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I VITICOLTORI SI APPELLANO ALLA REGIONE SICILIA: CHIESTI INTERVENTI PER ISTITUTO DELLA VITE CHE RISCHIA LA CHIUSURA

Italia
Un'immagine della Sicilia

Dito puntato contro la burocrazia e le scelte politiche della Regione Sicilia. I viticoltori dell’isola lanciano l'allarme da Menfi: l’Istituto Regionale della Vite e del Vino, indiscusso protagonista della rinascita dell’enologia siciliana, rischia di chiudere i battenti: “dal prossimo mese non ci saranno più i soldi per pagare i dipendenti - denuncia Franco Pisa, amministratore di Assovini - La situazione è più grottesca che tragica. Oggi l'Istituto non sa ancora se potrà partecipare al Salone del Vino di Torino, al Vinitaly di Verona e all’Expo di Bordeaux”.

Dal convegno “Inycon” di Menfi, organizzato dal Comune e dalla cantina Settesoli, inoltre, idee e commenti sul futuro del vino di Sicilia: il condirettore di “Gambero Rosso” Daniele Cernilli ha spiegato che “il futuro in Sicilia passa attraverso l'organizzazione aziendale e manageriale. Inoltre occorre impegno nella ricerca e nella attenzione al mercato, tenendo sempre presente il binomio qualità-prezzo”; Diego Planeta, presidente della Cantina Settesoli (2.300 soci oltre 30 milioni di euro di fatturato, tra le realtà più grandi a livello nazionale con i suoi 6.500 ettari), ha sottolineato “che fino agli anni Ottanta le sperimentazioni in Sicilia avvenivano solo sulle uve: siamo partiti dal baratro, ma oggi si fa ricerca anche sul vino e si ottengono risultati di grande qualità, nonostante la Regione resti immobile e impedisce, per mancanza di mezzi, che i mille dipendenti che si occupano di assistenza tecnica possano operare”; Giacomo Rallo (Donnafugata) ha comunicato che “per ottenere un contributo in Sicilia ci vuole un tempo superiore di quindici volte rispetto a quello impiegato dai produttori del Nord-Italia e degli altri paesi Unione Europea”.

Nonostante l’aumento della produzione di eccellenza, in Sicilia solo il 13% del vino finisce in bottiglia sui 8 milioni di ettolitri prodotti ogni anno. Salvatore Li Petri, direttore generale della Settesoli, ha insistito sul processo di qualità intrapreso in Sicilia: “nel 1990 - ha detto - la differenza tra i grappoli meno pregiati e quelli più pregiati che venivano conferiti alle Cantine Settesoli era di appena 30 lire al chilo; nel 2001, è stata di 1.500 lire. Questo è un esempio che testimonia i cambiamenti avvenuti nel settore”.

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