L’arrivo sul mercato azionario del Gambero Rosso, leader in Italia nella promozione del wine & food, nel listino dedicato alle Pmi, l’Aim, è slittato al 19 ottobre, per un prezzo di collocamento che, come racconta al quotidiano online “Affari Italiani” (www.affaritaliani.it), “oscilla in una forchetta tra i 2 e i 2,4 euro, determinando un valore della società tra i 20 e i 24 milioni di euro”. L’iter della quotazione, si legge, “prevede un aumento di capitale fino a 9 milioni di euro, dei quali 5 milioni per il mercato retail e 4 per gli investitori istituzionali. A ciò si aggiunge una “greenshoe”, ovvero la possibilità per l’emittente di aumentare la dimensione dell’offerta fino ad un massimo del 10%. Alla fine dell’operazione, coordinata interamente da Banca Popolare di Vicenza, il flottante di Borsa sarà pari a circa il 25% del capitale”.
“La società, nata nel 1986 e ristrutturata nel 2000, è l’azienda leader nella promozione del wine & food del Belpaese, e ad oggi come si legge ancora su “Affari Italiani”, “l’azionista di riferimento con il 97,5% della società è la Professioni Imprese Mestieri, società a sua volta controllata al 79,9% da Paolo Cuccia. Nel 2009, dopo una modifica dell’assetto proprietario e per far fronte alle perdite degli esercizi precedenti, viene, infatti, nominato presidente del cda Paolo Cuccia che, insieme al consigliere e azionista Luigi Salerno, mettono mano alla ristrutturazione della società”.
I risultati arrivano qualche anno dopo, con il Gruppo che “ha chiuso il 2014 con 15 milioni di euro di fatturato, in linea con l’esercizio precedente. L’Ebitda è positivo per 3,44 milioni di euro, pari al 23% del fatturato, e nel 2014 - continua “Affari Italiani” - la società è tornata in utile per 880.000 euro rispetto alla perdita di 1,2 milioni di euro dell’anno prima, ed anche i primi numeri del 2015 lasciano ben sperare. La quotazione in Borsa dovrebbe dare un po’ di ossigeno alla società che potrà così onorare parte dei debiti già scaduti e rivedere le posizioni debitorie con le banche. Alcuni autorevoli investitori milanesi interpellati a riguardo - chiosa l’articolo apparso su “Affari Italiani” - nutrono alcuni dubbi su questa Ipo e si chiedono se questa quotazione serva per finanziare la crescita oppure per ripianare l’elevato debito”.
“Il business di “Gambero Rosso” si svolge in un’arena competitiva che vede la presenza di numerosi e agguerriti competitors - spiega “Affari Italiani” - in tutte e quattro le aree del business. Basti pensare a big player come Tripadvisor, Yelp e altre piattaforme online, players di standing internazionale che potrebbero decidere di ampliare, nonostante le marcate barriere all’entrata, il business seguendo il modello “Gambero Rosso”, andando quindi ad erodere quote importanti di mercato. Da non sottovalutare poi il rapporto commerciale in essere tra il Gruppo e “Sky Italia” in scadenza a fine 2017. In caso di ridimensionamento, risoluzione o mancato rinnovo del contratto ciò causerebbe riflessi negativi tanto che al 31 dicembre 2014, Sky Italia rappresenta per il Gruppo il primo cliente in termini di fatturato”.
Ma il problema più grande, come si legge, “è sicuramente l’elevata posizione debitoria. Al 31 dicembre 2014, il Gruppo segnava una “posizione finanziaria netta adjusted” negativa per 15,4 milioni di euro (più del fatturato), derivante, principalmente da una esposizione verso il sistema bancario, da un consistente indebitamento per debiti commerciali scaduti (pari a 4,1 milioni di euro, di cui 2,03 milioni rateizzati) e da debiti tributari e previdenziali scaduti (pari a 7,1 milioni di euro, di cui 1 milione rateizzato)”.
Il Gruppo, si legge nel Documento Informativo, “negli ultimi anni, a seguito della stretta creditizia dovuta anche a situazioni esogene, ha finanziato la propria attività ricorrendo anche al riscadenzamento delle proprie esposizioni con il sistema bancario attraverso piani di rientro, con un selezionato numero di fornitori e con gli enti previdenziali e impositori. L’elevato indebitamento, gli accordi di riscadenzamento e il mancato pagamento nei termini degli oneri fiscali e contributivi comportano un significativo costo per interessi passivi e per sanzioni. Questo livello di debito obbliga il management ad usare i flussi di cassa generati dal business per onorare le rate dei debiti, togliendo risorse importanti al finanziamento del capitale circolante e agli investimenti”.
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