Ha un reddito medio alto ed un’età compresa tra 30-45 anni, un alto livello di scolarizzazione, viaggia spesso all’estero, vive in grandi città; consuma fuori casa e percepisce il vino come uno “status symbol”, sceglie in base al brand, al prezzo e all’origine, e consuma 0,4 litri l’anno in media, 0,7 nelle aree urbane: ecco l’identikit del consumatore tipo cinese, una nicchia in crescita, secondo Thomas Albert Rosenthal della Fondazione Italia-Cina. Consumatore che fa parte dei 1,35 miliardi di abitanti del Celeste Impero, dove la popolazione urbana crescerà di 230 milioni di persone tra oggi ed il 2020, raggiungendo un tasso di urbanizzazione del 58%, tra i principali fattori di sviluppo del Paese. Entro il 2020 la Cina avrà tra le 70 e le 100 città con oltre 1 milione di residenti (l’Ue ne ha 35 oggi). A puntare gli occhi sul Celeste Impero, nel convegno “Il Dragone e il Veneto. Le opportunità per il nostro vino in Cina”, promosso da Veneto Agricoltura con Europe Direct Veneto, Regione e Avepa, oggi a Lonigo nella Cantina dei Colli Berici-Gruppo Collis, è il Veneto del vino - prima regione vitivinicola d’Italia nel 2013 per produzione di uva con 11.780.836 quintali (+8,29% sul 2012) per una produzione di vino pari a 8,5 milioni di ettolitri - il cui export nel mercato asiatico “per ora - ha detto Rosenthal - vale “appena” 11 milioni di euro, ma va pure sottolineato che questo dato risulta quadruplicato negli ultimi cinque anni”.
Obiettivo del focus, mettere in luce le enormi potenzialità che il mercato cinese mostra per il vino e fare quadrato attorno al comparto che da queste opportunità può trarre grandi benefici. Di fronte a numeri potenziali da capogiro infatti - la Cina conta oltre 1,35 miliardi di abitanti - il comparto vitivinicolo veneto si sta ttrezzando per farsi largo in quello che potrebbe rivelarsi, anche per il “Leone”, una sorta di Eldorado asiatico. Maria Teresa Coronella (Regione Veneto-Direzione Sistema Statistico), in merito al mercato cinese, ha ricordato che l’Italia arriva appena al 6,1% contro il 49,8% della Francia, il 14,4% dell’Australia, il 9,3% del Cile e il 7,1 della Spagna. “Il nuovo corso della politica agricola europea e dello sviluppo rurale 2014-2020, in fase di avvio, contribuirà a rafforzare il settore primario veneto, anche se in fase di ripartizione nazionale delle risorse non si è tenuto in debito conto della virtuosità di spesa dimostrata in passato dalla nostra Regione” ha detto l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Franco Manzato. Il Veneto intende dunque allargare la via del vino che porta in Cina per consentire ai produttori di sfruttare al meglio le grandi potenzialità offerte da quei mercati.
Secondo Rosenthal, tre sono i principali fattori di sviluppo del Paese asiatico: la crescita economica e la diffusione della ricchezza, il ri-orientamento delle fonti di crescita e l’urbanizzazione. In particolare la Cina è nel pieno del più rapido e grande processo di urbanizzazione nella storia (1% annuo), la crescita di circa 15-20 milioni di persone all’anno non è confinata alle città di prima fascia, e, in generale, la popolazione urbana crescerà di 230 milioni di persone tra oggi ed il 2020, raggiungendo un tasso di urbanizzazione del 58%. Entro il 2020 la Cina avrà tra le 70 e le 100 città con oltre 1 milione di residenti (l’Ue ne ha 35 oggi).
Rosenthal ha poi ricordato che l’Italia ha aumentato le sue esportazioni verso la Cina negli ultimi anni: si tratta di un mercato prioritario. Nel 2012 le esportazioni di prodotti agroalimentari dell’Italia verso la Cina hanno totalizzato 332 milioni di dollari Usa (+7,7% sul 2011). Le esportazioni si sono concentrate specialmente nel segmento dei prodotti dolciari e a base di cioccolato (111 milioni di dollari Usa; +10% sul 2011) e in quello del vino e bevande alcooliche (104 milioni di dollari Usa; +6% sul 2011).
Nei primi 4 mesi 2013, l’export italiano è cresciuto del 38% rispetto allo stesso periodo del 2012. Ma Rosenthal ha anche sottolineato che i problemi nell’export dei prodotti alimentari di consumo riguardano la frammentazione del settore e la distribuzione. L’Italia, diversamente da altri competitors stranieri, sconta la grande debolezza di non disporre di operatori nazionali nella grande distribuzione I nostri prodotti vengono fortemente penalizzati rispetto ad esempio a quelli francesi che possono godere dei vantaggi di una capillare presenza di catene come Carrefour e Auchan o a quelli tedeschi, con Metro.
Che fare? Prima di tutto, occorre negoziare maggiore accesso al mercato per i prodotti italiani. Per incrementare le vendite di prodotti italiani è necessario risolvere con le autorità cinesi Aqsiq (dall’Amministrazione Generale della Supervisione della Qualità, Ispezione e Quarantena), Cfda (China Food and Drug Administration), Monopoli di Stato, le difficoltà che incorrono i produttori italiani che esportano o intendono esportare in Cina: discrepanze tra standard cinesi e internazionali per la sicurezza alimentare; insufficiente coordinamento tra autorità centrali e periferiche nell’esecuzione delle normative relative agli standard di sicurezza alimentare; diversità ci comportamento tra diverse autorità portuali e doganali per l’importazione degli stessi prodotti; mancanza di prove scientifiche nella valutazione del rischio degli alimenti; ostacoli per ottenere licenze di distribuzione e licenze per importazione per prodotti alimentari non coperti da una normativa nazionale. Quindi, è fondamentale incrementare i canali di distribuzione e ridurre l’asimmetria di informazione tra le aziende italiane e cinesi, così come proporre una promozione più incisiva e partnership strategiche per la distribuzione, accogliendo investimenti di minoranza nelle aziende alimentari italiane.
Focus - L’identikit del vino Veneto nel 2013
Il focus di Lonigo è servito anche per fare il punto sul vino veneto nel 2013. Secondo il consuntivo della vendemmia 2013 nel Veneto, dati alla mano, Giuseppe Catarin (Regione Veneto-Direzione Competitività Sistemi Agroalimentari) e Luca Furegon (Avepa-Settore Produzioni Zootecniche e Vegetali) hanno ricordato che ancora una volta il Veneto si è confermato prima Regione italiana per produzione di uva con 11.780.836 quintali (+8,29% rispetto al 2012) per una produzione di vino pari a 8,5 milioni di ettolitri.
Facendo riferimento allo schedario viticolo 2013, la superficie vitata veneta si attesta intorno ai 77.481 ettari di cui 21.685 ettari a varietà Glera (Prosecco), seguita dalla Garganega (9.836 ettari), Pinot Grigio (8.719 ettari), Merlot (7.004 ettari) e Corvina (6.506 ettari). Il numero di aziende si attesta invece intorno alle 30.500 unità con una media regionale di superficie condotta pari a 2,54 ettari.
Tra le denominazioni principalmente rivendicate troviamo la Doc Prosecco (+14,43% sul 2012), l’Igt Veneto (+9,06% sul 2012, di cui il 27% è costituito da Veneto Pinot Grigio), in diminuzione l’Igt Marca Trevigiana (-3,24%). Da segnalare anche l’Igt delle Venezie (+27,79 sul 2012 e di cui il 59% è costituito da “Delle Venezie Pinot Grigio”). In leggero aumento la Doc Valpolicella (a +2,76%) e la Docg Conegliano Valdobbiadene (a +3,19%). Ma, soprattutto, c’è l’exploit il vino da tavola a +67,94% sul 2012, in calo le Doc Soave (-2,30%) e Bardolino (-14,93%), e con ancora il segno positivo l’Igt Provincia di Verona o Veronese (+2,10%).
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