"E' ancora tutta da giocare in sede europea" la partita del vino che si può invecchiare col trucco. Lo ha detto il ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro commentando il provvedimento in esame a Bruxelles che dovrebbe consentire l'uso di pratiche enologiche capaci di creare una sorta di invecchiamento artificiale del vino. De Castro ha detto che a Bruxelles porrà il problema alla Commissaria europea all'agricoltura Mariann Fischler Boel e, nelle prossime settimane, la riproporrà al vertice dell'organizzazione internazionale della vite e del vino che si riunirà in Spagna per affrontare, fra gli altri, anche il problema delle pratiche di invecchiamento dei vini.
"Siamo in presenza - ha spiegato il ministro - di un forte tentativo, di alcuni paesi nordici e di altri paesi extraeuropei, di modificare le pratiche enologiche attualmente seguite nella produzione di vino. E' una cosa che non possiamo accettare. L'Italia è fra i leader mondiali per la produzione di qualità, e questo tipo di produzione lo dobbiamo difendere per i nostri produttori e anche per i consumatori, i quali devono sapere che tipo di vino bevono e come questo vino è stato realizzato".
De Castro ha rivolto un "forte ringraziamento" al Presidente del Senato Franco Marini che si è espresso a favore di questa battaglia per la difesa della qualità, e in particolare della qualità del prodotto italiano, perché un impegno in questa direzione a livello di istituzioni comunitarie "va affrontato con il sostegno e l'appoggio di tutte le istituzioni nazionali al massimo livello".
Sulle tecniche di invecchiamento artificiale del vino, secondo il ministro, si apre "un confronto ampio, che deve coinvolgere tutti gli aspetti che riguardano il settore. la produzione, quindi, ma anche il mercato. Noi, con la politica delle frontiere aperte non possiamo certo impedire che un prodotto venga venduto, né possiamo obbligare i paesi extraeuropei a produrre seguendo le pratiche enologiche che noi ci siamo dati. Però possiamo fare in modo che le bottiglie di vino che vengono da altri paesi rechino nell'etichetta le informazioni che servano a distinguere quel prodotto da altri prodotti, realizzati in altro modo, e a mettere il consumatore nelle condizioni di sapere ciò che sta acquistando".
Non si tratta sottolinea il ministro, "di essere retrittivi sulle norme in vigore sul territorio della Ue, ma come riuscire a trovare la quadra nei confronti di paesi terzi che vogliono esportare, come Cile, Australia, Sudafrica, Canada, che esportano facilmente e senza nessuna indicazione obbligatoria sulle etichette, che spieghi il tipo di pratica seguita. Il cabernet sauvignon cileno, invecchiato in modo artificiale e quindi con costi e qualità molto contenuti, ad esempio può essere trovato in vendita come se fosse un vero cabernet sauvignon di qualità invecchiato normalmente, ma il consumatore non lo sa".
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