Come ricorda spesso, tra gli altri, il professor Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura ed enologia a livello mondiale, “il mondo del vino ha bisogno di nuove vie di narrazione”. E tra queste, sicuramente, una delle più affascinati è quella del recupero degli antichi vitigni. Una strada che hanno già percorso in tanti, da Caprai a Montefalco e Feudi di San Gregorio in Irpinia, con il recupero dei “patriarchi”, a Mastroberardino con il vigneto tra le mura di Pompei, fino a Bisol, con la Dorona, a Venissa (Venezia), e altri. E ora, su questa scia, arriva anche il progetto di Ruggeri (www.ruggeri.it), uno dei marchi più apprezzati del Prosecco, che ha appena messo a dimora le barbatelle innestate col legno prelevato dalle vecchie viti di Valdobbiadene. “È il punto di arrivo di un progetto nato in collaborazione con il Consorzio di Tutela Prosecco Conegliano Valdobbiadene e con Veneto Agricoltura - spiegano dall’azienda - mettendo a frutto le nostre osservazioni sul campo, i molti anni di esperienza in vigneto e in cantina, abbiamo selezionato 57 Prosecche, 3 Perere, 3 Bianchette e 6 Verdise: tutte piante con oltre 100 anni di età, veri monumenti vegetali, venerabili patriarchi che ancora, ogni anno, producono splendidi grappoli dorati”. Per ogni biotipo sono state piantate 3 viti, con gemme innestate su piede americano, creando così una piccola collezione, un vigneto museale per preservare, nel tempo il grande patrimonio genetico delle colline di Valdobbiadene. “Anche al di là di più ampie considerazioni etiche - aggiungono da Ruggeri - è evidente che salvaguardare la biodiversità è di fondamentale importanza per contrastare la crescente omologazione dovuta al comune impiego di barbatelle fornite dai grandi vivai”.
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