Degustare il proprio vino preferito aiutando allo stesso tempo l’ambiente: una scelta praticata da un numero crescente di eno-appassionati, per i quali Winenews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, ha stilato un decalogo da seguire per scegliere il vino eco-friendly. Il desiderio di compiere scelte di consumo consapevole è un’esigenza sempre più sentita da parte degli amanti del buon bere, ai quali le aziende rispondono mettendo in campo nuovi strumenti per una vitivinicoltura sostenibile e incrementando il proprio impegno ecologico in cantina: un tema in primo piano a Vinitaly (a Verona, dal 7 all’11 aprile), evento di riferimento dell’enologia internazionale.
1. Accorcia le distanze negli acquisti
In linea con le nuove tendenze di consumo, anche per l’acquisto del vino l’eno-appassionato amico dell’ambiente si orienta verso il “vino a Km 0” prodotto da cantine di prossimità, nel territorio in cui risiede. Una scelta dettata dal fatto di avere la possibilità di conoscere da vicino e valutare direttamente le azioni ecologically-correct messe in campo dalle cantine, in risposta anche all’esigenza degli amanti del buon bere di essere sempre informati e al corrente - magari facendoselo spiegare direttamente dai produttori - sui nuovi strumenti e sulle nuove tecnologie adottate dalle aziende per aiutare l’ambiente. Con la possibilità poi di valutare e toccare con mano il reale impatto ecologico delle produzioni ecosostenibili sul territorio. Ma acquistare un “vino a Km 0” vuol dire anche risparmio in termini di costi ed inquinamento atmosferico per i trasporti, nonché abbattimento di intermediari commerciali, e quindi del costo finale delle bottiglie.
2. Predilige la viticoltura biologica e biodinamica
Utilizzo delle sole sostanze che si trovano in natura o ottenute dall’uomo attraverso semplici processi, sì alle tecniche tradizionali in vigna (dai trattamenti con rame e zolfo alla naturale protezione fitosanitaria delle uve con l’aiuto di insetti “amici” per combattere i “nemici”), no alle elaborazioni chimiche, alle manipolazioni genetiche, così come agli Ogm, no a fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi: questi i requisiti della viticoltura biologica. Preparazioni omeopatiche, composti vegetali e fertilizzanti ottenuti da sostanze naturali presenti nell’ambiente in cui cresce la vigna, osservazione dei cicli lunari e dei ritmi della terra, esclusione della chimica e dell’elaborazione genetica per la viticoltura biodinamica. Sono questi principi di produzione eco-compatibile delle uve che fanno di questi metodi di viticoltura i prediletti dall’eno-appassionato amico dell’ambiente.
3. Sceglie le cantine con certificazione ambientale (ISO 14001 o EMAS)
Per l’eno-appassionato amico dell’ambiente il sistema di gestione ambientale ISO 14001 di una cantina è sinonimo di concreto impegno ecologico, e lo è ancora di più perché questo tipo di certificazione non è obbligatoria ma frutto della scelta volontaria dell’azienda, che decide così di attuare un proprio sistema di gestione ambientale, fondato sul rispetto delle leggi in materia di ambiente e sulla volontà di ridurre sempre più l’impatto della produzione (con il riciclo e lo smaltimento dei rifiuti, la diminuizione degli sprechi e l’ottimizzazione delle risorse). Basato sul sistema ISO 14001 è anche l’Emas (Eco-Management and Audit Scheme), lo strumento volontario creato invece dalla Comunità Europea al quale le aziende possono aderire sempre volontariamente, per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali, contribuendo alla realizzazione di uno sviluppo economico sostenibile.
4. In alternativa, guarda alle cantine enviromental friendly
Le cantine enviromental friendly sono quelle che, pur non avendo nessuna certificazione, adottano comunque pratiche ecosostenibili. L’eno-appassionato le riconosce perché prima di tutto sono costruite secondo i dettami della bio-architettura, ovvero con materiali naturali, sono interrate, utilizzano ventilazione ed illuminazione naturale, sfruttano i principi della fisica, come ad esempio nel caso delle “cantine a caduta”. Ma è soprattutto lo sfruttamento dell’abbondante disponibilità di risorse naturali nelle campagne a contrattidistinguerle: prime fra tutte, l’acqua, raccolta e conservata con sistemi che vanno dalle vasche di accumulo ai bacini artificiali, il sole e le biomasse (ammassi di materiale organico generato dai vigneti) per produrre energia grazie a pannelli fotovoltaici e impianti alimentati a biomasse. Insomma, la cantina amica dell’ambiente contribuisce alla conservazione del territorio in cui vive, grazie alla filosofia delle 3 “R”: riduce (dai consumi idrici alle emissioni e all’inquinamento dell’aria e dell’acqua), riutilizza (ad esempio l’acqua, grazie agli impianti di depurazione), ricicla (vetro, sughero, carta e imballaggi).
5. Le bottiglie? Solo se in vetro alleggerito
L’eno-appassionato amico dell’ambiente predilige le bottiglie in vetro alleggerito, che rappresentano uno degli strumenti eco-friendly più diffusi nel mondo del vino, a cui le cantine che hanno scelto di convertire la propria produzione in difesa dell’ambiente guardano con interesse crescente. Una bottiglia in vetro alleggerito non solo permette un risparmio - sia in termini di energia usata nel processo produttivo sia di emissioni di CO2 - ma al momento in cui viene gettata via il quantitativo di materiale è minore, ed essendo vetro è riciclabile al 100%, ovvero una bottiglia può tornare ad essere una bottiglia.
6. Le etichette, meglio se in carta riciclata
Bottiglia in vetro alleggerito ed etichetta in carta riciclata: ecco il packaging perfetto per un vino amico dell’ambiente. E come il vetro, la carta recuperata può essere trattata e riutilizzata per la produzione di nuova carta. In più, oltre ad essere un elemento innovativo e del tutto originale per contraddistinguere una bottiglia, assicurando un’elevata qualità e un ottimo risultato in termini di performance e di estetica, la carta riciclata può essere coniugata in molti modi: ruvida o liscia al tatto, più o meno colorata, patinata o resistente all’acqua. Un vantaggio, quello delle etichette in carta riciclata (ma anche di confezioni ed imballaggi), non solo per l’ambiente - grazie al minor spreco di legno - ma anche per le “tasche” degli stessi produttori.
7. Risparmia, acquistando in compagnia
Conosciuti come Gav, sono i Gruppi di acquisto del vino, formati da quegli eno-appassionati che preferiscono “saltare” la mediazione del punto vendita, e a cui l’amante del buon bere eco-friendly si associa come alternativa all’acquisto di “vini a Km 0” e in cantine di prossimità. Come funzionano? Formati da 5-10 persone, informatissime su quello che accade nel mondo del vino, si incontrano nelle proprie case o sul web, mettono in condivisione le proprie conoscenze e incaricano i membri del gruppo che hanno il migliore rapporto con il produttore prescelto di andare in “missione” a recuperare le bottiglie in azienda (o tramite internet) per poi finalmente degustarle. Il tutto risparmiando in termini di viaggi, trasporti, materiali ed energie.
8. Dal vetro al sughero, la sua parola d’ordine è ... riciclo!
Dal vetro al sughero, la parola d’ordine dell’eno-appassionato amico dell’ambiente è riciclo. Consapevole che i problemi ecologici e di difesa ambientale rendono sempre più difficile reperire aree per le discariche di tipo tradizionale, l’eno-appassionato ha in casa uno spazio ad hoc per la propria raccolta differenziata dei rifiuti, suddivisa in specifici contenitori, che poi svuota regolarmente negli appositi cassonetti oppure sfruttando la raccolta differenziata porta a porta della propria città. In particolare, la differenziazione dei rifiuti riguarda il vetro ed il sughero, entrambi riciclabili e riutilizzabili al 100%. Negli impianti di recupero, il vetro, dopo essere stoccato e ripulito da eventuali corpi estranei, viene selezionato in base al colore, frantumato e ridotto in piccoli pezzi, e quindi lavorato per ritornare ad essere utilizzato. I tappi in sughero, invece, non solo sono la migliore chiusura per la conservazione delle caratteristiche organolettiche del vino, ma sono anche quelle con il miglior impatto sull’ambiente: il sughero ha emissioni di biossido di carbonio 24 volte inferiori a quelle degli screwcaps (i tappi a vite in alluminio) e 10 volte inferiori a quelle delle chiusure sintetiche, e, una volta riciclato, è un ottimo isolante termico ed acustico e può essere utilizzato in edilizia.
9. Dice no agli sprechi e sposa la filosofia del “non si butta via niente”
L’eno-appassionato amico dell’ambiente è contrario agli sprechi. Per questo, nel caso del vino, se avanza e non può essere più bevuto, lo riutilizza in cucina per arricchire gustose ricette. Dall’antipasto al dolce, infatti, il vino può essere utilizzato nelle più diverse combinazioni. Così a seconda del vino che non ha finito, l’eno-appassionato coglie l’occasione per sperimentare ogni volta una ricetta diversa. Unica regola, il vino deve essere nelle sue condizioni migliori in quanto a gusto e profumo.
10. Il vino del futuro è quello con la “carbon footprint”
Se oggi nella scelta di un vino eco-friendly l’eno-appassionato guarda all’impegno ecologico della cantina che lo produce, per il futuro si augura che tutti i vini possano riportare in etichetta la “carbon footprint”: il totale delle emissioni di gas ad effetto serra, espresso in termini di CO2 equivalente, associate ad un prodotto durante tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione all’arrivo sulla tavola. I primi esempi arrivano dalla Nuova Zelanda, ma anche in Italia le cantine stanno iniziando ad indicare la “carbon footprint” nelle etichette dei propri vini, tanto che si è arrivati a calcolare l’impatto sull’ambiente per produrre imbottigliare e commercializzare una bottiglia di vino standard, pari a 1,83 kg di emissioni di CO2eq per bottiglia: il 38% deriva dal confezionamento di cui quasi la totalità è legato alla produzione del vetro; il 26% da attività commerciali, che prevedono anche il trasporto del venduto; un 27% di gas serra viene invece prodotto in campagna, con una buona metà derivante dall’uso di concimi e un’altra parte consistente proveniente dal gasolio da trazione; ed infine un 9% arriva dai processi di fermentazione realizzati in cantina.
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