Bianchi e bollicine nella Loira, in Champagne, in Alsazia, in Austria ed in Germania, grandi rossi in Langudeoc, Spagna ed Italia, una linea immaginaria in mezzo, quella del 45° parallelo, a marcare l’equidistanza dal Polo Nord e dall’Equatore, latitudine ideale per tutti i grandi vini del mondo. Non è una teoria campata in aria, tutt’altro, “è uno spartiacque tra il troppo freddo al Nord ed il troppo caldo al Sud”, spiega Olivier Bernard, proprietario di Domaine de Chevalier. “Il 45° parallelo è la latitudine ideale per i grandi vini del mondo: è nella fascia che va dal 40° al 50° parallelo che si incrociano la freschezza lunare del Nord e il calore solare del Sud”, continua Bernard. Messa così, Bordeaux non sarebbe il luogo ideale per il vino perfetto, “troppo a nord per i vini rossi, e troppo a sud per i vini bianchi”, dice il proprietario di Chevalier.
“Ma questo non vuol dire che produrre a Bordeaux sia sbagliato, al contrario: Bordeaux ha costruito la sua reputazione su vini che hanno tutto, senza eccedere sotto nessun aspetto, in luoghi ben precisi, che ne garantiscano regolarità ed uniformità, condizioni che si trovano più nelle fasce estreme che a ridosso del 45° parallelo, dove oggi c’è il clima migliore per assicurare diversità e carattere ai nostri millesimi”.
Tutto questo, però, come si legge anche nel libro che Bernard ha scritto a quattro mani con il giornalista e scrittore Thierry Dussard, “La Magie du 45e Parallèle : Latitude Idéale des Grands Vins du Monde”, non vuol dire che si possa fare vino solo a queste latitudini, considerate comunque uniche e perfette per tante buone ragioni, ma certo, “chi si trovasse a produrre vino in Inghilterra, o al Sud, dovrà lavorare con molta più cura ed attenzione per fare un grande vino”.
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