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Il 76% degli appassionati italiani disposti a spendere di più per “spumanti alternativi”, ovvero legati al territorio, a denominazione, e da vitigni autoctoni: a dirlo un’indagine di “Wine Monitor - Nomisma” per il Consorzio Vini Lessini Durello

Italia
Italiani disposti a pagare di più per spumanti alternativi, autoctoni e da piccole Doc dice ricerca Wine Monitor

Bollicine “monamour” per gli italiani, e se il Prosecco è ormai la tipologia che domina il mercato nel Belpaese e nel mondo, e traina le esportazioni di spumanti tricolore, che ormai sono il 40% in volume di tutti quelli commercializzati nel mondo, tra gli appassionati ed i semplici consumatori c’è sempre più voglia di provare qualcosa di nuovo e meno conosciuto, che vada anche oltre lo storico Asti dolce, o i metodo classico italiani più affermati, come Franciacorta o Trentodoc. E per farlo, gli italiani si dicono disposti a spendere anche qualche cosa in più. A patto che si parli comunque di un prodotto legato al territorio, Doc o Docg, e possibilmente realizzato con vitigni autoctoni. La pensa così il 76% delle 1.000 persone (tra i 18 ed i 65 anni) che hanno risposto all’indagine di “Wine Monitor - Nomisma” per il Consorzio di tutela dei Vini Lessini Durello.
Secondo l’indagine, nell’ultimo anno il 74% dei giovani ha bevuto spumanti, e sono proprio cosiddetti “millennials” la categoria di enoappassionati più vicini al brindare alternativo. Davanti allo scaffale o in enoteca, ha aggiunto Denis Pantini, alla guida di WineMonitor, la scelta d’acquisto di una bottiglia di spumante è dettato dalla regione di produzione nel 15% dei casi, dal brand aziendale nel 16%. Tra i valori top associati allo spumante la freschezza (22%), la leggerezza (13%) e la convivialità (12%). Ed è l’aperitivo l’occasione di consumo nel 30% dei casi, una occasione speciale nel 35% delle risposte, mentre solo il 9% bevono bollicine a tutto pasto.

Focus - Da “Durello&Friends” a “Discover Durello”, le bollicine venete protagoniste a Roma

“Per il Lessini Durello si apre uno scenario di mercato favorevole. Il suo essere vino moderno e al contempo simbolo di una viticoltura eroica perché svolta in ambienti difficili lo sdogana come vino di tradizione e del futuro”. Così il presidente del Consorzio di Tutela dei vini Lessi Durello, Alberto Marchisio, commenta i dati della ricerca di “Wine Monitor - Nomisma”, presentati a Roma il 7 novembre per “Durello&Friends” (www.montilessini.com), che ha aperto anche le settimane di “Discover Durello”, che vedrà i vini del territorio protagonisti in alcuni dei ristoranti più in voga della Capitale, ma anche in enoteche e locali che proporranno, fino al 30 novembre, degustazioni, banchi d’assaggio, masterclass sui calici dei Lessini Durello Doc, i vini del territorio tra Verona e Vicenza. Secondo Ian D’Agata, direttore scientifico della Vinitaly International Academy, firma di Decanter e alla guida del “Progetto Vino” del festival “Collisioni” di Barolo, premiato nell’occasione come “Ambasciatore Durello 2016”, “queste varietà sono uniche e hanno i tre parametri d’eccellenza identificati dall’indagine Wine Monitor: uve autoctone, zona di produzione circoscritta e Doc. Si tratta di spumanti, sempre più spesso Metodo Classico, caratterizzati dall’uva Durella, dalla buccia tanto spessa da esser chiamata “rabbiosa” dai viticoltori veneti, ma che produce molto e sostiene l’economia familiare di 428 viticoltori su due province, Vicenza e Verona, per un totale di 25 comuni collinari e montani”. Tra i premiati di “Durello & Friends” anche giornalista Rai Anna Scafuri come “Giornalista Durello 2016”, l’Enoteca Graziani come “Ristoratore Durello 2016”, e Padre Ottaviano Fasano che ha dimostrato “carattere Durello” per la caparbietà e l’impegno nell’isola vulcanica di Fogo, a Capo Verde, con cui questo frate missionario cappuccino piemontese ha allestito, coadiuvato dall’enologo Nicola Trabucco, una piccola azienda vinicola, Maria Chaves, con agriturismo fronte oceano, praticando la viticoltura eroica nonostante l’ultima eruzione, nel 2014, abbia ridotto del 40% l’area coltivabile.

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