Resta il Barolo ancora associato a grandi personaggi e, in particolar modo al Premier Mario Monti. Nelle enoteche, però, il grande rosso piemontese non è più un vino da grandi occasioni e il suo consumo diventa più immediato e legato direttamente al gusto di bere un prodotto di qualità superiore. Al ristorante, viceversa, il re del Nebbiolo mantiene la sua storica sfumatura elitaria e continua (anche se no più come prerogativa esclusiva) a restare un vino speciale. E’, in sintesi, il risultato della ricerca del professor Renato Mannheimer dedicata alla percezione del Barolo in ristoranti ed enoteche d’eccellenza. La ricerca, commissionata dall’Accademia del Barolo (che associa 14 aziende del calibro di Azelia, Michele Chiarlo, Conterno-Fantino, Damilano, Poderi Luigi Einaudi, Gianni Gagliardo, Franco Martinetti, Monfalletto-Cordero di Montezemolo, Pio Cesare, Prunotto, Luciano Sandrone, Paolo Scavino, Vietti e Roberto Voerzio) all’Ispo (Istituto per gli Studi sulla ricerca d’Opinione) presieduto da Renato Mannheimer, è andata in scena oggi pomeriggio al Castello di Barolo, nel Wimu-Museo del Vino.
“Si tratta di 100 interviste a 50 ristoratori e 50 enotecari, chiedendo loro di spiegarci perché un consumatore - spiega Gianni Gagliardo, il presidente dell’Accademia del Barolo, che conta quattordici fra le più prestigiose aziende delle Langhe - sceglie o meno un Barolo. Il professor Mannheimer, sulla base dei dati raccolti, approfondirà le ragioni della scelta del Barolo da parte del cliente, l’andamento dei consumi con l’individuazione del profilo degli acquirenti e l’impatto della crisi economica sui consumi. Abbiamo commissionato questa ricerca di mercato con l’intento di offrire uno strumento utile a tutto il territorio e a tutti i produttori, e siamo certi che la nostra attività giovi a migliorare l’appeal del marchio Barolo nel mondo”.
Il campione (50 ristoranti e 50 enoteche top) protagonista della ricerca Ipso “Il Barolo nella percezione di ristoranti enoteche” ha dato una risposta decisamente diversa: al ristorante il Barolo rimane ancora un vino da grandi occasioni (preceduto solo dalla categoria di “vini del territorio”) mentre in enoteca le cose sono diverse e il rosso da uve Nebbiolo non è neppure nella “top 5” dei vini scelti per un’occasione particolare (occupa l’ottava posizione). Un generale cambio di atteggiamento che muta la percezione del Barolo. In passato acquistato in enoteca - soprattutto in Centro-Italia - e destinato alla regalistica, e nei ristoranti consumato solo nelle grandi occasioni. Oggi, invece, il rosso piemontese è diventato un vino a cui gli appassionati, specialmente, si approcciano in modo più immediato, senza dover aspettare un’occasione particolare. Risultato divergente fra enoteche e ristoranti anche in fatto di tipologia dei consumatori: è un consumatore assiduo di Barolo, il cliente del ristorante (44%), è invece saltuario quello dell’enoteca (56%). Vincono comunque i consumatori italiani (53%) contro quelli stranieri (47%). Ma nelle pieghe più intime del profilo del consumatore di Barolo ci sono dei cambiamenti significativi rispetto al passato: è più spesso un intenditore di vini (57% dei casi). Questo dato emerge soprattutto nelle vendite nelle enoteche, grazie innanzitutto alla diffusione di una cultura enogastronomica di buon livello, e all’aumento degli appassionati che cucinano e invitano a casa propria. Per quanto riguarda i ristoranti, oggi si trovano numerosi locali con proprietari esperti e sommelier in grado di consigliare i migliori abbinamenti con i piatti scelti, suggerendo agli ospiti che ogni momento può essere quello giusto per godere di un buon calice di Barolo.
Nell’immaginario degli intervistati (a cui è stato chiesto se il Barolo fosse un personaggio pubblico o un protagonista di un fumetto a chi sarebbe associabile), però, il Barolo resta sempre legato a grandi personalità, e il personaggio che lo rappresenta meglio è Mario Monti, seguito da Paperon dei Paperoni e da Superman. Ma il rosso piemontese stimola molto l’immaginazione perché molte sono state le citazioni di altri personaggi/fumetti, riconducibili ad altrettante categorie: “Fuori dagli schemi”: Diabolik, Dylan Dog, Paperino, Mister No; “Creatività/essere controcorrente”: Fellini, Pavarotti, Obama; “Serietà/Rigore”: Monti, Topolino, Prodi, Napolitano, Einaudi, Cavour; “Bellezza”: Clooney, Garko, Di Caprio; “Ricchezza”: Paperone, Briatore, Montezemolo, Berlusconi; “Distinzione”: Superman, Batman, Spiderman.
Purtroppo, causa evidentemente da ricercarsi nella crisi, il campione ha notato una diminuzione del consumo di Barolo ( 29%, a causa soprattutto della ricerca di vini più economici e alla rinuncia al vino per ragioni di budget), mentre il 9% ha percepito un aumento, contro il 61% che ritiene sia invariato. Per quanto riguarda il futuro il campione no si sbilancia restando in maggioranza (59%) convinto che il consumo di Barolo rimarrà invariato, contro il 24% che crede che diminuirà e il 14% che aumenterà.
Una ricerca che ha visto il proprio focus concentrarsi su uno dei vini che rappresentano l’eccellenza assoluta del “made in Italy” in bottiglia e che l’Accademia del Barolo ha commissionato all’Ispo, con l’intento di offrire uno strumento utile a tutto il territorio e a tutti i produttori, nella convinzione che questo tipo di attività sostenuto dall’Accademia possa contribuire a migliorare l’appeal del marchio Barolo nel mondo.
Un’attività decisamente febbrile quella dell’Accademia del Barolo nella quale “la nostra mission è quella di far conoscere il Barolo, e lo facciamo attraverso eventi strutturati secondo un format sperimentato a New York nel mese di aprile - sottolinea Gagliardo - Proponiamo un seminario in cui i produttori in prima persona tengono una lezione sul Barolo, suddividendosi i temi da trattare: le caratteristiche del vino, il territorio, i terreni, la storia, il vitigno nebbiolo, il processo di produzione, l’invecchiamento, la Docg. Divulghiamo informazioni sul Barolo in un contesto informale e piacevole, cercando di far appassionare i consumatori a questo vino, di emozionarli. Lavoriamo per farlo conoscere a quanti ancora non ne hanno fatto esperienza. E contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, questi sono oggi la maggior parte dei big spender, i compratori di alto profilo legati prevalentemente ai grandi vini francesi. Al seminario segue una degustazione guidata di diversi Barolo di un’unica annata, provenienti da sottozone diverse. E, in conclusione, contemporaneamente ad un’asta con lotti di prestigiosi Barolo, una cena dove proponiamo annate diverse, per dimostrare l’evoluzione di questo vino nel tempo. Durante l’evento, quindi, l’ospite degusta dai venti ai trenta Barolo di alto profilo. Abbiamo creato un format di successo - conclude il presidente dell’Accademia del Barolo - per divulgare la conoscenza di questo vino: il nostro focus è sul Barolo in generale, con l’obiettivo di migliorare la domanda”.
Per riuscire in questa mission, l’Accademia del Barolo da alcuni mesi ha trovato un accordo di partnership con Zachys, la più rinomata Casa d’Aste americana di grandi vini. E dopo il successo dell’Asta di New York, mercato già evoluto, l’Accademia si dedica ora all’Asia, cominciando da Hong Kong, la porta della Cina. “La maggior parte dei presenti non aveva grande esperienza in fatto di Barolo - afferma Gagliardo - appena due ne avevano un’idea chiara e altri tre lo conoscevano solo marginalmente, e parliamo di clienti top, grandi appassionati di vini, anche se quasi esclusivamente francesi. A fine serata, dopo che per tutta la cena l’attenzione e le conversazioni erano state riservate ai vini degustati, tutti i presenti erano entusiasti del Barolo”. Il prossimo appuntamento di questo format di successo sarà a Singapore, il 3 dicembre, in attesa dell’Asta del Barolo a Barolo (Marzo 2013).
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