“Ora più che mai, in un momento economicamente difficile per l’Italia, ci investiamo di più, per stare vicini ai nostri partner in attesa di tempi migliori”. Parola di Maximilian J. Riedel, figlio di George J. Riedel, nella sua prima intervista ad un media italiano da nuovo presidente di Riedel (undicesima generazione), azienda storica della cristalleria enoica, con più di 250 anni di storia alle spalle che, ha detta di molti, ha rivoluzionato la cultura del vino (www.riedel.com).
Partiamo proprio dal passaggio generazionale: cosa vuol dire prendere in mano un’azienda così importante in un momento economicamente così complesso?
“Per me non direi che è una situazione difficile, perché sono stato preparato per questo passaggio per tutta la mia vita, per me è sempre stato il mio compito prendere il posto di mio padre, così come lui ha fatto per il suo e così via, non ho mai avuto alcun dubbio su questo, ho sempre voluto farlo e arrivare alla guida dell’azienda. E mi sento molto felice e fortunato di essere in questa situazione. Sono stato alla guida della nostra filiale statunitense per 13 anni, vivo a New York e guido la filiale da lì, e ho reso il ramo americano dell’azienda il più redditizio di tutta l’azienda, e credo che questa sia stata la preparazione perfetta per me per tornare e prendere la guida dell’azienda in Austria. Per quanto riguarda la situazione economica, è un periodo molto difficile a livello globale e in particolare in Europa: direi che la Germania, l’Austria e la Svizzera sono escluse, ma quando pensiamo all’Italia, alla Spagna, al Portogallo e alla Grecia, che sono sempre stati mercati molto importanti per noi, ovviamente è una situazione difficile. Possiamo cercare di affrontarla venendo incontro ai nostri clienti locali e supportandoli, offrendo loro condizioni migliori e sperando che la situazione cambi quanto prima possibile”.
Tanti Paesi, soprattutto i celebri “Bric” si stanno affacciando al consumo di vino di qualità sono negli ultimi anni. C’è una crescita parallela della qualità e dell’attenzione al servizio, e quindi anche della qualità dei calici e quant’altro in questo mercati?
“Assolutamente si. Quando parliamo dei Bric parliamo del Brasile, della Russia, dell’India, ma ci sono anche il Sudafrica, la Cina, l’Asia in generale, ed il Messico. E questi sono tutti paesi o dove il vino si produce da generazioni: la gente pensa che il Brasile sia appena apparso sulla mappa dal punto di vista del vino ma questo è sbagliato, perché gli immigrati italiani in Brasile producono vino nel Sud del Paese da tempo, e quindi il Brasile ha una cultura del vino e una cultura del consumo del vino. In Messico, e in Cina, invece, tutto questo è abbastanza nuovo, il potenziale e le dimensioni della Cina rendono evidente il motivo per cui i produttori italiani, francesi e americani ci investono, condividono il loro know-how e producono vino lì. E sono convinto che ogni Paese o continente, come l’Africa, che produce vino, prima o poi compirà la transizione dal produrre vino al produrre vino di qualità, e produrre vino di qualità vuol dire che l’attenzione dei clienti potenziali per i prodotti di quel Paese aumenta, e dovunque il vino si consuma i bicchieri Riedel sono necessari, perché i nostri bicchieri sono di grande aiuto anche per i produttori, per aggiustare al dettaglio l’assemblaggio e le cuvée: per creare buon vino ci vogliono buoni bicchieri da vino, e ovviamente abbiamo investito in Africa, abbiamo filiali per i nostri addetti alle vendite in Brasile e in Cina. Abbiamo grandi speranze sul fatto che prima o poi diventeranno mercati consueti per il nostro brand”.
Oggi, in generale, tutto viene semplificato. Il vino, e Riedel in particolare, ha sempre puntato, invece sulla varietà e sulla specificità di diversi tipi di calice per ogni tipo di vino. Inizia ad esserci una tendenza alla semplificazione anche in questo campo, considerando anche la necessità della ristorazione di razionalizzare i costi, o no?
“Assolutamente no. Quando si parla in termini generali, la semplificazione si fa sentire, ci stiamo allontanando dalla parola scritta per tornare alle immagini, alla comunicazione semplificata, come quella che vediamo dipinta sulle caverne di centinaia di migliaia di anni fa, su questo sono d’accordo. Ma non se parliamo di vino, perché la qualità del vino ogni anno che passa si sta facendo più alta, annata dopo annata. Non dimentichiamoci che le ultime cinque annate di Bordeaux, per esempio, sono le migliori, le più ricercate e costose e anche le più complesse. Quindi credo che a livello globale ci sia un trend che porta alcuni produttori a cercare di “cavarsela con poco”, producendo vino in grande quantità ma di bassa qualità e a poco prezzo, ma il vino di qualità negli ultimi cinque/dieci anni ha visto una crescita notevole, e per questi vini ci vuole uno strumento complesso: i bicchieri Riedel possono esaltare le nuance di questi vini, e a questo proposito siamo in un trend che va nella direzione opposta. Due anni fa Krug ci ha commissionato un bicchiere perché la loro cuvée è così diversa, così speciale e così unica, che hanno voluto un prodotto su misura, e facciamo lo stesso con Catena per il Malbec, in Argentina, o con Dom Perignon, sempre in Francia. E quindi vediamo questo un trend nell’industria per certi produttori, che hanno bisogno di aumentare la complessità, di avere prodotti specifici”.
Avete progetti o investimenti specifici per l’Italia, in cantiere, nell’immediato futuro?
“Si, è un mercato a cui teniamo molto. Per prima cosa abbiamo assunto il primo dipendente italiano di Riedel in Italia, a Firenze, perché pensiamo che proprio a causa della situazione difficile che c’è non dobbiamo lasciare da soli e deludere i nostri clienti e i nostri amici. In più, stiamo continuando ad investire nel mercato tramite il nostro distributore, Gaja Distribuzione, collaborando per aumentare la “brand awareness” di Riedel in Italia, e oltre a questo stiamo prendendo in considerazione di lavorare ad un progetto con l’industria locale del vetro per la prossima Biennale di Venezia, anche se ancora un’ipotesi, non c’è niente di confermato ancora. In generale, pensiamo che in Italia dovremmo investire di più per continuare ad aumentare la presenza del brand Riedel, e lo faremo tramite il canale più comune, che è Vinitaly, e per il 2013 e il 2014 stiamo cercando misure extrabudget per investire in Italia, e ho grandi speranze su questo mercato, non appena l’economia si riprenderà”.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025