02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

I GIORNALISTI PAOLO MASSOBRIO E MARCO GATTI FIRMANO LA GUIDA “L’ASCOLTO DEL VINO”: BASTA CON LE SOLITE CLASSIFICHE, IN ITALIA ORMAI LA QUALITA’ E’ DIFFUSA

Una nuova guida del bere bene firmata Paolo Massobrio e Marco Gatti: con 358 pagine a colori e una grafica nuova esce l'edizione n. 2 de “L’Ascolto del Vino”. Il libro si rivolge a tre filoni di lettori: l’appassionato che decide di farsi accompagnare alla scoperta del vino e comincia a leggere questo manuale per il piacere di comprendere di che si tratta; i tanti amici che in Italia, invitati dai Club di Papillon, svolgeranno dei corsi di introduzione al vino; gli studenti e gli insegnanti delle scuole alberghiere italiane perché l’interesse al vino li avvicini a un metodo di approccio, a un prodotto e anche a un’unità di misura del gusto.
Dopo le premesse generali, la prima parte del libro si dipana nel racconto dell’Ascolto del vino (la degustazione, gli abbinamenti cibo e vino, la conservazione, il bon ton, la storia del vino) e termina con l’intervista ai 20 personaggi che rappresentano il variegato settore del gusto, dell’alimentazione e della vitivinicoltura (Giorgio Calabrese, Umberto Caselli, Moreno Cedroni, Pasquale Forte, Josko Gravner, Tony Hendra, Donato Lanati, Giovanni Longo, Giuseppe Martelli, Iginio Massari, Giuseppe Meregalli, Massimo Montanari, Jonathan Nossiter, Antonio Santini, Fabio Scarpitti, Attilio Scienza, Piero Solci, Marco Trimani, Giuseppe Vaccarini).
Nella seconda parte, “L’Ascolto del Vino” diventa una vera e propria guida con l’esito dei 500 migliori assaggi di Gatti e Massobrio: sono i Top Hundred assegnati per un lustro a 100 vini. Ne scaturisce, anche dai commenti degli autori ai vini e alle cantine e dunque ai 12 “padri del vino italiano”, un incontro a 360° con la migliore qualità vitivinicola del nostro Paese.
“E’ il vanto della nostra guida - dicono Paolo Massobrio e Marco Gatti - che vuole mettere in luce quale sia il reale concetto di “grande vino”. Il “grande” vino per noi non coincide con la griffe, con la tecnica internazionale e con una certa omologazione dei gusti verso l’alto che a nostro avviso ha fatto il suo tempo. Il “grande vino” è quello che si beve, con piacere e con voluttà, che si abbina alla cucina di un territorio, che accompagna volentieri l’intero pasto e che può tornare ad essere il vino quotidiano”.
Niente piedistalli irraggiungibili, dunque, niente intellettualismi. E’ grande un vino come la Bonarda (e la guida ne premia tante), come un Lambrusco o una Barbera.
“Il nostro è un contributo per uscire dalle solite classifiche conosciute e per dire che in Italia c’è vino per tutti - continuano Gatti e Massobrio - anche perché in questi anni c’è stata una rivoluzione che ha toccato le piccole aziende come le cantine sociali, le griffe affermate come i giovani che si sono affacciati al settore per la prima volta. Solo una subdola operazione di marketing può tacere questa qualità diffusa. Allora - affermano i due critici con il Papillon - il vino deve scendere dal piedistallo costoso dove lo hanno collocato svariati interessi e tornare a farsi conoscere nella sua straordinaria versatilità e qualità”. L’Ascolto del vino è stato scritto per questo.
E il giornalista Paolo Massobrio in questi giorni ha preso anche una netta posizione anti-trucioli, pronunciandosi contro un metodo di vinificazione che rischia di compromettere la qualità italiana: "i trucioli nel vino sono solo un escamotage per abbassare sempre più i costi di un prodotto che mira alla standardizzazione. Non è questione di essere liberisti o meno, non è questione di proibire - afferma Massobrio - ma di dire la verità e di difendere il valore qualitativo complessivo del vino italiano che ha sfondato nel mondo con l'immagine dei suoi prodotti autoctoni".
Massobrio sottolinea l'importanza del rispetto del consumatore: "come può essere accettabile, anche solo concettualmente, che ci possa essere un vino, ad insaputa della gente, che imita l'invecchiamento della barrique?".
Violenta la polemica nei confronti del mondo industriale, poiché "il peggior vino contadino - conclude - è pur sempre migliore del miglior vino di industria".

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli