a Luce della Vite, fino a Masi Agricola.
I Paesi maggiormente coinvolti saranno gli Stati Uniti, che si confermano un’area importante per il comparto, seguiti da Cina, Europa e Middle East. Gli stessi Paesi che risultano i maggiori importatori di bottiglie di lusso, che vengono comprate non solo come status symbol, ma che vengono anche tenute in cantina dai molti wine collectors come vero e proprio capitale.
Ma come fa un’azienda di vino a diventare un brand del lusso riconosciuto ed apprezzato nel mondo? Lo abbiamo chiesto a Camilla Lunelli della storica cantina trentina Ferrari e Marilisa Allegrini, la griffe dell’Amarone. “Credo che la percezione di un’etichetta abbia a che fare con una somma di fattori - racconta Camilla Lunelli - ed il più concreto è sicuramente il prezzo, il primo elemento distintivo e di aggregazione, ma non è certo l’unico indicatore, e neanche il più importante. L’aspetto emozionale è quello fondamentale, anche se impossibile da quantificare, senza dimenticare l’importanza del contesto, altro fattore basilare: per essere percepiti come vino di alto livello, bisogna che gli opinion leader del settore siano a primi a riconoscerlo, dai sommelier ai ristoratori, che scelgono o meno un determinato vino. Un ultimo indicatore importante - conclude Camilla Lunelli - è rappresentato proprio dalle associazioni, che riuniscono marchi del vino che condividono un insieme di valori simile”. Per Marilisa Allegrini, il cammino è molto lungo, perché “non si diventa un brand appetibile a livello globale, in un mercato come quello del lusso, dalla sera alla mattina. Come nella moda, è una lunga trafila, che va dalla conquista dei mercati al riconoscimento della stampa, e per arrivarci ci vuole alle spalle una storia solida”. Anche perché, quando si parla di vino, non basta certo un buon lavoro di marketing, tutt’altro, “c’è bisogni di rimboccarsi le maniche, perché i grandi marchi del vino nascono dalla concretezza e dalla tangibilità dei propri vigneti e delle proprie cantine. Questo essere un qualcosa di estremamente vero - conclude Marilisa Allegrini - fa sì che la qualità, in questo percorso, sia assolutamente imprescindibile, è da lì che passa il riconoscimento della stampa e degli opinion leader, ed è su quello che si basano le politiche di prezzo”.
La crescita del mercato del lusso, però, sarà diversa rispetto a quella della decade scorsa, come spiega Altagamma. Se in passato il retail è stato il motore determinante, ora la crescita sarà organica, cioè a parità di negozi. Il compratore sarà infatti più consapevole, più vicino ai valori intrinseci dei prodotti e attento alla loro provenienza, anche perché è informato e sempre immerso nel mercato digitale, dal quale trae le informazioni che gli servono per fare le proprie scelte. Considerazioni che si riflettono anche sul mondo del vino. La maggiore informazione sui prodotti immessi sul mercato allarga la lista dell’acquirente sui beni di lusso, che, oltre ad acquistare bottiglie di aziende blasonate, cercherà di investire soldi in aziende che producono vini adatti all’invecchiamento che acquistano valore col tempo.
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