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Il Mondo

Vino 2010 si riparte ... Le maggiori 66 cantine italiane... Va in archivio un periodo difficile, con ricavi ed esportazioni in lieve calo. L’exploit di alcune aziende: Toso, Mezzacorona, Martini, Zonin, Verga, Fontanafredda, Soave. Le flessioni di altre: Giordano, Masi, Ruffino, Banfi, Sartori. E la reddività di Antinori, Santa Margherita, Marchesi de’ Frescobaldi, Farnese e Argiolas. Ma in queste settimane dai mercati arrivano segnali incoraggianti... Da mercoledì 21 aprile il Gruppo italiano vini (Giv) comincerà la distribuzione in Italia dei prodotti Carpenè Malvolti, casa spumantistica di Conegliano Veneto. “La famiglia Carpenè fa parte della storia del vino italiano e avere in portafoglio una marca leader del Prosecco di qualità docg, il prodotto e il comprensorio di maggiore sviluppo in Italia, è di grande interesse per Giv, così come è stata a suo tempo l’operazione Bolla, altro marchio di prestigio del made in Italy nel mondo”: Corrado Casoli, neo presidente del gruppo al vertice del mercato italiano, vede rosa. “Credo che abbiamo prodotti, marche, uomini e know how per competere e pensare positivo, pur in un mercato complicato, caratterizzato da una forte tensione sui prezzi”, sostiene. “I consumi mondiali tengono. Il nostro mestiere è quello di cogliere le opportunità e ci sono le condizioni per ripartire bene”. Casoli fa sicuramente parte di quel terzo di imprenditori che nella recenre indagine di Mediobanca sul settore vitivinicolo italiano si dichiara ottimista sulle prospettive del 2010, specie per quanto riguarda i mercati esteri. Non tutti, però, la pensano allo stesso modo. Una larga parte esprime aspettative stabili, una minoranza è pessimista a oltranza. Chi avrà ragione? Di certo l’ultima stagione è di quelle da dimenticare per molti marchi. Ma questo non ha impedito agli operatori doc di continuare a investire in infrastrutture, ricerca e risorse umane, come ha verificato anche un’indagine sul campo del sito Winenews tra cantine grandi e piccole: da Planeta a Venica, dalla Marchesi di Barolo a Caprai o a Bellavista, tanto per cirarne alcune. Non solo. È ancora fresca di inchiostro l’acquisizione della friulana Puiatti da parte del gruppo farmaceutico Angelini, che già opera con i suoi Tenimenti in Toscana e nelle Marche. C’è gran fermento in Valpolicella (specie attorno a marchi come Bertani e Zenato), nel Chianti, in Maremma, in Sicilia. E appaiono pronte a farsi avanti realtà dalle spalle forti, come le Cantine Ferrari della famiglia Lunelli o Santa Margherita. Ma come è andata nel 2009 e qual è il punto di vista delle maggiori aziende vitivinicole del mercato? Come ogni anno “il Mondo” ha stilato la graduatoria delle cantine con più di 10 milioni di fatturato nel 2009. Si tratta di un gruppo di 66 aziende sempre più completo e trasparente, nonostante l’anacronistica resistenza di alcune cantine, anche grandi e famose, a fornire dati completi. I 66 big rappresentano complessivamente un fatturato di 3.203,8 milioni, circa un terzo dell’intero giro d’affari del settore, stimato in 9 miliardi di euro. Il 50,5% del totale deriva dall’export, che chiude per il secondo esercizio consecutivo con un saldo negativo dello 0,26%. In flessione (-0,7%) anche il giro d’affari totale e le vendite in Italia (-1,58%). Dunque un esercizio dal segno meno, anche se, dietro le medie, ci sono situazioni differenziate. Il gruppo delle 66 aziende comprende realtà diverse tra loro per dimensioni, caratura del brand, caratteristiche operative, qualità dei prodotti (etichette cult e bottiglie da 2 euro), con grandi cooperative che comandano al vertice, direttamente e indirettamente. Il numero uno è Giv, con oltre 300 milioni di fatturato (cresciuto del 5% grazie all’integrazione di Coltiva), controllato (ma gestito nella massima autonomia) dalla coop emiliana Cantine riunite & Civ (il presidente per entrambe è Corrado Casoli). Al secondo posto si piazza la corazzata Caviro di Faenza (quella del Tavernello), al terzo la trentina Mezzacorona, che scavalca l’eterna rivale Cavit, segnando la prima grossa novità della classifica 2009. Guidato da Fabio Rizzoli, il consorzio di Mezzocorona sta adottando una strategia efficace, se è riuscito a conquistare tre posizioni in tre anni. “Abbiamo capito fin dagli anni Ottanta che la finanza è parte integrante del nostro business e quindi ci siamo preparati dal punto di vista finanziario”, dice Rizzoli, che ha anche ottenuto il via libera dalla Consob a far emettere alla controllata Nosio (non quotata) un prestito obbligazionario di 10 milioni per un progetto energetico nelle aziende siciliane del gruppo. “Abbiamo investito 20-25 milioni l’anno in tecnologia e questo ci permette di essere competitivi nel panorama mondiale”, aggiunge Rizzoli, per niente preoccupato dell’indebitamento, più di 143 milioni su 146 di fatturato. Anzi. “Ne sono orgoglioso”, afferma: “Tutte le aziende in cui abbiamo investito producono utili e pagano interessi”.

Export record. Entra di forza in testa alla graduatoria, saltando in un anno dal settimo al quarto posto, la Fratelli Martini, azienda privata piemontese, con forte taglio commerciale. “Siamo una grande azienda di produzione con 1.800 contadini che ci conferiscono le uve”, precisa Gianni Martini, presidente e ad dell’azienda, organizzata come un orologio sotto il profilo logistico e commerciale, e molto impegnata sui mercati esteri (95% export). I due principali sbocchi sono Germania e Inghilterra: in questa piazza uno dei marchi del gruppo, Canti, figura al 16esimo posto tra i brand internazionali. Molto più circoscritta, invece, la presenza sul mercato italiano: “Qui non facciamo volumi e promozioni”, commenta Martini: “Lavoriamo per costruire l’immagine”. Completa la cinquina al top, la Cantine riunite & Civ, con un balzo in classifica per effetto della fusione tra le due coop, che registrano insieme una lieve flessione del giro d’affari. Decremento del fatturato (-6%) anche per Caviro. Numero uno per volumi in Italia, l’azienda condotta da Sergio Dagnino, ha chiuso un esercizio che il dg classifica “pesantissimo”, mentre il 2010 non mostra, a suo avviso, miglioramenti. Ciò non ha impedito al marchio di crescere all’estero, sia pure in misura più contenuta rispetto al brillante incremento del 2008. “In questi primi mesi, però, registriamo una ripresa a due cifre dell’export, che dovrebbe farci chiudere a più 20%”, commenta Dagnino, che ben conosce le dinamiche del mercato interno essendo Caviro il terzo operatore (dopo Coltiva e Cantine riunite) nella gdo (grande distribuzione organizzata), il canale attraverso cui passa il 65% del vino imbottigliato italiano. “Il mercato si sta polarizzando: vanno bene solo i brick e le bottiglie da 0,75 litri e tra queste crescono di più quelle sotto i 2 euro”, spiega il dg di Caviro. “Inoltre, i volumi si fanno con le promozioni, mentre aumentano significativamente le referenze: ben 17.600 a scaffale con un crollo delle rotazioni”. Sono otto le aziende che superano i 100 milioni. In pratica, lo stesso numero dello scorso anno, essendo sceso sotto questa soglia il gruppo trentino La-Vis, che sta digerendo con fatica l’ondata di acquisizioni degli scorsi anni. Della rosa degli otto big fanno parte anche Cavit, Marchesi Antinori e Giordano vini, accomunati da una flessione del fatturato per il secondo anno consecutivo. Cavit, in particolare, ha lasciato il podio a causa delle ricadute sul mercato italiano del divorzio dal californiano Gallo (che in pratica ha pesato su due esercizi) e di alcune partite straordinarie nell’area del vino sfuso, settore in caduta libera. Negli ultimi mesi, però, la cantina guidata dal neo dg Enrico Zanoni ha cambiato passo, con un incremento delle vendite del 7% che sale fino al 23,7% nell’export. Tra l’altro il marchio di Ravina riparte da una posizione di forza, vantando il più equilibrato rapporto tra debiti e patrimonio tra gli operatori trentini.

Alti margini. Al settìmo posto la Marchesi Antinori è la casa vitivinicola con i migliori margini operativi di tutto il mercato: il suo rapporto tra ebitda e fatturato ha raggiunto il 37,2%. La flessione del suo consolidato, è conseguenza della fine della distribuzione Krug, la maison di champagne confluita nella holding del lusso Lvmh. Ma non si può escludere che la chiusura di questo rapporto (che valeva circa 8 milioni di introiti) abbia contribuito a migliorare la posizione finanziaria della prestigiosa maison, peraltro sempre molto solida. “Nell’attuale mercato, gli aspetti finanziari sono più importanti di quelli economici”, sostiene Renzo Cotarella, enologo e dg della griffe fiorentina. “I nostri costi non diminuiscono, il prezzo del prodotto cala, i margini anche, e bisogna continuare a investire: è obbligatorio essere forti sotto il profilo finanziario, per essere pronti a ripartire appena cambia il vento”. Il 2010? “L’Italia è un mercato complesso in cui si stenta a recuperare. Non sarà facile crescere”. In fatto di marginalità, Antinori è in buona compagnia. Svetta la Masi di Sandro Boscaini, con un rapporto del 28,80%, come pure la Marchesi de’ Frescobaldi con il 26,70%. In particolare, la casata fiorentina ha ribaltato il decremento del 2008 realizzando una crescita del 7,2%. Sul consolidato ha il suo bel peso la controllata Ornellaia, tra i marchi cult nel mondo. “Ma il nostro è un risultato di gruppo, dovuto al buon andamento sul mercato italiano ed estero”, spiega Leonardo Frescobaldi, presidente del gruppo, che aggiunge: “Nei momenti più complessi si coglie fino in fondo l’importanza di operare con marchi che hanno una buona reputazione”. Quanto al 2010, l’inizio è positivo: “C’è una certa ripresa in Italia, in Germania e in Nord America, dove hanno ricominciato a comprare e a vendere, dopo un anno di politiche di destoccaggio”. Sempre in grande spolvero Santa Margherita con il suo 25,80% di ebitda su fatturato: il gruppo veneto di Luca e Gaetano Marzotto ha registrato performance superiori al 2008, che già aveva segnato il miglior bilancio nella storia dell’azienda guidata da Ettore Nicoletto. Molto presente con le proprie etichette nella ristorazione, Santa Margherita ha risentito del calo dei consumi nel canale horeca in tutto il mondo, e specie in Italia, a seguito delle nuove normative sul consumo di alcolici. “Il 2010 si presenta positivo, dopo un 2009 pessimo, a causa in particolare del mercato Usa, che ha risposto in modo disordinato allo tsunami della finanza mondiale”, dice Nicoletto che ha ottenuto dai suoi azionisti 18 milioni di investimenti in un triennio. Tra i brand del gruppo brilla Ca’del Bosco, che pesa per il 25% sugli introiti totali. Ancora, si collocano sopra il 20% di margini la new entry abruzzese Farnese vini di Ortona (guidata da Camillo De Juliis), la Ruffino dei fratelli Marco e Paolo Folonari (affiancati dai figli Adolfo, Luigi e Francesco), la toscana Barone Ricasoli e la Argiolas in Sardegna. Tocca il 19,20% la griffe siciliana Donnafugata, che è riuscita a mantenere la marginalità del 2008, nonostante la contrazione del fatturato, agendo sui costi. È al 17% il risultato della Tasca d’Almerita di proprietà dei conti Tasca. A corollario degli accordi allacciati con i Guerrieri Gonzaga in Veneto, con la friulana Livon e con la toscana Le pupille, i Tasca hanno appena costituito la newco Tasca distribuzione, per la vendita nell’isola delle etichette delle tre cantine. Chiudono il gruppo dei primi della classe in profittabilità due aziende con un rapporto sopra il 15%: Banfi distribuzione e la coop marchigiana Terre cortesi Moncaro.

Fatturati in discesa. Diverso il contesto operativo in cui si muove Giordano, grande azienda piemontese specializzata nella vendita diretta e controllata dal fondo di private equity P&P, che sta perdendo ricavi (-12%), dopo una crescita sostenuta. La contrazione del giro d’affari è stata arginata nei due mercati di riferimento, Italia e Germania, riducendo i prezzi. “Le indicazioni dei primi due mesi del 2010 registrano ripresa di fiducia e quindi maggiore propensione all’acquisto, ma ci vorrà tempo per tornare ai ricavi e alla marginalità del 2007”, commenta Carlo Boggione, direttore marketing. Sono 28 su 66 le cantine che hanno lasciato il 2009 con un decremento del fatturato. Tra i più accentuati, sopra il 10%, figurano anche Masi, Ruffino, Sartori, Donnafugata, Lungarotti e Banfi. “Sul 2009 incide solo marginalmente la vicenda che ha bloccato per un certo periodo la vendita del Brunello”, sostiene Enrico Viglierco, ad della Banfi, la maggiore azienda di Montalcino, di proprietà della famiglia americana Mariani. “Il fatto è che, con la crisi molto pesante, non è stato facile recuperare le posizioni perse nel 2008, anche perché non abbiamo voluto forzare nuovi acquisti, preferendo attendere lo smaltimento dei magazzini che in alcune piazze, come l’Asia,
erano veramente troppo pieni”. La flessione sui mercati esteri ha penalizzato anche il risultato finale della cantina veronese di Andrea, Paolo e Luca Sartori, nonostante la forte crescita sul mercato domestico, del 18%. Hanno giocato a favore vini di fascia medio-alta legati al territorio e la linea dei vini biologici, mentre è stata avviata la nuova produzione kasher. È scesa in classifica, nonostante il fatturato in lieve crescita, Gancia.

Chi cresce di più. Ponendo come spartiacque un incremento del fatturato superiore al 5%, si trovano nella fascia alta del mercato la casa vinicola Zonin con +7,1%. Guidato da Gianni Zonin, con i figli Francesco (commerciale), Domenico (area tecnica) e Michele (controllo gestione), il gruppo veneto ha bissato la crescita del 2008, guadagnando posti in graduatoria. L’export ha trainato lo sviluppo: “Negli ultimi cinque anni abbiamo scommesso su tre grandi mercati, Inghilterra, Germania e Usa”, racconta Francesco Zonin, “e stiamo ottenendo soddisfazioni anche grazie alla presa diretta attraverso le controllate Zonin Usa e Zonin Uk, a riprova che una buona struttura commerciale offre più chance”. Il 2010 appare positivo. “I consumi si sono assestati e sebbene sia difficile tenere le posizioni, l’andamento del primo trimestre ci spinge all’ottimismo: sono convinto, peraltro, che il consumatore non cercherà tanto il prezzo più basso, quanto il vino più buono”. Sul mercato italiano è, comunque, più dura: “La business unit Gianni Zonin Vineyard, che comprende nove aziende agricole, comincia ad assumere un peso notevole e abbiamo deciso di sostenerla con una struttura di vendita più ramificata sul territorio”. Tra le lepri del mercato c’è la cantina di Soave, che sfoggia un +18% grazie anche all’incorporazione della cantina Montecchia di Crosara. Il record della maggiore crescita del 2009 tocca alla Toso di Cossano Belbo (Cuneo). Lazienda piemontese di Gianfranco (ad), Massimo e Piero Toso, sta per varare un nuovo impianto fotovoltaico che andrà a coprire il 15% della richiesta energetica della casa, mentre proseguono gli investimenti sulla strada dell’innovazione della struttura produttiva, della certificazione dei prodotti e dei processi. Crescite brillanti anche quelle di Fontanafredda, Valdo spumanti, Natale Verga, Produttori di Valdobbiadene, Rocca delle Macìe, Carlo Pellegrino e Cavicchioli. Quest’ultima ha registrato incrementi a due cifre nelle linea spumanti (Castel Faglia in Franciacorta e Bellei in Emilia), mentre all’estero ha perso posizioni. “L’approvazione della nuova doc Modena ha risvegliato il mercato generando un incremento delle vendite del 20% nel primo trimestre 2010”, informa Sandro Cavicchioli, alla guida, con il fratello Claudio del gruppo di San Prospero, specializzato nella produzione di Lambrusco. Vale a dire il vino che risulta il più gettonato nella gdo, seguito da Chianti e Montepulciano d’Abruzzo, mentre Negroamaro, Syrah e Bianco di Custoza registrano le crescite maggiori (rilevazione Iri-Infoscan per Vinitaly).

New entry. Ancora una cantina sprint: è l’Umberto Cesari di Castel San Pietro (Bologna), impegnata da 40 anni nella valorizzazione del vitigno Sangiovese. Con 10,7 milioni di ricavi (+7,80%) è una new entry della graduatoria come la Chiarli 1860 (32,5 milioni, 32mo posto). Legata al mondo del Lambrusco e leader nelle vendite nella gdo, l’azienda emiliana è legata da 150 anni alla famiglia Chiarli, arrivata alla quarta generazione con i fratelli Anselmo e Mauro in cabina di regia. Chi sono gli altri volti nuovi della graduatoria 2009? Mionetto con 44,8 milioni: storica cantina di Valdobbiadene, fa oggi capo al gruppo tedesco Hernkell & co Sektkellerei (tra i maggiori produttori europei di bollicine), ed è guidata dal dg Pietro Stangherlin. Con 10,6 milioni, ecco Bisol, la boutique del Prosecco guidata da Gianluca Bisol, mentre Bertani, storico marchio dell’Amarone, è appena sotto i 10 milioni. Al di là delle punte positive e negative, la graduatoria ospita aziende che hanno voglia di crescere, anche grazie alla discesa in campo delle ultime generazioni. È, per esempio, il caso di Pasqua (40,6 milioni di fatturato). L’azienda veneta guidata dai fratelli Carlo, Giorgio e Umberto Pasqua, vede al lavoro la terza generazione della famiglia, rappresentata da Carlotta (si occupa delle pr), Riccardo (marketing e mercato Usa) e Giovanni (enologo), che sta dando un passo nuovo anche allo stile dei vini. Non poche le novità ai vertici aziendali. Tra le tante, Denis Jus ha assunto la presidenza della Cooperativa La Delizia e Andrea Montorfano è il nuovo managing director del polo vini Campari.

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