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Il Premier-vigneron e il Presidente-viticoltore: Bettino Ricasoli e Luigi Einaudi, statisti, uomini delle istituzioni ai massimi livelli, nei cui destini incrociati ci sono le “nuove Italie” e il vino. Ricordo-tributo di WineNews per #Vinitaly50Story

La dose principale del profumo e del vigore dal Sangiovese, l’amabilità dal Canaiolo per temperare la durezza, e la leggerezza della Malvasia, infine, della quale fare a meno nel caso dell’invecchiamento: nel 1872, dopo un’instancabile ricerca, ma con la stessa caparbietà senza la quale l’unità d’Italia non si sarebbe fatta, il “Barone di Ferro” Bettino Ricasoli, nel suo Castello di Brolio in Toscana, scriveva così la formula del vino “perfetto”, diventata poi quella del Chianti Classico. Premier-vigneron, tra gli artefici del Risorgimento italiano, nel 1861, fu secondo Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, succendo a Cavour. È nella terra di quest’ultimo, le Langhe, e più precisamente a Dogliani, che nel 1897, a soli 23 anni, un altro instancabile studioso, acquista la settecentesca cascina di S.Giacomo, primo tassello dei Poderi Einaudi: Luigi Einaudi, le cui lungimiranti previsioni economiche, accanto al desiderio di recuperare le antiche terre di famiglia, si sarebbero poi realizzate, dalla produzione di Dolcetto a quella di Barolo. Presidente-viticoltore, tra i padri della Repubblica Italiana, anche quando dal 1948 fu eletto secondo Presidente della Repubblica, non mancò mai all’appuntamento con la vendemmia. Due statisti, due uomini delle istituzioni ai massimi livelli, nei cui destini incrociati c’è anche il vino, tra i primi ad aver capito che la rinascita delle “nuove Italie” poteva e doveva partire anche dai grandi vini. È il ricordo-tributo di WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, a Barone Ricasoli e Poderi Luigi Einaudi, cantine che hanno scritto la storia dell’Italia del vino e la storia dell’Italia stessa grazie ai loro più illustri antenati. Un racconto di vino & politica, di cui tante pagine sono state scritte, per #Vinitaly50Story, la cronistoria di mezzo secolo di Vinitaly e del vino italiano, attraverso le storie dei suoi personaggi, per i primi 50 anni della rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 10-13 aprile; www.vinitaly.com), che, per la prima volta, sarà inaugurata proprio da un Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, cui seguirà la visita ufficiale del Premier Matteo Renzi.
Se la politica fu il campo di attività principale di Bettino Ricasoli - per due volte Primo Ministro dopo l’Unità d’Italia sotto il Re Vittorio Emanuele II (nel 1861, dopo Cavour, e nel 1866), più volte Ministro, e sindaco di Firenze - una sfida ambiziosa accompagnò il Barone di Ferro per tutta la vita, tra i preparativi per la spedizione di Garibaldi, l’annessione della Toscana al Regno di Savoia e il plebiscito di adesione alla monarchia costituzionale: la creazione di un vino “sublime”, come lo erano i grandi vini di Bordeaux e Borgogna, al Castello di Brolio, l’azienda ereditata dal padre, di proprietà dei Ricasoli fin dal XII secolo. Niente fu lasciato intentato dal Barone di Ferro, con una grande fiducia nei progressi della scienza, per cercare di ottenere quel vino nel territorio “a questo più vocato”, il Chianti, ossessionato dalla troppa “ruvidezza” che il vino allora prodotto presentava. Finché quella stessa caparbietà che gli permise di interpretare la viticoltura e il suo sistema socio-economico in chiave assolutamente moderna, lo condusse alla formula “perfetta”, fissata per sempre in una famosa lettera indirizzata al professor Cesare Studiati dell’Università di Pisa, oggi alla base del Chianti Classico, che compie 300 anni dal bando del Granduca Cosimo III de’ Medici che ne delimitava i confini, e grazie anche a uomini come lui.
Nella lungimirante visione di Luigi Einaudi - economista, accademico, giornalista ed autore di numerose pubblicazioni, Senatore del Regno nel 1919, Governatore della Banca d’Italia dal 1945 al 1948, membro della Consulta e poi dell’Assemblea Costituente nel 1946, Ministro delle Finanze e del Tesoro del quarto governo De Gasperi - c’erano i luoghi dell’anima della vera tradizione vitivinicola piemontese contadina, e la valorizzazione del territorio di Dogliani, in grado di esprimersi con vini di elevata qualità, prodotti nelle migliori posizioni, e al tempo stesso accessibili a un consumo anche quotidiano. Raccogliendo l’eredità morale del Professore, come veniva rispettosamente chiamato dai suoi concittadini, amante della terra “resa feconda dal sudore degli uomini che la lavorano”, nel corso della propria storia i Poderi Luigi Einaudi sono cresciuti acquisendo numerosi vigneti sempre scelti rispettando la regola che un grande vino può solo provenire da una grande vigna e da un grande terroir, dal cru San Luigi a Dogliani al cru Cannubi a Barolo.

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