Sequestro, oggi, a Tregnago (in zona di produzione del vino Valpolicella Doc, dell’Amarone della Valpolicella e del Recioto Doc, ndr), da parte dei Carabinieri del Nas di Padova di 800 quintali di uva rossa, acquistata da aziende non appartenenti al territorio della Valpolicella, destinate, senza averne i requisiti previsti dai disciplinari di produzione, all’appassimento per falso Recioto e Amarone e 35.000 litri di vino che stavano per divenire Valpolicella doc.
Il Consorzio Tutela Vino Valpolicella precisa, in una nota, che “l’imprenditore agricolo accusato di frode in commercio non è annoverato tra i soci e, in quanto tale, al di fuori del circuito di informazione e formazione che il Consorzio attua con i propri associati sulle politiche di qualità della denominazione. A questo proposito, il Consorzio era a conoscenza dell’attenzione di cui il medesimo era oggetto da parte dell’ente di controllo Siquria spa”. “Interventi come quello odierno effettuato dai Nas su input del nostro ente di controllo Siquria spa - afferma il presidente del Consorzio della Valpolicella, Christian Marchesini - sono necessari e assolutamente in linea con le politiche del Consorzio di tutela del consumatore e dei propri associati. Paradossalmente, molti dei problemi legati alla contraffazione della denominazione Valpolicella sono figli proprio della qualità e dell’eccellenza espresse da questo territorio, che spinge anche chi non ne ha diritto a cercare di entrarvi illecitamente. Mai come in questo caso risulta evidente che l’attività di controllo in vigneto e in fruttaio effettuata dall’ente preposto è indispensabile e di supporto alle azioni istituzionali di promozione, valorizzazione e tutela delle denominazioni protette portate avanti dal Consorzio nel proprio ruolo”.
Marilisa Allegrini, presidente delle “Famiglie dell’Amarone d’Arte” (il club delle migliori aziende della Valpolicella: da Allegrini a Masi, da Speri a Tedeschi, a Zenato, ndr), ha ringraziato “i Nas di Padova e gli esperti di Siquria SpA che hanno sventato una frode ai danni dei consumatori e dei veri produttori di vino della Valpolicella. Per questo va il nostro plauso agli organismi di controllo, in un periodo in cui le logiche di massificazione di un prodotto unico al mondo possono anche portare a degenerazioni e truffe come quella di oggi”. “Sebbene il caso sia isolato e il quantitativo minimo, benchè da condannare, occorre oggi più che mai tenere alta - ha proseguito Allegrini - la guardia a difesa di un patrimonio di Verona e del Paese intero. Quanto accaduto è l’esatto contrario rispetto ai valori secolari custoditi dai produttori onesti e dai rappresentanti delle Famiglie dell’Amarone, che da tempo denunciano una controproducente e soffusa tendenza verso politiche al ribasso, nel prezzo e nella qualità, del prodotto di punta della Valpolicella”. “Occorre ribadire - ha concluso Allegrini - che l’Amarone non può essere in alcun modo un vino a buon mercato, in quanto esige scelte di vigneto e di uva e una qualità senza compromessi e fraintendimenti, a partire dai costi di mantenimento dei vigneti sino al calo ponderale della produzione, ai costi di lavorazione, e tanto altro”.
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