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IL CONSIGLIO DI UN AMICO VALE MOLTO DI PIÙ DELL’OPINIONE DI ROBERT PARKER ... IN USA, LA LEADERSHIP CULTURALE DEI CRITICI ENOLOGICI CONTINUA A PERDERE COLPI, COME RIVELA L’ULTIMA RICERCA DEL TEAM DI JOHN GILLESPIE, CEO DI WINE OPINIONS

Italia

L’egemonia culturale dei grandi nomi della critica enoica, almeno al di là dell’Oceano, continua a scricchiolare: non è certo una novità che le opinioni ed i giudizi delle grandi firme del vino, che per decenni hanno veicolato il gusto delle masse, erudendo milioni di neofiti a profumi, sapori e fragranze mai sentite, hanno sempre meno presa sui wine lovers a stelle e strisce. Ed a confermare una tendenza ormai inequivocabile arriva una nuova ricerca, firmata dal team di John Gillespie, ceo di Wine Opinions, agenzia specializzata proprio in studi e ricerche sul mondo di Bacco che, dal “Wine Industry Financial Symposium” di Napa, ha messo a nudo tutte le difficoltà della stampa e della critica di settore, a partire da Robert Parker e “The Wine Advocate”.
Secondo i 1.151 consumatori abituali, e quindi consapevoli, sondati, infatti, su una scala da 1 a 10, il consiglio più apprezzato è sempre quello di un “amico esperto di vino” (che raggiunge comunque un punteggio relativamente basso, 6.0). Dietro, a 5.3, ci sono le raccomandazioni di chi lavora in enoteca, a cui i consumatori Usa si affidano volentieri per farsi guidare nelle scelte, così come ai sommelier dei ristoranti (5.3). Scendendo ancora, finalmente, arrivano i magazine del vino: il più influente è il “Wine Spectator”, con il punteggio di 4.7, seguito da “Wine Enthusiast” a 4.4, mentre il “The Wine Advocate” di Robert Parker arriva appena a 4.1, lo stesso punteggio raggiunto dai consigli ricevuti per mail da un rivenditore di vino, e poco al di sopra della credibilità delle rubriche dei giornali locali, a 4.0...
Gillespie, a capo dell’indagine, ci tiene però a precisare che “la nostra ricerca non è in grado di capire quanto sia profonda l’influenza ricevuta dai singoli media: è vero, infatti, che “Wine Spectator” gode di maggiore considerazione da parte dei wine lover americani, ma è giusto sottolineare e ricordare che Robert Parker, sulla cresta dell’onda dal lontano 1978, può contare su una schiera di accoliti sui quali esercita un’influenza enorme. Chi legge Parker si fida di lui, e difficilmente lo criticherebbe, mentre la forza di “Wine Enthusiast” sta piuttosto nell’enorme database di schede tecniche, vero punto di forza. Comunque - conclude Gillespie nella sua analisi - nulla è più forte della parola di un amico: chiunque, entrando in un’enoteca, seppure venisse servito da un esperto seguirebbe comunque il consiglio dell’amico, e a volte può essere frustrante per chi ha scelto di lavorare nel settore con una formazione di livello ed una certa consapevolezza”.

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