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Il presidente del Consiglio Gentiloni a Vinitaly: “ringrazio il vino italiano. Presto decreti Testo Unico del vino e Ocm”. Risposta alle richieste unitarie della filiera. Prima, la visita ai territori terremotati di Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria

“Mai avrei pensato di venire a Vinitaly come Ministro dell’Agricoltura e ne sono felice perché è un modo per ringraziare le aziende italiane che negli ultimi anni hanno creato una storia di successo, un esempio di capacità tutta italiana. Il vino è, per la nostra Penisola, una storia antica, un legame forte col territorio aziende, molto spesso coinvolge l’impresa familiare e può vantare, soprattutto negli ultimi anni, un impressionante numero di donne”.

Il Presidente del Consiglio (e Ministro “ad interim”) Paolo Gentiloni ha aperto così, con l’apprezzamento per il settore vitivinicolo, il suo intervento a Vinitaly dopo aver visitato i padiglioni di Lazio, Marche (dove è la redazione di WineNews), Abruzzo e Umbria “per dare un messaggio simbolico di solidarietà e vicinanza alle imprese che lavorano nel cratere del terremoto”. Gentiloni, nel convegno “Investire nel vino: strategie, prospettive, opportunità“, ha sottolineato come quello vitivinicolo sia un settore in forte crescita che ha dimostrato come anche le piccole e medie imprese siano state in grado di competere e vincere la sfida sui mercati globali.

“Un settore importante - ha continuato il premier - che deve essere accompagnato dalle autorità pubbliche, cosa che il mio Governo farà nel tempo che rimane, non ancora definito, proseguendo l’impegno sui decreti attuativi del Testo Unico del Vino e in particolare su alcuni dei 28 decreti si cui stiamo ancora lavorando. Semplificazione e innovazione servono al settore insieme al senso della propria identità. Il lavoro fatto in questi anni non deve essere disperso e deve essere salvaguardato dalle incognite politiche. Molta attesa c’è per il bando Ocm, che uscirà nei prossimi giorni e nell’ambito dell’internazionalizzazione delle imprese è prioritario in politica estera sostenere con la diplomazia la penetrazione sui mercati esteri del made in Italy. La scommessa sull’Asia non è ancora vinta, abbiamo fatto passi avanti ma lo sforzo deve continuare. È necessario che gli scambi proseguano senza dazi, chiusure o tariffe, ma con la tutela dei prodotti originali di cui il nostro Paese ha bisogno”.


L’intera filiera italiana del vino si è dimostrata compatta nell’identificare le migliori strategie di crescita del settore. Tutti i presenti - Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, Dino Scanavino, presidente Cia-Agricoltori Italiani, Ruenza Santandrea, coordinatrice del settore vitivinicolo dell’Alleanza cooperative Agroalimentari, Ernesto Abbona, presidente Unione Italiana Vini, Sandro Boscaini, presidente Federvini, Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc ed Emilio Renato Defilippi, vice presidente Assoenologi - si sono trovati d’accordo sulla necessità di dare continuità e al potenziamento degli elementi chiave della crescita del settore a partire dal valore di base. A partire da quello culturale sottolineato da Ernesto Abbona, presidente Unione Italiana Vini. “Il vino ruolo centrale nella storia e nella cultura del nostro Paese di cui declina capillarmente, in ogni ‘villaggio’, le peculiarità del territorio e del paesaggio. Come filiera dobbiamo opporci alle politiche proibizioniste e impegnarci proattivamente per diffondere la cultura del bere responsabile. Le singole iniziative nazionali potrebbero portare ad una escalation di nuovi leggi proibizionistiche e misure sanzionatorie in tutta Europa, e, in particolare, nei principali mercati ove sono destinate le nostre esportazioni, danneggiando l’immagine del nostro prodotto”.
Il vino oggi è portatore non solo di questi valori “tradizionali”, ma anche della sostenibilità. “Il modo di produrre vino è profondamente cambiato negli ultimi anni grazie all’adozione di tecniche sempre meno impattanti a tutti i livelli - ha evidenziato Ruenza Santandrea, coordinatrice Vino dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari - la sostenibilità va di moda ed è importante ricordare che si declina su tre pilastri, non solo quello ambientale, quello noto ai più, che deve trarre impulso dalla ricerca e dal trasferimento dei risultati agli operatori. La sostenibilità deve essere anche sociale ed economica. Produciamo il doppio del vino che consumiamo e abbiamo una filiera frammentata quindi abbiamo bisogno più che mai di fare squadra sotto le insegne del made in Italy”.

“Dobbiamo, come produttori - ha concordato Sandro Boscaini, presidente Federvini - fare uno sforzo importante per concentrare l’attenzione sul valore dei nostri territori, delle produzioni vitivinicole e dei nostri prodotti. Appare necessario avere tutti lo stesso programma e gli stessi obiettivi. In un’annata sfortunata in vigneto, i mercati, sia nazionale sia internazionali, sono andati bene per il vino italiano. Dopo tanto tempo si è invertita la tendenza alla diminuzione dei consumi sul mercato interno grazie a un atteggiamento mentale positivo che si è riverberato sui consumi fuori casa e su quelli domestici. Anche per il turismo è stato un anno eccezionale: la scoperta dei territori del vino è una delle chiavi di lettura del nostro modo di vivere tanto amato all’estero. Non possiamo che crescere nel valore, ma ci vuole l’aiuto costante della promozione che deve proseguire. Mentre Francia e Spagna sono capaci di utilizzare al meglio le risorse dell’Ocm noi a volte non ci riusciamo, anche perché non sapremo se e quando li avremo”.

“Dall’indagine commissionata da Confagricoltura a Nomisma - ha illustrato Massimiliano Giansanti, presidente dell’organizzazione - tra gli imprenditori è emerso che l’80% crede che l’innovazione sia un elemento fondamentale per competere nei mercati globali e intende investire in questo senso. Siamo di fronte a una svolta epocale come quella rappresentata dall’introduzione della meccanizzazione: l’Internet delle cose (Iot). In Italia siamo molto arretrati soprattutto nelle aree agricole dove in alcuni casi non c’è copertura o è lenta, mentre negli Usa sono ovunque a 5G. Il settore deve anche imparare a utilizzare le tecnologie come il QR Code che permette di trasferire le storie e i racconti ai consumatori che in particolare stranieri che legano il vino italiano alla convivialità e a servirsi per orientarsi dei Big Data. Per investire nel prossimo futuro il 90% delle imprese dichiara di avere bisogno di risorse e desidera un accompagnamento dal mercato finanziario. Questo apre una riflessione sull’Ocm per indirizzare le risorse in questo senso”.

“Un sistema quello dell’Ocm vino che - ha detto con forza Dino Scanavino, presidente Cia - che dobbiamo difendere perché ha prodotto ottimi risultati. Va migliorata la flessibilità per essere vicini alle esigenze delle imprese, ma è una un’esperienza vincente che va rafforzata nella prossima riforma della Pac anche attraverso interventi di sostegno all’innovazione lungo la filiera, senza trascurare la necessità di un’attenta ed efficace politica di semplificazione del settore. Dobbiamo puntare a tenere in equilibrio il sistema nelle diverse componenti della filiera, perché in questa complessità, tutti gli elementi della sostenibilità siano soddisfatti”.

“La costanza della promozione è fondamentale - ha ribadito Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc - e la flessione l’anno scorso delle esportazioni del nostro vino negli Stati Uniti ne è testimonianza. Per far crescere la cultura di un prodotto ci vuole tempo e ‘ripetizioni’. Dobbiamo continuare anche a tutelare i nostri vini a Denominazione, patrimonio collettivo apprezzato in tutto il mondo, ma abbiamo bisogno di strumenti idonei a supporto da parte delle Istituzioni per farli crescere sui principali mercati target e per proteggerli dalle usurpazioni e dalle contraffazioni che avvengono, proprio sui mercati più strategici”.
Un monito all’eccessiva burocrazia e un auspicio alla semplificazione delle procedure sono stati infine lanciati da Emilio Renato Defilippi, Vice Presidente Assoenologi. “Occorre attuare delle azioni di alleggerimento burocratico nell’ambito del lavoro dell’enologo, attese dall’intero settore anche alla luce del prezioso lavoro svolto nell’approvazione del Testo Unico del vino. Chiediamo un serio impegno nella semplificazione del settore e che ci venga riconosciuto anche a livello legislativo il ruolo di garanti e responsabili di produzione, al pari della fiducia che molti imprenditori ci riconoscono per la programmazione dei loro investimenti”.

Tante parole, importanti, che la filiera si augura vengano ascoltate e recepite dal Governo, di oggi e di domani.

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