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Il riscaldamento globale ci dà vini più alcolici e potenti, senza dubbio piacevoli ma stancanti, come racconta lo studio dell’Institut des Sciences de la vigne et du vin di Bordeaux: i wine lover premiano la tradizione e vini più equilibrati

Nel futuro del vino c’è un bel dilemma da risolvere: il riscaldamento globale incide sulla produzione enoica offrendo vini sempre più alcolici e fruttati, ma il mercato sembra muoversi nella direzione opposta. Un problema serio, non facile da risolvere, che ogni Regione vinicola del mondo approccia in modo diverso, che trova conferma anche in uno studio dell’Institut des Sciences de la vigne et du vin di Bordeaux, presentato a “ClimWine”, simposio internazionale sugli effetti dei cambiamenti climatici sulla vite e strategie d’adattamento. Che racconta come un campione di 184 bevitori abituali, di fronte ad un panel di rossi di Bordeaux, “trovi, almeno inizialmente - come ha spiegato a La Revue du Vin de France (www.larvf.com) Eric Giraud-Héraud, responsabile dello studio - molto affascinanti i vini che esprimono le caratteristiche dei territori più caldi, come un elevato grado alcolico ed i sentori di frutta matura”. Poi, però, andando avanti nella degustazione alla cieca, e riassaggiando più volte gli stessi vini, “l’appeal di questi vini cala in maniera inesorabile, risultando stancanti, tanto che alla fine del test, messi di fronte alla scelta su quale vino comprare, la stragrande maggioranza del campione vira sui vini più tradizionali, in cui gli effetti del riscaldamento climatico - conclude Giraud-Héraud - si fanno sentire meno”.

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