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Il riconoscimento Unesco non traguardo, ma nuovo inizio per valorizzare quanto di buono e di bello c’è, e correggere errori. Così a WineNews i produttori del Piemonte: da Marchesi di Barolo a Chiarlo, da Rinaldi a Pio Cesare, da Boroli a Damilano

Italia
Cosa dicono i produttori su riconoscimento Unesco

Si dice spesso che un traguardo raggiunto sia semplicemente un nuovo punto di partenza. Ed è il sentiment condiviso dai produttori importanti del Piemonte, nel commentare, a WineNews, l’inserimento del Paesaggio vitivinicolo di Langhe-Roero e Monferrato nella prestigiosa World Heritage List dell’Unesco. Parole, le loro, da cui emerge la consapevolezza che tanto ora, ed ancora, si può e si deve fare, per tutelare quanto di buono e di bello, nel territorio, c’è già (ed è tanto), e per migliorare quanto di così virtuoso non c’è, senza nascondersi.
“Non è una notizia inaspettata, visto che abbiamo fatto di tutto negli ultimi 10 anni per arrivare a questo risultato - dice Ernesto Abbona, alla guida di Marchesi di Barolo (www.marchesibarolo.com), una delle realtà storiche del vino piemontese - ed è una base di partenza per raggiugnere obiettivi ancora più ambiziosi. Non dobbiamo semplicemente mostrare quanto di bello e di buono abbiamo, ma condividerlo con le persone. Dobbiamo puntare su investimenti per un ambiente ancora più intergro, e su un ulteriore sviluppo dell’enoturismo che si coniuga bene anche con l’appuntamento di Expo 2015, con le Langhe che saranno obiettivo privilegiato dei tanti turisti che arriveranno a Milano, vista la vicinanza. È un incentivo a lavorare meglio su quello che già abbiamo, a partire da un concetto di accoglienza che coniuga il vino ed il cibo ai territori e alle aziende. Il bello del nostro territoiro è che esiste un buono e un bello adatto alle sensibilità di ognuno”.
Stessa linea di pensiero anche Stefano Chiarlo della celebre cantina Michele Chiarlo, firma dei vini di Langhe, Monferrato e Gavi (www.michelechiarlo.it), e anche presidente della Strada del Vino Astesana: “questo riconoscimento è un grande stimolo a unire ancora più concretamente, e in un ottica di sviluppo, le Langhe, il Monferrato e tutti gli altri territori, ad imbellirli con l’altre, ad investire in comunicazione ed in un’ospitalità di alto livello, perché chi visita un patrimonio Unesco si aspetta molto. Ed è anche un’opportunità di salvaguardia del territorio in modo lungimirante, che spinge a migliorare anche le zone industriali con l’uso del verde, coprendo e mascherando al meglio le cose brutte brutte che pure ci sono. Ora tutti, dai sindaci alla popolazione all’impresa devono guartdare al bello, valorizzando quello che c’è già e migliorando quanto non lo è stato finora. È un’opportunità di grande comunicazione e di fare squadra, è l’anno 0”.
Riflessione condivisa da Marta Rinaldi della storica cantina guidata insieme al padre Beppe “Citrico” Rinaldi: “sono molto contenta, penso che sia un passo in più per la tutela dei nostri luoghi, nel senso che non si può non dire che sono state fatte anche delle brutture, ma il riconoscimento Unesco può mettere nuovi confini e nuove regole per la tutela. Anche nel correggere o evitare che vangano fatti alcuni errori del passato, come il togliere alcuni boschi e noccioleti, che vuol dire avere penalizzato la biodiversità che avevamo in Langa, puntando solo sulla monocultura. É un’opportunità, non un punto di arrivo”.
“È una cosa che non solo fa bene a tutta la zona, ma che ora ci obbliga a lavorare sempre meglio - aggiunfe Augusto Boffa della griffe Pio Cesare (www.piocesare.it) - ed è anche una sfida per le aziende vitivinicole, per vedere vedere chi poi è e sarà in grado di mantenere gli obblighi che l’Unesco ci impone. E sarà fondamentale per il turismo, che è l’unica “risorsa” che può essere trovata con una certa continuità”.
“Siamo tutti molto contenti - commenta Achille Boroli, alla guida della giovane ma dinamica realtà del Barolo, su chi ha puntato, tra gli altri, Lvmh che ne distribuisce le etichette nel mondo, www.boroli.com - è anche un orgoglio essere in uno dei 50 siti Unesco italiani e il primo specificamente del vino. Ci da una carica per rispettare sempre di più la natura ed il nostro ambiente, ed è uno stimolo in più a far meglio dal punto di vista dell’accoglienza: qui i turisti vengono già e in tanti, ma quello dell’Unesco è un biglietto da visita in più, e che crea anche aspettative più alte. Dobbiamo cogliere l’opportunità, cercando di fare anche un po’ più squadra, ed in tempi rapidi, guardando già alla prossima vendemmia e alla stagione del tartufo”.
“È un riconoscimento importante - conclude Paolo Damilano, a capo della griffe de La Morra e Barolo, www.cantinedamilano.it - e deve essere uno stimolo a migliorare ancora. E spero che noi produttori di vino si possa utilizzarlo per migliorare ancora di più l’immagine del nostro prodotto all’estero, anche del di posizionamento di prezzo, visto che purtoppo, complice la crisi, capita di trovare sul mercato bottiglie ad prezzo non capibile dal pubblico, perchè troppo basso, se si pensa che parliamo di alcuni dei vini più importanti del mondo. E sul fronte del miglioramento anche dell’accoglienza enoturistica, concordo con chi dice che si può e si deve migliorare ancora, ma va ricordanto che il territorio, a livello di qualità dell’ospitalità e dell’offerta enogastronomica parte già da livelli molto molto alti”.

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