Il mondo delle vendite all’incanto non è più lo stesso, ed anzi, cambia volto in continuazione: con la crisi, l’epicentro delle aste enoiche si è spostato da Occidente a Oriente, con Hong Kong capace di soppiantare Londra e New York. Oggi assistiamo ad una nuova evoluzione, figlia della tecnologia e delle nuove generazioni, pronte a salire alla ribalta anche nel mondo dei collezionisti di fine wines, passando per le aste online, vera porta d’accesso ad un mondo piuttosto chiuso.
“Il 50% di chi partecipa alle aste online di fine wines - spiega Per Holmberg, a capo delle vendite enoiche di Christie’s in Nord America, a “Wine Searcher” (www.wine-searcher.com) - è un neofita, ha tra i 35 ed i 55 anni, quindi è molto più giovane della media dei nostri clienti abituali, e sta cercando, piano piano, di prendere il posto della generazione che l’ha preceduto: loro, i nostri genitori, che avevano creato negli anni ’60 le prime collezioni, sono diventati ormai i primi venditori”.
Il successo delle aste online, del resto, è presto spiegato: “è il modo migliore - racconta Holmberg - per iniziare a comprare vini all’asta: per prima cosa, i prezzi sono più bassi, per seconda, non ci sono solo casse dello stesso vino, ma anche lotti misti. Si possono provare così tante cose diverse, introvabili in enoteca. Specie quando si parla di vini francesi, in molti casi della Borgogna, le aste online si rivelano spesso più convenienti delle vendite en primeur, come è successo con l’annata 2005, ma anche con la 2007 e la 2008, che si vendono a prezzi decisamente più bassi di quanto ci saremmo mai immaginati”.
Certo, anche investire nel vino ha i suoi rischi, e infatti le cronache sono piene di storie di contraffazione: “un problema - continua Holmberg - tutt’altro che circoscritto, il mondo del vino ne soffre esattamente come quello degli orologi rari o delle borse. Certo, vale la pena sottolineare che per Christie’s il vino muove, ogni anno, 75 milioni di dollari: una nicchia, se si paragonano ai 90 milioni degli orologi, ai 600 dei gioielli ed ai miliardi di dollari del mercato dell’arte, per cui anche il peso dei falsi è decisamente meno preoccupante. L’importante è sempre conoscere la provenienza, e la cosa migliore è trattare, o almeno coinvolgere nelle compravendite importanti, direttamente con gli Chateaux. Ovvio che, quando si parla di annate veramente vecchie, come Cheval Blanc o Petrus 1947, lo scetticismo cresca”.
Quello che invece stupisce, è “l’interesse per annate che, in realtà, non dovrebbero essere eccezionali, come la 2002 e la 2004 di Bordeaux. Invece, in Borgogna, l’interesse è sempre concentrato sui “soliti noti”: Romanée-Conti, Méo-Camuzet, Dujac, Mugnier, Leflaive. Adesso, non ci resta che migliorare gli aspetti che funzionano meno delle aste online - conclude Per Holmberg - e smussare qualche difetto”.
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