Un secco “no” all’introduzione, in Europa, di nuove pratiche enologiche contemplate dall’accordo con gli Stati Uniti sull’esportazione del vino e che, domani, saranno prese in esame a Bruxelles con le regole per il nuovo euro-vino. A sostenerlo è il mondo del vino italiano (da Coldiretti a Città del Vino, dal mondo imprenditoriale a quello politico) che sostiene che “la pratica enologica di impiegare trucioli di legno nel mosto per simulare l’invecchiamento nelle botti di rovere va decisamente contro la tradizione e l’identità vitivinicola europea e italiana in particolare. E’ una pratica che va contro l’enologia corrente, sempre più orientata alle produzioni di qualità.
Il presidente delle Città del Vino Zambon si augura che “l’Italia sbarri la strada all’impiego di queste pratiche che nulla hanno a vedere con la nostra tradizione enologica”. Ma se domani queste regole venissero adottate “almeno vengano segnalate chiaramente in etichetta”.
“Nella riunione del Comitato Gestione Vino, domani a Bruxelles, i rappresentanti italiani devono esprimere con chiarezza il dissenso dell’Italia sull’introduzione sul territorio comunitario di pratiche enologiche estranee alla tradizione del vino europeo di qualità”. Così Loredana De Petris, senatrice dei Verdi e capogruppo in Commissione Agricoltura, ribadisce il suo appello al Ministro delle Politiche Agricole Alemanno sulle “nuove pratiche enologiche” contemplate dall’accordo con gli Usa sull’esportazione di vino.
“Legalizzare l’aggiunta di trucioli di legno nel mosto - afferma De Petris - gli zuccheraggi, l’aggiunta di acqua o di altre sostanze fino ad oggi vietate, sarebbe un errore in grado di danneggiare l’immagine del vino conquistata dai produttori con decenni di impegno per la qualità”. Fra le “nuove pratiche enologiche” in discussione, c'é l’aggiunta di trucioli di legno nel mosto per simulare l’invecchiamento nelle botti di rovere. “Il vino europeo non deve inseguire i nuovi Paesi produttori sulla strada dei bassi costi di produzione e della scarsa qualità. Ai consumatori bisogna assicurare che i vini a denominazione d’origine rispettino le tradizioni consolidate e non i loro surrogati, a cominciare dall’uso di materie prime di qualità indiscutibile e dal processo di maturazione in botti e/o barrique”.
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