Identità di Vino di Paolo Marchi ... Da domani tutti a Verona per il Vinitaly, una fiera che aiuta il vino italiano a farsi conoscere e apprezzare da tutti nel mondo. Certo che leggere lunedì Angelo Gaja parlare di vino come fosse una droga pesante mi ha fatto strabuzzare gli occhi. E non perché non sia vero che il suo abuso crea dipendenza o non sia alla base di tanti incidenti stradali, ma perché è facile essere fraintesi, senza contare quanto sia pericolosa da maneggiare la parola abuso.
Qualsiasi abuso è negativo, altrimenti non sarebbe tale, in tutto il ragionamento di Gaja mi ha stupito l’assenza della considerazione più importante: che qualsiasi eccesso nasce nella testa. E’ lì che germoglia tutto, nel bene e nel male, e se uno non risolve il suo problema primario, qualsiasi educazione conta come il famoso due piche a briscola: nulla. Possiamo spendere le più belle parole di questo mondo, e Angelo sa di certo parlare bene, ma se tizio nella zucca, invece di una formica ha un termitaio, continuerà a distruggersi, e il vino sarà solo l'arma che ha scelto e certo non si rovinerà bevendo Gaja. Sai cosa fa a un disperato l’invito a bere meno per bere meglio? Zero virgola zero. Più che la predica, bisognerebbe domandargli cosa lo tormenta e se ne ha voglia aiutarlo. Ma questo è ben più difficile. E poi, se il vino è una droga, come il mascarpone può esserlo per un bulimico aggiungo io, lo si vieti invece di cercare nuove vie per un consumo consapevole. Il confine tra uso e abuso è labile e senza il primo, non si avrebbe mai il secondo, a parte la classica prima sbornia a sedici anni quando, in una sera, si passa da zero a due litri di vino (da due euro al litro).
E allora perché celebrare il Vinitaly come una festa, se il vino è una droga e Bacco un pusher? E chi entra più nella vigna del Signore se rischi di fare certi incontri.
Paolo Marchi
Una città, cinque vinitaly
Sappiamo tutti che, in realtà, a Verona i vinitaly (con la v minuscola) saranno non uno ma cinque. Sono sempre di più, infatti, le associazioni e i gruppi di vignaioli che non si riconoscono nell'«ortodossia» delle Fiere di Verona e che comunque si ritroveranno in meeting a poca distanza dalla città scaligera, più o meno negli stessi giorni.
L’1 e il 2 aprile, a Ca’ Scapin di San Maria di Zevio, Verona, debutta l’evento dell’accoppiata Renaissance Aoc-Velier, che assieme fanno 39 francesi, 24 italiani e produttori da altre 8 nazionalità. Ospite d’onore, il guru della biodinamica Nicolas Joly (foto). Con lui, e con la Renaissance Aoc, di cui è fondatore, i vignaioli e i vini distribuiti da Velier: nessuno è figlio di processi chimici in vigna o di utilizzo di lieviti selezionati. Finalmente assaggeremo i vini georgiani in anfora, oltre a quelli noti dell’«artigiano del gusto» Gabrio Bini, di cui torneremo a parlare presto. Ingresso a 10 euro.
Teobaldo Cappellano è invece il fondatore di Vini Veri, ensemble di 15 produttori che popoleranno Villa Boschi, a Isola della Scala, giovedì 29 e venerdì 30 marzo (ingresso 20 euro). Anche loro sono attentissimi a non cavalcare le mode e a imporre condizioni di vigna e cantina in certi casi più severe di quelle delle certificazioni.
Villa Favorita di Monticello di Fara sarà poi il teatro di VinNatur: 78 produttori, per metà italiani, anch’essi mossi da grande sensibilità etico-produttiva e attenti a «divulgare», domenica 1 e lunedì 2, «l’autentica cultura del terroir» (15 euro).
Hanno un padre illustre, infine, i ragazzi che brandiscono il forcone di Terre Ribelli/Critical Wine: fu Luigi Veronelli a instillare in loro una grande sensibilità su temi come «la rivoluzione dei consumi, l’agricoltura contadina, l’ecologia sociale». Saranno a Verona città, in Piazza Zagata il 30, 31 marzo e 1 aprile. www.criticalwine.org.
Eno-appuntamenti a volontà
Venendo al Vinitaly vero e proprio, naturalmente è fittissimo il calendario di degustazioni, verticali, anteprime. Con l’aiuto di Irene Chiari e Alessandro Regoli, deus ex machina dell’aggiornatissimo WineNews, ne abbiamo tratto una selezione.
La star del salone sarà indubbiamente Michel Rolland, eno-guru francese che manovra i fili di circa un centinaio di aziende vitivinicole sparse un po’ ovunque, dall’Italia alla Spagna, dall’Ungheria agli Stati Uniti. Proprio WineNews ha già intercettato il suo pensiero sugli eno-scenari che verranno: «Altro che estinzione del vino», ha anticipato agli enonauti, «tra un secolo si farà ovunque e in tutto il mondo». Troveremo Rolland, invitato da Lodovico Antinori, in Sala New Beetle (primo piano Padiglione 8/9) giovedì 29 dalle 15 alle 18 ad illustrare i vini della Tenuta di Biserno, di cui è consulente enologo.
Domenica 1 aprile, dalle 10.30 alle 13.30, c’è invece I vini che hanno cambiato l’Italia, evento con cui Gambero Rosso festeggia i suoi 20 anni. Un affresco del vino italiano attraverso la storia delle etichette «tri-bicchierate» di cantine che hanno fatto la storia d’Italia dal 1987 a oggi. L’evento è a pagamento e a numero chiuso. Sala Argento, piano interrato Palaexpo.
Come sempre ricca di spunti interessanti l’area Trendy oggi, big domani: banchi degustazione e presentazioni continue di vini prodotti da aziende emergenti, che oltretutto si segnalano per gli ottimi rapporti prezzo/qualità. Qualche esempio di cantina? Camporeale, Cascina Saria, Poggiopiano, Montagner. Tutti i giorni al nuovo pad. 7b. Info e lista completa delle aziende qui.
E siccome a Vinitaly parlare di vino è fondamentale ma non sufficiente, ecco il bel banco d’assaggio Grappa & C. Stratus Tasting allestito dall’Istituto nazionale grappa in galleria Castelvecchio, tra i padiglioni 2 e 3.
Anche la gola vuole la sua parte
Come ogni anno dal 1998, plotoni di eno-aficionados prenderanno d’assalto il Motorhome Food&Wine di Arnaldo Caprai, un truck rimorchio di 16 metri x 5 che poi è un ristorante stiloso da 40 coperti con cucina, posate d’argento, biancheria fine e parquet. Quest’anno ai fornelli ci saranno, in giorni diversi, Marco Cavallucci del ristorante La Frasca di Castrocaro Terme (Fc), Karl Baumgartner dello Schöneck di Falzes (Bz), Valeria Piccini del Caino di Montemerano (Gr) e Luisa Scolastra del Villa Roncalli di Foligno (Pg). Area Cittadella Gastronomica, accanto al Padiglione 7. Dal 29 marzo al 2 aprile, dalle 12.30 alle 15, Jeunes Restaurateurs d'Europe-Italia e Horeca Magazine, ospitano fino a 200 persone in un locale con cucina a vista. Giovani (e già illustri) gli chef che metteranno in tavola a pranzo prelibatezze in serie, sapientemente aiutate da bollicine Berlucchi, olio extravergine d’oliva Rallo e caffè Vergnano. Giovedì, per dire, le prime tre pietanze saranno firmate nell’ordine dai cuochi Andrea Tonola, Paolo Bertolino e Andrea Sarri. Primo piano Galleria dei Signori (Padiglioni 10 e 11). Per tutti i dettagli, clicca qui.
Campioni lombardi, toscani e campani
Presenza monstre, come di consueto, quella dei vini lombardi: quest’anno al Palaexpo 3mila metri quadrati saranno battuti da 170 aziende e 14 Consorzi. Ogni giorno, coordinati da Ascovilo (info: 02/67404.638), seminari per specialisti ma anche assaggi «random» per tutti di rossi vivaci e frizzanti (notevole la Bonarda Ombre Rosse di Fortesi, C9/C10), bollicine d’autore (come lo scintillante pas dosè millesimato 2003 Aligi Sassu di Ezio Majolini, stand A2) o vini da dessert maritati di volta in volta alle diverse ghiottonerie tipiche regionali. Sarà anche una bella occasione per assaggiare i tre migliori vini lombardi appena decretati dall’Ais regionale, che sono, dal gradi! no più alto al più basso del podio: Franciacorta Brut Satèn di Ricci Curbastro, Pinot nero spumante M.C. Nature Ecru 2001 Anteo e Sforzato di Valtellina Ronco del Picchio 2003 Sandro Fay.
Altissimo il blasone esibito dall’enoflotta toscana, con una nuova e nobile sfida dei Marchesi di Frescobaldi (pad. 8, stand C5): si chiama Casafonte ed è un cru in purezza che fermenta in tini di rovere di Slavonia e affina in barrique francesi per 18 mesi. Del debuttante 2004 esistono solo 3mila bottiglie.
Altro cavallo di razza è quel Brunello Casanova di Neri che quest’anno ha sbancato la top100 di Wine Spectator (ma a Verona provate anche il suo monumentale Cerretalto 2001 Riserva). Per chi ama le classifiche (e per chi si fida degli americani), ecco gli altri premiati dalla rivista statunitense: Brancaia Blu 2004 Barbara Kronenberg-Widmer (9° tra i 100 top di WS), Siro Pacenti Brunello 2001 Giancarlo Pacenti (12°), Brunello 2001 Filippo Fanti (23°), Castelgiocondo Brunello 2001 Frescobaldi (27°), Setteponti Oreno 2004 Antonio Moretti (44°), Petrolo Torrione 2004Luca Sajust (61°) e Avignonesi Nobile 2003 Ettore Falvo (81°). Con loro, meritano attenzione i Grandi cru della Costa Toscana, associazione che dietro ai vini dell'eldorado bolgherese (come i tre riuscitissimi bordolesi che la Tenuta Argentiera propone al pad. 7, stand C4) nasconde le gemme di piccoli e indomiti produttori di nettari buoni come ad esempio quelli delle Colline Pisane.
Tra i vini campani, da qualche anno in irresistibile ascesa, stuzzica il percorso tra i Vini delle Costiere organizzato da Enoteca italiana: sabato 31 marzo, ore 12, nell’area b del Padiglione Campania, alcuni tra i migliori protagonisti di Penisola Sorrentina, Costiera Amalfitana e Cilento illustrati dal giornalista Andrea Gabbrielli: Cilento Aglianico Rosso doc 2004, Costa Amalfi - Tramonti Rosso Riserva doc 2003, Costa d’Amalfi Rosato 2006, Aglianico Campania igt 2005, Costa d’Amalfi Tramonti Bianco doc 2005, Costa d’Amalfi Rosso Riserva doc 2002 e Costa d’Amalfi Bianco 2005.
L’ultima segnalazione è sui tempi che cambiano: al pad. 7 stand b7 scopriremo il restyling del verdicchio Titulus di Fazi-Battaglia, celebre bottiglia ad anfora verde smeraldo che ci ha tenuto compagnia, immutata, per più di mezzo secolo.
A cura di Gabriele Zanatta,
Francesca Pagnoncelli, Alberto Lupetti
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