Se i consumi interni continuano a scendere, è sui mercati esteri che i produttori del Belpaese devono puntare per continuare a crescere. Ma quali sono i Paesi in cui investire nei prossimi anni? È la domanda, fondamentale al momento di pianificare delle scelte commerciali di ampio respiro, cui ha provato a rispondere l’agenzia di global wine market research “Wine Intelligence” con il seminario, di scena al ProWein di Düsseldorf, “Life after BRIC: Which are the next emerging wine markets?”, uno sguardo sui Paesi pronti ad emergere nei prossimi anni. Innanzitutto, c’è da sottolineare che per considerare “appetibile” un mercato non basta che mostri importanti segnali di crescita dal punto di vista dei consumi, serva anche che vanti parametri macroeconomici solidi ed una certa solidità sociale, economica e politica. Parametri che fanno rientrare nella top ten dei mercati Paesi molto diversi tra loro: da un lato troviamo mercati come Germania, Svizzera, Regno Unito, Australia ed Olanda, considerati “stabili” o “maturi”, dove è difficile far aumentare la platea dei consumatori, ma che vantano una solidità e numeri che ne fanno ancora i Paesi leader nel mondo. Quindi ci sono Usa, Giappone e Canada, in cui il vino è diventato da qualche anno un prodotto di massa, ma la base dei consumatori e, soprattutto, il consumo medio, possono crescere ancora. Infine, tra i dieci mercati più importanti, Cina ed Hong Kong rappresentano meglio di qualsiasi altro le potenzialità per il futuro, specie in base a ritmi di crescita a doppia cifra. Il punto di vista delle aziende di tutto il mondo non è molto diverso, visto che, nel futuro prossimo, investiranno gran parte delle proprie risorse su Cina, Brasile, Hong Kong, Singapore, Russia e Messico (il secondo consumatore del Sud America, strategicamente vicino al Brasile e con tasso di crescita annuo, in volumi, del 20%); mercati destinati ad un futuro florido e stabile, ma in molti sono disposti a scommettere anche su Paesi, da diversi punti di vista, molto più insicuri, come India (che offre possibilità enormi, ma in cui le barriere culturali sembrano insormontabili), Angola e Nigeria. E l’Italia? Secondo Richard Halstead di Wine Intelligence, “deve puntare sui Paesi in cui è maggiormente apprezzata, dal punto di vista culturale, gastronomico e simbolico, a partire dalla Cina”.
Il panorama, in realtà, è ancora più complesso, e se Cina e Brasile, con a fianco Paesi “insospettabili” come Polonia e Repubblica Ceca, rappresentano la certezza per il futuro (almeno stando alle previsioni di Wine Intelligence), non si può certo fare a meno di investire su certezze come Usa, Svezia o Canada, anche se il trend, almeno stando alle intenzioni, del settore enoico, è quello di spostare sempre maggiori investimenti verso i mercati in via di sviluppo. A partire dal Messico, al n. 12 nella classifica dei mercati più “attraenti”, dove la crescita economica e l’allargamento della middle class non ha pari nel Continente sudamericano (eccezion fatta per il Brasile): una condizione di cui beneficia anche il settore enoico, specie perché, a differenza dei vicini brasiliani, i messicano non sono né protezionisti, né particolarmente legati alla loro produzione locale, percepita come una nicchia di scarsa qualità. Problemi? L’instabilità in termini di sicurezza nazionale e un livello di corruzione che rischia di frenarne la credibilità in termini di investimenti internazionali. In maniera decisamente diversa, anche l’India rappresenta una peculiarità: nonostante si tratti di una delle quattro economie in maggiore espansione degli ultimi anni, il prodotto vino non riesce proprio a sfondare. Non inganni la crescita, costante, a due cifre, perché in termini assoluti l’India, con i suoi 12 milioni di litri di vino consumati ogni anno, rappresenta ancora l’1% dei consumo totali della macroarea Asia/Pacifico. “Colpa” di una cultura molto distante da quella occidentale, e di abitudini quotidiane che non trovano spazio per l’alcol, oltre che di difficoltà pratiche dovute a dazi particolarmente elevati e a ostacoli burocratici di ogni sorta. Infine, tra i mercati ancora da esplorare ma che promettono bene, dovremo imparare a tenere d’occhio Malesia, Indonesia, Tailandia, Turchia, Perù, Filippine, Vietnam, Colombia, Angola e Nigeria.
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