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“Il mondo del vino sta cambiando e l’Istituto deve tenere il passo. Sarebbe bellissimo avere un Master of Wine italiano in un futuro molto prossimo”: a WineNews la responsabile “Education Committee” dell’Institute of Masters of Wine, Debra Meiburg

Italia
La responsabile dell’“Education Committee” dell’Institute of Masters of Wine, Debra Meiburg

“Sarebbe bellissimo vedere un Master of Wine italiano in un futuro molto prossimo, e l’Istituto ha fatto molto per incoraggiare i candidati italiani ad iscriversi al programma. E a dire il vero, abbiamo un gruppo molto promettente di canditati italiani proprio ora, e questo è molto emozionante! L’Istituto deve assicurarsi del fatto che i propri studenti e i propri membri abbiano accesso a vini di tutti gli stili e che si mantengano aggiornati. Sappiamo fin troppo bene che il mondo del vino cambia costantemente, e non vorremmo mai lasciare volontariamente un Paese in secondo piano. L’Italia gioca un ruolo di primo piano nelle nostre discussioni, nei nostri studi e nei nostri esami”. Così a WineNews Debra Meiburg, Master of Wine “residente” in Asia, ad Hong Kong, fresca di nomina come responsabile dell’“Education Committee” dell’Istitute of Master of Wine (www.mastersofwine.org), la più autorevole ed influente organizzazione dedicata alla formazione sul mondo del vino, che conta 353 membri, di 28 nazionalità diverse, da cui manca però, ancora il Belpaese. Che, nel 2014, ha ospitato il “Simposio” dei Master of Wine, a Firenze: “l’Istituto organizza simposi da circa vent’anni, e ad ogni edizione ci sono regioni del vino che competono fra di loro per ospitarli. Siamo stati felici del fatto che fosse stata Firenze nel 2014, è stato uno sfondo favoloso per un evento divertente quanto intenso. Dato che stiamo parlando di un’organizzazione imparziale, l’Istituto non fa favoritismi nei confronti di una particolare Nazione, regione vinicola o organizzazione. Ma siamo molto contenti di avere il sostegno ufficiale di tre soggetti, ovvero Istituto Grandi Marchi, Südtirol/Alto Adige Wines e Trentodoc. Questo assicura l’inclusione di vini e varietà di uve italiane quando vengono organizzati eventi e viaggi sia per i Master of Wine che per gli studenti”. E sul futuro del ruolo dell’Istituto, Debra Meiburg non ha dubbi: “la mission dell’Istituto è quella di promuovere l’eccellenza, l’interazione e l’apprendimento attraverso tutti i settori della comunità enoica globale, e non abbiamo intenzione di allontanarci troppo da questo ideale. L’educazione al vino sta diventando sempre più diffusa, e ci sarà sempre bisogno di coloro che hanno dimostrato di essere esperti a livello globale”. Come i Master of Wine, ovviamente. Che vantano il titolo più difficile da raggiungere, probabilmente, tra tutti quelli che, a livello internazionale, “certificano” la conoscenza del vino. E per questo la crescita del numero dei Master of Wine avvenuta negli ultimi anni, ed in continua progressione, non preoccupa l’istituto in termini di prestigio e credibilità: “dato che il commercio di vino continua a crescere in Asia (e nel mondo, ndr), c’è un bisogno sempre maggiore di incoraggiare la conoscenza ai livelli più alti. Vi assicuro che tutti i Master of Wine sono entusiasti di divenire membri dell’Istituto. Sono fiduciosa sul fatto che gli standard di accesso non si stanno rilassando, e penso che la crescita del numero dei Master of Wine non fa che riflettere l’ottima salute a livello globale sia dell’Istituto che del mondo del vino”.
Istituto che guarda la futuro, dunque, con ottimismo: “l’Istituto non vorrebbe mai “sedersi” sugli allori, dato che al cambiare del mondo del vino, anche noi dovremo fare lo stesso per rispondere a nuovi bisogni e così via. Ad esempio, l’esame dell’Istituto è stato cambiato l’anno scorso allo scopo di esaminare i potenziali Master of Wine su nuovi argomenti”.

Ma si può affermare che la certezza, in un mondo del vino che evolve in continuazione, vede cadere i confini non solo dei mercati, ma anche dei luoghi di produzione, visto che la vigna si pianta ormai in tutto il mondo, è rappresentata dalla triade storica “Italia-Francia-Spagna”, tre Paesi che valgono la metà del vino mondiale, e che rappresentano tre dimensioni del vino differenti?
“Certamente: Francia, Italia e Spagna sono senz’altro Paesi unici nel loro genere - dice la Meiburg - e i loro vini offrono tutti una grandissima varietà e qualità”. E questo vale sul mercato di tutto il mondo, e anche in quello asiatico, che la Meiburg conosce bene.
“La Francia ha sempre mantenuto il primo posto in Asia, ma la situazione si sta evolvendo in tutti i vari mercati asiatici, con regioni sia del Vecchio che del Nuovo Mondo che stanno diventando sempre più preponderanti. I vini di lusso continuano ad essere un trend chiave nei mercati asiatici, e lo abbiamo osservato più recentemente dalla risposta travolgente al nostro tour asiatico con il Brunello di Montalcino. Abbiamo portato l’annata 2011 e non solo a Singapore, Kuala Lumpur, Taipei e Seoul, e fatto il tutto esaurito in ogni città. È senz’altro vero che nel settore dei fine wines il Brunello e il Barolo sono tra i territori che offrono più vini “da collezione” al mondo. D’altro canto, anche gli spumanti continuano ad essere un grosso trend sia in Asia che, in generale, nel mondo, con il Prosecco a rappresentare la star della categoria. Il Prosecco ha avuto un grande successo nel creare una forte identità di brand per sé stesso a livello globale, e l’effetto di questo processo si sta facendo sentire anche in Asia”.

Asia che, in gran parte, poi, vuol dire Cina, mercato sul quale molti, nonostante al grande complessità, scommettono per il futuro. E dove l’Italia, spiega la Meiburg “ha un solido quinto posto tra i Paesi esportatori. Ma la crescita di importazioni di vino italiano non ha saputo tenere il passo con quella delle importazioni di altri Paesi. L’Asia è un mercato che “gira” tramite le relazioni interpersonali, quindi visitarla spesso e incontrare opinion leaders di primo piano è importante. Inoltre, abbiamo avuto modo di notare che sono le realtà che lavorano insieme, come sistema, ad avere il successo maggiore, dato che la priorità numero uno è quella di far crescere la consapevolezza e la conoscenza di un Paese nella sua totalità. Questo vale anche per l’Italia, e una volta che la consapevolezza e la conoscenza del paese saranno stabilite fermamente, sarà più facile e più efficace concentrarsi sulle sotto-regioni. L’educazione è un fattore chiave in Asia. Quindi ci focalizziamo su seminari ed eventi di training personalizzati e pratici, per offrire a consumatori e operatori del settore un coinvolgimento completo con i vini e con le loro Regioni di provenienza. La reputazione, la qualità e la varietà dell’Italia le danno un enorme potenziale, e un grande vantaggio dell’Italia è la fama molto alta dei suoi produttori di rossi. L’Asia è ancora un mercato fortemente focalizzato sui rossi, e questo è un grosso vantaggio”.
Ma di certo quello asiatico è un mercato molto competitivo, ed in rapida evoluzione.
“Generalmente parlando, l’Asia sta ancora esplorando nuove regioni del vino, nuove varietà e così via (così come il resto del mondo), ma la mission di Meiburg Wine Media, per esempio, è quello di introdurre e spiegare questa diversità nei mercati. Abbiamo parlato molto di vino italiano recentemente, e classici a parte, l’Italia del Sud sta di certo prendendo piede, stando alla risposta ottenuta con i seminari che abbiamo tenuto a Vinexpo Hong Kong, per esempio. I vini Australiani di buona qualità e con un buon valore hanno fatto grossi passi avanti in Cina di recente. E anche sulla California, che storicamente è rimasta sempre un po’ indietro rispetto agli altri,recentemente abbiamo notato un interesse crescente, dovuto a una maggiore attività negli ultimi due anni. E questo vale anche per il mercato delle aste. Così come è stato per i vini georgiani, grazie a sforzi concentrati per presentarli ai consumatori e ai commercianti di tutto il Paese”.
Un mondo del vino complesso, che si muove, e che vede eccellenze arrivare da ogni dove, ormai. Ma in fatto di gusti personali, Debra Meiburg non ha dubbi: “tre dei miei vini preferiti di tutto il mondo sono i “tre B”: Barolo, Borgogna e Brunello, ma mi piacciono molto anche i Barbera e gli Aglianico”.

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