Il mercato dei fine wine è un bicchiere mezzo pieno. Si potrebbe riassumere così il panorama che, dopo un 2013 altalenante, si staglia sul futuro degli investimenti enoici. L’andamento del Liv-Ex 100, l’indice che prende in considerazioni le performance delle 100 “blue chip” del vino, non è l’unico aspetto analizzato da Mike Veseth, analista e firma del “The Wine Economist”, che ha concentrato la propria attenzione anche sulle dinamiche del mercato borsistico, sulla Cina e sulle grandi aste di Hong Kong.
Il Liv-Ex resta, comunque, il primo indicatore da cui si riescono a tratteggiare i contorni dei cambiamenti in atto: i mercati continuano a perdere interesse per i grandi vini di Bordeaux, con l’eccezione di Château Margaux, che, con l’annata 2004, a novembre, ha toccato la valutazione di 4.740 dollari a cassa. Le note positive arrivano, prevedibilmente, dai vini di Borgogna e di Champagne, ma cresce anche l’interesse per i vini del Belpaese, specie per i SuperTuscans. Nell’insieme, però, l’andamento, delle contrattazioni è tutt’altro che positivo, perché se in molti sottolineano l’aumento delle contrattazioni (del 50%), in pochi ricordano che si ratta nella maggior parte dei casi di investitori che vogliono vendere e non acquistare, portando così sia ad un calo delle quotazioni che a casi limite come il fallimento di società specializzate in investimenti enoici soffocate dai buchi di bilancio (l’ultimo caso, quello della London Vines, in liquidazione volontaria con un deficit di 960.000 dollari).
Ma il vino, come investimento alternativo, sottosta necessariamente a logiche superiori, che riguardano più o meno direttamente l’andamento dei mercati azionari classici, a partire dalle due borse di riferimento a livello mondiale, quella di New York e quella di Tokyo, entrambe in grossa ripresa nel 2013. Una notizia positiva per l’economia globale, ma non necessariamente per il vino: se i mercati classici riacquistano credibilità e fiducia, infatti, chi sul vino ha deciso di speculare in questi anni, così come chi ha puntato sull’oro (le cui quotazioni sono precipitate del 20% nel volgere di pochi mesi), “emigrerà” volentieri dal Liv-Ex al Nikkei (l’indice della borsa di Tokyo, cresciuto del 35% in un anno).
Un’altra variabile, difficile da analizzare, ma di enorme importanza, è il mercato cinese: iniziano ad arrivare segnali poco confortanti anche da Pechino, come la frenata della crescita economica, lo stop del nuovo Governo agli sprechi in beni di lusso (che riguarda direttamente i fine wines), o il disappunto di molti importatori per la crescita sconsiderata dei prezzi dei vini di Bordeaux. Eppure, Pechino resta il migliore alleato per il mondo del vino, anche per le etichette di valore, perché passata l’esuberanza iniziale, il potenziale è ancora tutto intatto e da esprimere, persino con maggior consapevolezza, da entrambe le parti.
Infine, le notizie migliori, che arrivano, come spesso accade, dal mondo delle aste, il più vicino al mondo dei grandi investimenti nel vino, dove però la componente emozionale spesso supera quella meramente economica e speculativa. Hong Kong si conferma capitale mondiale delle aste enoiche, e corona un’ottima annata con due appuntamenti da record, le vendite all’incanto di Zachy’s e Christie’s, che hanno toccato, rispettivamente, 6,75 e 9 milioni di dollari. Numeri che non lasciano grossi dubbi sull’appetibilità delle etichette top, visto che buona parte del merito va a Romanée Conti, che fa registrare ricarichi, spesso e volentieri, pari a tre volte la quotazione di mercato.
Ma non sono da meno Mouton Rochschild e Château Latour, in questo podio ideale delle aste, ai cui piedi, però, non c’è solo la Francia: come ricorda Simon Tam, a capo della sezione vino per Christie’s in Cina, “se fino al 2011 il mercato chiedeva solo ed esclusivamente Bordeaux, oggi, in pochissimo tempo, è cresciuto enormemente l’interesse per le etichette italiane, Brunello e piemontesi su tutti, ma anche per spagnoli e qualche californiano”.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025