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IL CROLLO DEL PESO ARGENTINO, CHE STA GETTANDO NEL PANICO L’INTERA ECONOMIA DEL PAESE, POTREBBE AVERE QUALCHE RICADUTA POSITIVA, ALMENO SULL’EXPORT ENOICO VERSO GLI STATI UNITI, DOVE OGNI ANNO VA IL 50% DELLA PRODUZIONE DEL PAESE

Il crollo del Peso argentino, che sta gettando nel panico l’intera economia del Paese, potrebbe avere qualche ricaduta positiva, almeno sull’export enoico. Il peso una settimana fa nel giro di sole poche ore, ha preso l’11% del suo valore nel cambio con il dollaro Usa, e questo potrebbe aiutare le vendite proprio negli Stati Uniti, che da soli assorbono il 50% dell’export, sostenendo così le aziende di Mendoza e delle altre regioni vinicole a superare il momento di grande difficoltà, sottolineato dai dati di Rabobank, secondo cui tra inflazione, restrizioni commerciali e burocrazia, i costi di produzione delle cantine argentine sono praticamente raddoppiati, tanto che chi vende a meno di 30 dollari a cassa sta probabilmente perdendo soldi. A pesare maggiormente, è proprio l’inflazione galoppante, che a dicembre è arrivata al 30%, almeno secondo i dati dell’Università di Torcuato di Tella, molto più drammatici e realistici di quelli del Governo di Buenos Aires, che si fermano al 10,9%. Certo, ci vorrà del tempo perché i vignaioli argentini possano godere della svalutazione del pesos, e quindi delle ricadute commerciali sui mercati esteri, con il pericolo, però, di un ulteriore scatto in avanti dell’inflazione.

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