Quando si compra una bottiglia di vino, non esiste un’equazione fissa in grado di determinare il giusto rapporto tra prezzo e qualità. Questo perché intervengono diversi fattori, dalla denominazione all’azienda, passando per l’annata ed il mercato, capaci di influenzare il prezzo finale. Una “volatilità” dimostrata dal calo evidente delle quotazioni dei vini di Bordeaux, a partire dai premiere cru, eppure certe dinamiche non sembrano chiare a tutti. Come racconta una delle firme più autorevoli del mondo del vino, Jancis Robinson, negli ultimi anni si stanno affacciando sul mercato sempre nuove aziende, piene di idee e di giuste ambizioni che, però, rischiano di rimanere incastrate in errori strategici e di marketing piuttosto evidenti, a partire dal prezzo con cui presentarsi ai possibili compratori.
Ne è un esempio lampante il neo vigneron Stéphane Serre che, lasciato il mondo della pubblicità, ha comprato 4 ettari di vigneti in Languedoc, da cui, alla prima vendemmia (nel 2009) ha prodotto bel 7 etichette diverse, in vendita a prezzi stratosferici, come “L’Indivisible”, sconosciuta etichetta da 235 euro (ma c’è anche la cassa da 12 bottiglie a “soli” 2.000 euro ...). Vini figli di sperimenti e ricerca, senza i vincoli delle grandi denominazioni, e per questo unici, o così almeno li immaginano i produttori, ma che, spesso e volentieri, non hanno alcuna storia alle spalle, a differenza, appunto dei grandi nomi della viticoltura francese ed italiana.
Una “sindrome” che, come racconta Jancis Robinson, colpisce anche i viticoltori di Paesi ancora in ascesa, come l’Australia, dove il giovane wine maker William Downie, nella Yarra Valley, ha puntato forte sul Pinot Nero, il suo vitigno preferito, per il “Thousand Candles”, in vendita a 100 dollari a bottiglia, per un vino poco più che sperimentale, visto che la prima vendemmia risale solo al 2011. Da un lato, è proprio la rarità del bene a giustificarne il prezzo, dall’altro, i diversi mercati che rispondono in maniera differente: se per un wine lover cinese è normale spendere così tanto per bottiglie australiane pressoché sconosciute, per un italiano o un francese, abituati a bere ottimi vini spendendo tra i 10 ed i 30 euro a bottiglia, è un’opzione semplicemente improponibile ...
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