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Il Mondo

Se brinda lo straniero ... L’export ha salvato i conti 2010 con un balzo del 9%. Con i consumi interni a crescita zero. E nel futuro vinceranno solo le aziende più forti e strutturate... Classifiche. Le maggiori 69 cantine italiane... Il 2010 è stato l’anno della svolta, dopo il disastroso 2009, grazie soprattutto all’export. Il 2011 si è aperto con segni incoraggianti di ulteriore ripresa. Non per tutti, però. Sono andate bene, e continuano su questa strada, le aziende con un forte brand e una buona organizzazione, che hanno investito in campagna, in cantina, nell’assetto distributivo e in promozione. Solo loro stanno recuperando quanto perduto nel critico biennio 2008-2009, che ha bruciato 20 anni di crescita del settore. Tutti gli altri soffrono e fanno passi indietro. È questa l’ultima istantanea del mercato italiano del vino. Un settore colpito dalla crisi meno di altri comparti produttivi, ma molto difficile, dove per non perdere posizioni “si deve lavorare con tre coltelli tra i denti”, per dirla con Francesco Zonin, uno dei più importanti operatori della nuova generazione imprenditoriale del vigneto Italia. Il fatto è che il mercato non cresce in volumi. Dopo il lungo calo, i consumi sono praticamente fermi e questo significa che chi incrementa il fatturato lo fa a spese di altri, con un continuo travaso tra aziende. Non solo. “Continuano, specie in alcune zone del Sud e del Centro Italia, le difficoltà degli agricoltori, perché i tempi non sono allineati e l’onda della ripresa non è ancora arrivata alla produzione”, sostiene Emilio Pedron, alla guida della piccola Bertani, l’azienda più contesa del mercato. E già. Perché in barba alla difficile congiuntura c’è chi è pronto a investire grosse cifre, come dimostra la sfida per la conquista dell’etichetta veneta che ha visto confrontarsi in prima battuta la famiglia Lunelli, proprietaria delle Cantine Ferrari, e il gruppo Santa Margherita, prima che scendessero in campo altri attori, a quanto pare con offerte molto elevate. Tra questi la famiglia Veronesi, proprietaria di Calzedonia, che ha deciso di diversificare il suo business, e il gruppo farmaceutico Angelini (che già conta aziende in Toscana, Marche e Friuli). Come si dice, l’appetito vien mangiando. E infatti il Giv, dopo essersi aggiudicato la distribuzione in Italia del Prosecco Carpenè Malvolti (operazione già conteggiata nel bilancio 2010), ha aperto il 2011 infilandosi di prepotenza nel mercato del Lambrusco, con l’acquisizione delle Cantine Cavicchioli di San Prospero (Modena), tra le aziende leader della denominazione, che porterà in dote al primo gruppo del mercato più di 25 milioni di ricavi. Ma, al di là dello scenario, che cosa emerge dalla tradizionale classifica del Mondo sui bilanci 2010? La graduatoria delle cantine con più di 10 milioni di fatturato comprende 69 marchi, contro i 66 del 2009. Mancano quest’anno all’appello due aziende che erano state sempre presenti: la siciliana Calatrasi alle prese con “una consistente ristrutturazione finanziaria” e il gruppo La Vis, commissariato lo scorso anno. Le 69 aziende rappresentano complessivamente un fatturato di 3.459 milioni, circa un quarto del giro
d’affari riconducibile al mercato del vino, pari a 13,5 miliardi, secondo l’osservatorio di Banca Mps che considera però l’intera filiera del settore. La variazione del fatturato torna positiva dopo la caduta del 2009: il totale cresce del 6,36%, le vendite Italia del 3,2% e l’export del 9,22%. Le percentuali risultano coerenti con il preconsuntivo 2010 stilato da Mediobanca sulla base dei dati di 103 società: +5% il totale, +2,1% Italia, +8,5% estero. Importante l’export che incide per il 51,8% sul fatturato complessivo, per un controvalore di 1.782 milioni, segnando per di più una crescita sostenuta che ha salvato il risultato di molte aziende e, più in generale, del settore.

Dominio delle coop al vertice. Come sempre, uscendo dalle medie emergono grandi differenze tra realtà peraltro molto diverse tra loro per dimensioni, importanza del brand, portafoglio prodotti, con una forte componente cooperativa che occupa d’imperio anche il vertice della graduatoria. Basti pensare al balzo compiuto dall’emiliana Cantine riunite & Civ, grande produttrice di Lambrusco, diventata la numero uno del mercato dopo l’acquisto del Giv, con un fatturato consolidato di 450 milioni, quasi due volte e mezzo il giro d’affari della seconda in classifica, la coop romagnola Caviro. Questa ha girato la boa del 2010 con una flessione del fatturato Italia, mentre cresce a due cifre l’export sul quale si concentrano da tre anni gli investimenti aziendali. Morale: Caviro è la seconda azienda italiana in Inghilterra, la prima in Russia, e in Germania il suo famoso Tavernello è il vino made in Italy più bevuto con 2 milioni di litri venduti. Numero uno per volumi (176 milioni di litri divino), la Coop di Faenza ha la leadership nella grande distribuzione con 120 milioni di incassi nel 2010, pari a una quota di mercato del 9%, grazie ai prodotti a marchio Tavernello, Volorosso, Castellino, Brumale, Botte Buona. In più ha movimentato lo scorso anno il sempreverde mercato del vino frizzante, con il lancio del Tavernello in bottiglia, dando sicuramente fastidio alla leadership in questo comparto del gruppo Riunite (con i marchi Maschio e Turà). Terzo posto, terza coop: Mezzacorona mantiene la sua posizione, nonostante la lieve flessione del fatturato, dopo anni di crescita impetuosa e investimenti che hanno pesato sul forte indebitamento aziendale. “L’utile dimostra che stiamo mettendo bene a frutto i nostri investimenti” dice Claudio Rizzoli, ad di Nosio, subholding del gruppo per commercializzazione e investimenti. “Il nostro obiettivo, del resto, è la remunerazione dell’uva dei soci e nel 2010 siamo stati leader in Trentino con una resa media di 90 euro al quintale, confermandoci la prima azienda cooperativa in Italia per valore del conferito, pari a più 40 milioni di euro”. È un’azienda privata, la piemontese Fratelli Martini, a rompere il monopolio delle coop alla testa della graduatoria. Di proprietà di Gianni Martini, che nel 2010 ha liquidato il cugino Piero restando unico titolare, l’azienda opera soprattutto all’estero (export 95%) con una presa fortissima in Inghilterra e in Germania e buone performance in Russia. L’aumento di fatturato (che tocca 152 milioni se si considera anche l’attività delle aziende agricole non consolidate) è superiore al 10% e si deve anche “all’incremento dei prezzi di quasi tutti i vini e al buon andamento del lavoro nell’area non brand (etichette prodotte in esclusiva per clienti, ndr)”, precisa Martini. Che svela: “Il mio progetto a questo punto è di raddoppiare il lavoro in Italia”. Sono nove le aziende che vantano un fatturato superiore ai 100 milioni. Una in più del 2009, grazie al balzo della Casa vinicola Zonin, favorito da un incremento del 18%. Questo è determinato da una crescita del 32% sui mercati esteri, con punte di eccellenza in Usa e Brasile. “Abbiamo anche avuto un bel rimbalzo in Russia, dopo il 2009 negativo, ed è andata bene anche in Germania, dove siamo leader con 7 milioni di bottiglie di Prosecco vendute; in Inghilterra, dove abbiamo triplicato le vendite in un anno e nel Nord Europa”, racconta Francesco Zonin, a capo dell’area commerciale del gruppo veneto guidato dal padre Gianni, coadiuvato anche dagli altri due figli: Domenico (area tecnica) e Michele (controllo gestione). Per il terzo anno consecutivo Zonin cresce sopra la media all’estero, grazie all’efficace struttura commerciale che ha due capisaldi nella Zonin Usa e nella Zonin Uk. E in Italia? Se il Prosecco rappresenta la colonna del brand Zonin, incidendo per il 20% sul fatturato totale, “vanno sempre meglio anche le nove aziende agricole raccolte nella Gianni Zonin Vineyard”, osserva Francesco. “Il mercato è, però, lento e difficile, bisogna investire molto in risorse umane e nel vigneto, contando anche sulla forza del marchio”. Acquisizioni in vista? “Se guardiamo i benefici che hanno portato i nostri investimenti nella distribuzione ci rendiamo conto che è questa la scelta giusta, unita alla qualità, almeno per due anni”, afferma Zonin. “Poi se ne riparlerà”. L’olimpo dei nove big si completa con Cavit, Marchesi Antinori e Giordano. La grande coop di Trento si conferma al sesto posto e sotto la direzione del dg Enrico Zanoni ha ribaltato il risultato negativo dello scorso anno con un progresso del 5,8%. Al settimo c’è Marchesi Antinori, che sfoggia ancora una volta i margini operativi più elevati del mercato, guidando la graduatoria stilata in base al rapporto tra ebitda e fatturato. Non solo: dopo la flessione del 2009, il fatturato della griffe fiorentina è tornato a correre, mettendo a segno un incremento superiore al 12% che esprime un progresso notevole anche sul mercato italiano. Soddisfatti a Palazzo Antinori? “Tenuto conto del momento, i numeri sono buoni, anche perché realizzati senza toccare il prezzo medio dei prodotti e le modalità di vendita, in pratica senza mettere in discussione 30 anni di politica commerciale e riuscendo per di più a migliorare la situazione finanziaria, aspetto decisivo in anni difficili”, rileva Renzo Cotarella, dg ed enologo del gruppo, attribuendo il forte recupero alla “organizzazione corretta, alla forza della marca e alla qualità dei prodotti”. Il 2011? “È cominciato bene, con incrementi a due cifre e anche il mercato dà segni di recupero”, dice Cotarella, che aggiunge: “Viviamo in un mondo in cui aspetti emozionali giocano un ruolo importante: se il business non riceve contraccolpi rimane sano e cresce, sono talmente ottimista da pensare che forse tra dieci anni potremmo non avere abbastanza vino”. Rimonta Giordano all’ottavo posto: “Dopo un biennio complicato abbiamo recuperato le posizioni perdute”, fa notare Simonpietro Felice, ad dell’azienda piemontese specializzata nella vendita diretta e controllata dal fondo di private equity P&P (il 25% è della famiglia Giordano). L’incremento di fatturato è avvenuto sia in Italia (“Ma è stato necessario abbassare i listini”, ammette Felice) sia all’estero “dove invece i prezzi sono lievemente aumentati, a fronte di un incremento qualitativo”. Per il 2011 “contiamo di riportare i margini attorno al 12%, misura sufficiente di profitti per investire soprattutto in qualità”, dice Felici, che sottolinea: “La proprietà crede nel canale della vendita diretta, settore non sviluppato in Italia nel quale siamo l’unico player di una certa dimensione, e ha un obiettivo di lungo periodo, di almeno dieci anni”. Fin qui gli over 100 milioni. E al di sotto?

Alti utili. È uno dei dati più significativi della graduatoria quello che mette a fuoco i margini operativi delle aziende. Tenendo conto del rapporto ebitda-fatturato, i campioni 2010, e cioè le cantine che vantano un indice superiore al 20%, sono in tutto dieci. Dopo il primo della classe Antinon, ecco le Cantine Ferrari dei Lunelli, che svelano per la prima volta i dati economici dell’azienda, conquistando di botto la seconda posizione con il 35%. La casa trentina ha largamente recuperato la flessione dei ricavi 2009. “Riprendiamo la nostra crescita potendo anche contare su una più ampia gamma di millesimati, dopo la creazione delle due nuove etichette frutto di una lunga e segreta ricerca custodita in cantina per molti anni”, sostiene Matteo Lunelli, vicepresidente Ferrari e ad della holding. “Ci siamo rimessi in gioco dopo più di cento anni di storia”, dice ancora Lunelli “e siamo pronti a crescere per linee esterne: abbiamo l’ambizione di essere un polo aggregante per marchi di prestigio che possono contare sul nostro know how e la nostra forte rete distributiva”. Terza in profittabilità la Masi agricola condotta da Sandro Boscaini, Mister Amarone, come recita la copertina di un libro della Marsilio, per il suo impegno nell’affermazione dei vini veneti nel mondo. “Nel 2010 ha funzionato la nostra strategia: mantenimento dei prezzi, nonostante la tendenza al ribasso di molti produttori; partner distributivi di alta qualificazione in Nord America; ristrutturazione del network distributivo in Italia”, commenta Boscaini, che sfodera anche il secondo più forte incremento di fatturato del mercato. Al quarto posto il gruppo Santa Margherita che ha chiuso il miglior bilancio della sua storia e, al quinto, la cantina sarda Argiolas, la più importante realtà della regione. Con un indice del 27,6% Marchesi de’ Frescobaldi si piazza al sesto posto, bissando il risultato dello scorso anno e realizza anche un sostanzioso incremento di fatturato. “L’azienda ha funzionato bene, ma soprattutto le nostre bottiglie si stappano con piacere”, scherza Leonardo Frescobaldi, presidente della famosa griffe fiorentina che raccoglie sotto di sé storiche tenute, come Nipozzano, Castelgiocondo, Pomino, Castiglioni, Ornellaia (la cantina bolgherese tra le più note al mondo), Tenuta Ammiraglia, l’ultima nata in Maremma. Al settimo posto si trova una new entry della classifica: è Cusumano, giovane cantina siciliana di Partinico Palermo, guidata dai fratelli Diego e Alberto Cusumano. Due cantine toscane, la Barone Ricasoli e Ruffino, si dividono l’ottavo e il nono posto. Chiude la campana Mastroberardino: “Le prospettive 2011 sono di ulteriore crescita, con l’obiettivo di superare i parametri antecedenti all’inizio della crisi”, dice l’ad Giancarlo Calise. Ha mancato di un soffio questa lusinghiera top ten la boutique del prosecco Bisol, con il suo 19,8%. Interessanti anche i margini di Tasca d’Almerita (16%), Donnafugata (15,8%), Umberto Cesari (15,6%), Terre Cortesi Moncaro (15,5%), Bertani (15,2%).

Chi cresce di più. Dai profitti ai fatturati svetta al comando della graduatoria degli incrementi superiori al 10% Umberto Cesari di Castel San Pietro (Bologna) con un +24,5%. “Il 2010 è stato positivo, grazie anche a importanti investimenti a supporto dei nostri partner in Nord America, Svizzera e Far East, ai nuovi prodotti della linea Moma e alla maggiore comunicazione sul web”, annuncia Gianmaria Cesari, alla guida dell’azienda, con la sua famiglia. Tra le lepri del mercato, anche Genagricola (la holding agricola del gruppo assicurativo Generali ha ribaltato la flessione del 2009), La Delizia, Marchesi di Barolo, Banfi e Gestione Piccini (pure in questi due casi si registra un’inversione di marcia). Appena sotto il 10% è il risultato conseguito dalla Valdo, tra i leader in Italia nel segmento del Prosecco e degli spumanti. Così come hanno rilievo le crescite nel difficile mercato domestico della siciliana Duca di Salaparuta, Berlucchi, Caldirola, Sartori, Fontanafredda, Farnese vini e in particolare Toso che si segnala con un +22%. Da segnalare molti passaggi dal segno meno al segno più. Come quelli di Mionetto, Feudi di San Gregorio, Sartori, Carpenè Malvolti, Planeta, Umani Ronchi e Lungarotti. “Un risultato significativo perché ottenuto in un anno in cui abbiamo cambiato importatore in Paesi chiave come Usa, Giappone e la provincia dell’Ontario in Canada, con l’inevitabile stasi di export che si registra in questi casi. Inoltre, in Italia abbiamo registrato un incremento del 5% per i vini categoria super premium, un dato molto importante nel rafforzamento dell’immagine azienda”, dice Chiara Lungarotti alla guida della bella azienda umbra, con la sorella Teresa Severini.

Qui si perde fatturato. Nel 2009 erano 28 su 66 le cantine con segno meno davanti al fatturato totale; nel 2010 sono otto su 69, con percentuali di decremento molto più contenute. È il caso di Caviro (-3%), Mezzacorona (-1%), Cantina Ponte (-2,7%), Masciarelli (-6,2%), Donnafugata (-5%), Castelnuovo del Garda (-3,8%), Fazi Battaglia (-0,4%). In particolare, quest’ultima cantina marchigiana di proprietà della famiglia Sparaco Giannotti, ha ceduto nel febbraio scorso la Fb trading, società di importazione di superalcolici di nicchia e champagne, per concentrarsi nel solo settore vino incardinato nei tre brand: Fazi Battaglia, Fassati e Greto delle Fate in Toscana. È dell’1,9% la flessione di Pasqua, provocata, unico caso, dall’export (-4,2%). C’è un perché: “In Gran Bretagna, secondo mercato per importanza dopo il Canada, abbiamo rinunciato a forniture con bassi margini per un’azione a maggior valore aggiunto di lungo periodo”, spiega il presidente Umberto Pasqua. In sette casi, infine, il fatturato è cresciuto grazie all’export che ha compensato la caduta in Italia: è stato così per Cantine riunite, Cavit, Ruffino, Chiarli 1860, Carpenè Malvolti, Rocca delle Macie, Tasca d’Almerita.

New entry. Oltre a Cusumano e Astoria vini, entrano in graduatoria: Cantine Sgarzi di San Pietro Terme (Bologna) con 21 milioni, la veneta Enoitalia con 78,4 e Collis group, consorzio di secondo grado tra cantina di Colognola ai Colli e Cantine dei Colli Berici, con 3 mila soci e 51,6 milioni di fatturato. Ultima comparsa, invece, per Cavicchioli, ormai sotto il cappello Giv. Sandro e Claudio Cavicchioli, però, non hanno perso il vizio: forniranno al Giv per otto anni le uve dei vigneti di proprietà, e soprattutto continueranno a fare spumanti e lambruschi metodo classico con le due aziende, Bellei a Sorbara (che Sandro Cavicchioli chiama “il reparto corse”) e Castelfaglia in Franciacorta, della quale, tra l’altro, hanno preso il controllo totale acquisendo il 50% che era rimasto in mano alla famiglia Barboglio.


Nella tabella, la graduatoria delle maggiori imprese vitivinicole italiane con più di 10 milioni di fatturato...


In nove nel club dei 100 milioni

1 Gruppo Italiano Vini. Fatturato in milioni 2010: 328,00

2 Caviro. Fatturato in milioni 2010: 187,10

3 Gruppo Mezzacorona. Fatturato in milioni 2010: 145,00

4 Cantine Riunite & Civ. Fatturato in milioni 2010: 140,00

5 Fratelli Martini. Fatturato in milioni 2010: 138,00

6 Cavit. Fatturato in milioni 2010: 136,10

7 Marchesi Antinori. Fatturato in milioni 2010: 131,80

8 Giordano Vini spa. Fatturato in milioni 2010: 124,40

9 Casa Vinicola Zonin. Fatturato in milioni 2010: 107,00

10 Santa Margherita. Fatturato in milioni 2010: 86,30

11 Cantina di Soave. Fatturato in milioni 2010: 81,00

12 Marchesi de’ Frescobaldi. Fatturato in milioni 2010: 79,60

13 Enoitalia. Fatturato in milioni 2010: 78,44

14 F.lli Gancia. Fatturato in milioni 2010: 74,50

15 Polo Vini Gruppo Campari. Fatturato in milioni 2010: 66,00

16 Cinzano Spumanti. Fatturato in milioni 2010: 65,80

17 Masi Agricola. Fatturato in milioni 2010: 64,00

18 Ferrari Fratelli Lunelli. Fatturato in milioni 2010: 56,50

19 Banfi Distribuzione. Fatturato in milioni 2010: 54,70

20 Ruffino. Fatturato in milioni 2010: 53,16

21 La Gioiosa spa. Fatturato in milioni 2010: 52,50

22 Casa Vinicola Caldirola. Fatturato in milioni 2010: 52,00

23 Collis Veneto Wine Group. Fatturato in milioni 2010: 51,60

24 Mionetto. Fatturato in milioni 2010: 49,00

25 Duca di Salapruta. Fatturato in milioni 2010: 44,60

26 Guido Berlucchi. Fatturato in milioni 2010: 44,15

27 Cantina Settesoli. Fatturato in milioni 2010: 42,80

28 Fontanafredda. Fatturato in milioni 2010: 40,66

29 Pasqua vigneti e cantine. Fatturato in milioni 2010: 39,80

30 Gestioni Piccini. Fatturato in milioni 2010: 36,00

31 Valdo Spumanti. Fatturato in milioni 2010: 35,60

32 Casa Vinicola Sartori. Fatturato in milioni 2010: 35,50

33 Cielo e Terra. Fatturato in milioni 2010: 34,00

34 Chiarli 1860. Fatturato in milioni 2010: 33,10

35 Cecchi. Fatturato in milioni 2010: 32,10

36 Cantina Ponte. Fatturato in milioni 2010: 31,60

37 Toso. Fatturato in milioni 2010: 29,80

38 Casa Vinicola Natale Verga. Fatturato in milioni 2010: 29,50

39 Cavicchioli. Fatturato in milioni 2010: 29,20

40 Terra Moretti. Fatturato in milioni 2010: 27,63

41 Farnese Vini. Fatturato in milioni 2010: 27,38

42 Cant. Produttori Valdobbiadene. Fatturato in milioni 2010: 26,70

43 Astoria Vini. Fatturato in milioni 2010: 25,57

44 Terre Cortesi Moncaro. Fatturato in milioni 2010: 23,55

45 Carlo Pellegrino. Fatturato in milioni 2010: 23,06

46 Carpenè Malvolti. Fatturato in milioni 2010: 22,20

47 Cantine Sgarzi Luigi. Fatturato in milioni 2010: 21,00

48 Viticoltori Friulani La Delizia. Fatturato in milioni 2010: 20,90

49 Masciarelli. Fatturato in milioni 2010: 20,35

50 Rocca delle Macie. Fatturato in milioni 2010: 20,30

51 Gotto d’Oro. Fatturato in milioni 2010: 20,00

52 Feudi di San Gregorio. Fatturato in milioni 2010: 19,80

53 Barone Ricasoli. Fatturato in milioni 2010: 18,50

54 Cant. Prod. San Michele Appiano. Fatturato in milioni 2010: 15,70

55 Cusumano. Fatturato in milioni 2010: 15,30

56 Tasca d’Almerita. Fatturato in milioni 2010: 14,66

57 Mastroberardino. Fatturato in milioni 2010: 14,26

58 Donnafugata. Fatturato in milioni 2010: 13,98

59 Umberto Cesari. Fatturato in milioni 2010: 13,40

60 Argiolas. Fatturato in milioni 2010: 13,40

61 Cantina di Castelnuovo del Garda. Fatturato in milioni 2010: 12,48

62 Planeta. Fatturato in milioni 2010: 12,33

63 Genagricola. Fatturato in milioni 2010: 12,05

64 Bisol. Fatturato in milioni 2010: 11,90

65 Fazi Battaglia. Fatturato in milioni 2010: 11,03

66 Cav. G. B. Bertani. Fatturato in milioni 2010: 10,50

67 Gruppo Lungarotti. Fatturato in milioni 2010: 10,30

68 Marchesi di Barolo. Fatturato in milioni 2010: 10,17

69 Azienda Vinicola Umani Ronchi. Fatturato in milioni 2010: 9,90.


Top ten dei margini: in testa Antinori

1 Marchesi Antinori 37,7%

2 Ferrari Fratelli Lunelli 35,0%

3 Masi Agricola 31,4%

4 Santa Margherita 29,0%

5 Argiolas 29,0%

6 Marchesi de’ Frescobaldi 27,6%

7 Cusumano 24,2%

8 Barone Ricasoli 22,0%

9 Ruffino 21,9%

10 Mastroberardino 20,0%


Maggiori incrementi di ricavi: Cesari, Masi e Zonin davanti a tutti

Umberto Cesari 24,5%

Masi Agricola 19,0%

Casa Vinicola Zonin 18,0%

Genagricola 17,0%

Viticoltori Friulani La Delizia 15,5%

Marchesi di Barolo 14,6%

Polo Vini Gruppo Campari 13,7%

Barone Ricasoli 13,0%

Bisol 12,6%

Gestione Piccini 12,5%

Marchesi Antinori 12,2%

Marchesi de’ Frescobaldi 11,8%

Cantina Settesoli 11,7%

Banfi Distribuzione 10,8%

Cinzano 10,5%

Fratelli Martini 10,4%

Giordano 10,0%

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