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IL MERCATO CHE CAMBIA, PER LA CRISI, MA NON SOLO. E ANCHE I MODI PER RACCONTARE IL VINO, CON LA GENTE CHE, NEL MONDO, NON VUOLE PIÙ LA TECNICA, MA LA CULTURA. WINENEWS A TU PER TU CON CHARLIE ARTURAOLA, SOMMELIER “DA 300.000 CHILOMETRI ALL’ANNO”

Italia
Il sommelier Arturaola, il patron di Bibenda Ricci e il direttore Winenews Regoli

Pensi a cosa scrivere, nel n. 1000 de La Prima di WineNews e, per caso, arriva a salutarti il “soldato del vino”, come ama definirsi. Charlie Arturaola, sommelier e divulgatore del vino di fama mondiale, perché sta programmando i lavori per il secondo film che lo vede protagonista, “The Duel of Wine”, una commedia che dovrebbe uscire nelle sale ad inizio 2014, ambientata tra Francia, Spagna e Italia, nei migliori territori. E, con le sue scarpe azzurre e il sorriso di sempre, ti racconta dei suoi viaggi (300.000 chilometri all’anno) a promuovere il vino italiano (e non solo) nel mondo, i successi che, con il suo “El camino del vino”, film di Nicolas Carrera e con Michelle Rolland, sta riscuotendo in ogni angolo del pianeta. E tra una battuta e l’altra, ti spiega tante cose. Di come sia dura, per tutti, vendere bottiglie ai prezzi di prima della crisi, e di come in tutto il mondo, anche in Usa, anche le grandi denominazioni, se non con i loro produttori top, fatichino nelle fasce di prezzo che ne hanno fatto i successi, e di quanto sia dura non cedere alla tentazione (a volte inevitabile) dell’abbassamento di prezzo. Ma anche di come tanti giovani siano affascinati dal vino, e di come stiano cercando non chi racconta loro le caratteristiche di grandissime e costosissime etichette, spesso inarrivabili, ma chi li aiuti a capire come possano bere bene con 20 dollari al massimo. E di come questo stia cambiando anche il modo di raccontarlo, il vino, oltre che di venderlo. Perché i consumatori ormai esperti sono stanchi di recensioni e spiegazioni tecniche di degustazione, e quelli nuovi, per età o per approccio al vino, non ne sono affatto affascinati. E di come la critica che non critica per far crescere il settore, ma che cerca di smontarlo, dovrebbe smettere di valutare un produttore solo per i vini che fa, o che ha fatto, in una determinata annata o circostanza. Ma iniziare a valutare le storie che racconta, i territori che vive e plasma. In una parola, la “cultura” del vino, perché è questa che, in tutto il mondo, dal Canada alla Cina, affascina le persone. Di come, insomma, le difficoltà non manchino, ma neanche i modi per superarle. E ti sembra che una ventata di “mondo” sia passata in redazione ...

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