Il futuro dei consumi di vino nel Belpaese? Rallenta. Nel 2020 il calo dei consumi toccherà il -6,1% sul 2012, per un livello complessivo di 21,2 milioni di ettolitri e di circa 34 litri pro-capite. Un’ulteriore frenata su quella che già si registra di questi tempi e che ha visto i consumi calare del 62% in 25 anni. Parola dello studio del Wine Monitor-Nomisma.
Un quarto di secolo fa, spiega l’istituto di ricerca, l’Italia rappresentava il secondo consumatore di vino al mondo, dopo la Francia con oltre 36,6 milioni di ettolitri. Attualmente, l’Italia, con i suoi 22,6 milioni di ettolitri ha ceduto il secondo posto agli Stati Uniti (29 milioni di ettolitri) ed è incalzata dalla Germania (20 milioni) e soprattutto dalla Cina (17,8 milioni), per la quale si prevede, entro 5 anni, un sorpasso nei confronti di Italia e Germania. Nel 2012, continua lo studio, le vendite di vino nel canale della grande distribuzione organizzata sono diminuite in volume del 3,6% rispetto al 2011; anche il primo trimestre 2013 evidenzia un ulteriore calo pari al 7,5% sullo stesso periodo del 2012. A giudizio di Nomisma, nei prossimi anni, con l’invecchiamento generale della popolazione italiana, una maggior attenzione alla salute e un minor consumo di alcol, con l’incremento degli immigrati, in particolare, di quelle etnie che per motivi religiosi non consumano vino, per il 2020 è stimato un ulteriore calo dei consumi di vino in Italia pari al -6,1% sul 2012, per un livello complessivo di 21,2 milioni di ettolitri e di circa 34 litri pro-capite. Quindi, prosegue l’istituto felsineo, un livello che, a parità di condizioni produttive ed importazioni (considerate come media dell’ultimo triennio) comporta necessariamente per mantenere l’equilibrio di mercato, uno sforzo aggiuntivo nei volumi esportati (+6,3%) o, in alternativa, una riduzione della produzione pari al 3% che, dal punto di vista strutturale, equivale ad espiantare circa 18.600 ettari o a chiudere 11.140 aziende viticole.
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