Il mondo si affaccia al 2019 con una certa incertezza, che pervade tutto l’Occidente, ed in questo contesto, il consumatore vuole riappropriarsi del proprio tempo, del proprio spazio, delle proprie decisioni, recuperando la centralità del singolo sul prodotto acquistato. Ma per capire dove andrà e come si comporterà, rispetto a qualsiasi categoria merceologica, compresa quella del vino, Euromonitor International ha messo in fila i “Top 10 Global Consumer Trends 2019”, il report nato dall’analisi dei maggiori studi e sondaggi su consumi e industria dell’ultimo anno. Prima di tutto, il mondo invecchia, nel 2025 gli over 50 sfioreranno il 30% della popolazione, ma i Baby Boomers si sentono tutt’altro che vecchi, e come tali, anche in termini di consumi, si comportano. Di fronte hanno ancora qualche anno di lavoro, spesso in posizioni di responsabilità e prestigio, ma coltivano anche tante passioni, anche grazie ad uno stipendio medio che, in Usa, è più alto del 28% di qualsiasi altra generazione, e non è quindi un caso che, proprio in Usa, i consumi enoici siano guidati saldamente dai wine lovers della fascia 50-59 anni. Il consumatore sta inoltre prendendo le distanze dai consumi di massa, in una tendenza chiamata “Back to basics for status - Less is more”. In un mondo globalizzato, in cui è tutto a portata di mano ed economicamente accessibile, è la differenziazione ciò che il consumatore va cercando, specie di qualità. Ed è in questo contesto che va letto il ritorno ai prodotti artigianali, locali e semplici, specie se si parla di wine & food, dai vini da vitigni autoctoni alle verdure di stagione a km zero.
Un consumatore che sarà sempre più consapevole e cosciente del peso delle proprie scelte e dei propri acquisti, anche sotto il punto di vista dell’etica, destinata a diventare mainstream. Si spiega così il boom di chi ha sposato una dieta vegana o vegetariana, e più in generale abitudini di consumo che escludono l’uso di ingredienti di origine animale. Una dinamica a cui, oltre alle grandi multinazionali del cibo, anche il vino ha dovuto imparare e rispondere, con la nicchia dei vini vegani che inizia a trovare il suo spazio. La tecnologia non si limiterà più a facilitare la comunicazione, ma le darà una forma diversa, multidimensionale, capace di azzerare, sempre più, le distanze. La condivisione, fulcro dei social network, continua ad essere una forma di interazione fondamentale, grazie ad una diffusione ormai capillare di smartphone e internet mobile. Tecnologia di cui beneficia pure il settore enoico, tra bottiglie postate su Instagram ed app pensate per il mondo di Bacco.
Questa è però anche l’era della conoscenza come potere, dove chiunque può diventare un esperto di qualunque cosa. Per questo chi vende deve un prodotto deve stare al passo con le richieste del mercato, ma anche proporre prezzi accessibili. Si spiega così anche la crescita dello shopping online, dove tutto è a portata di mano, a prezzi bassi, trainata dalla Generazione Z e dai Millennials, che per comprare una bottiglia di vino, specie in Cina, ma anche in Italia, confrontano decine di siti, optando comunque sempre più spesso per l’e-shopping. D’altro canto, tutta questa iper connessione, questa vita reale sempre più intrecciata alla vita lavorativa ed a quella sui social, porta molte persone a volersi riappropriare del proprio tempo e del proprio spazio, staccandosi dagli smartphone e riconnettendosi alla vita reale. Si chiama JOMO, ossia “joy of missing out”, il piacere di sconnettersi, magari con un bel bicchiere di vino, tra i filari di una qualche Regione enoica del mondo, e si traduce, nei consumi, nella rivincita di nicchie come libri e vinili, capaci di resistere alla rivoluzione digitale, ma anche nel boom dei corsi di cucina e di approccio al vino.
Si assiste poi ad una sorta di decrescita felice, per cui il consumatore tende a reagire all’acquisto compulsivo ed all’accumulo, sia nelle cose per la casa che nel guardaroba, ma anche in dispensa, da una parte per sposare uno stile di vita più salubre e morigerato, in cui anche i consumi di alcol, e quindi di vino, ne risentono negativamente, almeno in senso assoluto, dall’altro però ne guadagnano i cibi salutari, ed i vini naturali, senza additivi, su cui si spende sempre di più. Inoltre, ciò che attende il 2019 è la sfida per un mondo plastic free: come ricorda Euromonitor, il 63% delle confezioni, dal cibo ai prodotti per la casa, è di plastica, ma i consumatori tendono a premiare chi sceglie confezioni riciclabili e rispettose dell’ambiente. Una prerogativa, da sempre, del vino (con l’eccezione dei bag-in-box), protagonista di importanti campagne in favore del riciclo non solo del vetro, ma anche dei tappi in sughero.
La velocità, come accade ormai da qualche anno, è una prerogativa imprescindibile per il consumatore moderno: nella fascia 30-44 anni, quasi la metà di chi compra si dice pronto a spendere di più per risparmiare tempo. Non è un caso il successo di Amazon go, così come i finanziamenti raccolti da Winelivery, il servizio di consegna a domicilio che, in mezz’ora, porta la bottiglia scelta dalla app direttamente a casa. Infine, se invecchiare non è più un problema, un altro cambio di paradigma lo stanno riscrivendo ancora una volta i Baby Boomers, una generazione che ha fatto del restare, o tornare, single una scelta di vita. Che, però, impatta sui consumi, perché i costi della casa assorbono una parte importante dello stipendio, e allora sui beni di consumo la scelta ricade un po’ più spesso su acquisti economici: ciononostante, il 30% degli americani, ad esempio, pranza o cena al ristorante da solo, concedendosi, ovviamente, un bicchiere di vino, pur se non del più costoso.
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