Il presente, e ancora di più il futuro, del commercio enoico, passa per lo shopping online. Ma quanto pesano realmente le compravendite in rete, e chi sono i wine lover che preferiscono internet? Secondo l’ultimo studio di Nielsen, ripreso dal “Wine Spectator” (www.winespectator.com), a far volare gli acquisti sul web, più dei neofiti e dei giovani, almeno sul mercato Usa, è il nocciolo duro degli eno appassionati. Attenzione però, perché l’online, comunque, pesa ancora poco: “riguarda - spiega Michael Osborne, fondatore e vice presidente per il merchandising di “Wine.com” - meno del 2% delle bottiglie acquistate ogni anno negli Stati Uniti. Categorie come quelle delle scarpe o dei vestiti hanno una penetrazione decisamente maggiore”. Sempre secondo i dati raccolti da Nielsen, l’80% degli acquisti avvengono ancora oggi nei luoghi tradizionali, come i negozi di alimentari o le enoteche.
Eppure, l’online ha sicuramente i suoi vantaggi, tra tutti la possibilità per cantine e rivenditori di raggiungere in maniera diretta un grande pubblico, almeno potenzialmente. Ma per capire come muoversi è fondamentale sapere chi compra vino online e chi no, e scoprirne il motivo, come ha fatto lo studio condotto da ricercatori della California Polytechnic University di San Luis Obispo, che prova a gettare luce sull’universo dei compratori online. Sulla base di un sondaggio su 3.000 consumatori, i ricercatori hanno scoperto che gli acquirenti di vino on line sono in maggioranza uomini, di età superiore ai 40 anni, sposati con figli con un reddito familiare alto. L’aspetto fondamentale è che si tratta perlopiù di intenditori di vino e appassionati, che spendono mediamente di più di chi acquista in negozio.
Quindi, si tratta di un target assolutamente preparato, generalmente alla ricerca di vini di qualità superiore, di denominazioni importanti, meglio se da aziende vinicole a conduzione familiare, o comunque di piccole dimensioni. Ovviamente, sono anche piuttosto esperti di tecnologia, e sono ben propensi a utilizzare le applicazioni del telefono o del tablet per cercare informazioni di vino, pur non utilizzando i social network come Facebook e Twitter,o i blog, più di quanto non facciano i consumatori “offline”. La crescita, però, è lenta, perché negli Stati Uniti, in ambito di vendite online, vige un groviglio normativo in cui è difficile muoversi, visto che ogni Stato ha leggi diverse. Nel Regno Unito, ad esempio, dove le regole di trasporto sono più uniformi, le vendite di vino on-line valgono attualmente il 15% del mercato. E poi ci sono altri problemi e timori, come le tasse di spedizione, i pericoli che la bottiglia corre durante il suo tragitto, o quelli che derivano da un mancato controllo delle temperature.
Ciò che ha sorpreso maggiormente i ricercatori della California Polytechnic University, è che i Millennial, attualmente, acquistano molto poco vino on-line, anche se sono cresciuti con Internet. Il motivo principale, guarda caso, è l’eccessiva tassazione, oltre all’attesa, che non sembrano intenzionati ad affrontare volentieri. Inoltre, ai Millenial piace l’idea di comprare una bottiglia con cui abbiano un “collegamento esperienziale”, quindi un vino che abbiano assaggiato in passato, o che sia ,loro consigliato da un amico. Anche se le vendite di vino on-line, attualmente, costituiscono una piccola percentuale, la maggior parte degli esperti concordano sul fatto che il canale continuerà a crescere, soprattutto attraverso Amazon, entrato nell’arena nel 2012, e con la grande distribuzione enoica, come Total Wine e BevMo, che stanno puntando forte sul web.
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