“Non credo che tutti abbiano capito la portata politica di questo progetto, che va al di là dell’aspetto della valorizzazione della viticoltura del Sannio. Il senso vero è che le pubbliche amministrazioni, anche su stimolo delle Città del Vino, hanno deciso di mettersi insieme per programmare lo sviluppo territoriale ed urbanistico tenendo come filo conduttore quello della risorsa più importante che anno, dato che la viticoltura per molti dei 13 comuni che hanno aderito (Guardia Sanframondi, San Lorenzo Maggiore, San Lupo, Ponte, Torrecuso, Foglianese, Paupisi, Vitulano, Solopaca, Castelvenere, Cerreto Sannita, Telese Terme, Benevento, a cui poi hanno aderito immediatamente anche Sant’Agata de’ Goti e Campoli del Montetaburno, essendo il protocollo aperto) è quasi una monocultura. È un’iniziativa importante, e speriamo che sia di stimolo per altri Comuni e anche per altri settori produttivi. E anche per le istituzioni nazionali. Mi spiace che non ci sia stamani il Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, sarebbe stata l’occasione per il confronto da mesi cerchiamo e non riusciamo ad avere”. Così Pietro Iadanza, presidente delle Città del Vino, nella convention di scena a Guardia Sanframondi (Benevento), nella firma del protocollo di intesa che i comuni “vinicoli” del Sannio hanno firmato, per dar vita ad uno sviluppo nuovo e condiviso del territorio.
“Ci siamo resi conto che da soli non si va da nessuna parte - ha detto il sindaco di Guardia Sanframondi, il Comune a più alta densità vinicola del Sannio, Floriano Panza - e superando le questioni che in passato ci hanno diviso, abbiamo deciso di puntare su un progetto comune, dove ogni amministrazione è a disposizione dell’altra per condividere visioni e risorse. Partiremo con una zonazione, e una volta messo al sicuro il patrimonio vitienologico che abbiamo, partiremo con la promozione. L’obiettivo ultimo è far riconoscere il territorio del Sannio, in maniera sostanziale, ma anche formale, come distretto agricolo e vitivinicolo di qualità”.
Un progetto politico, quello del protocollo, che piace anche al mondo delle imprese.
“Abbiamo raccolto, aderito e sostenuto l’idea del protocollo - commenta Gennaro Masiello Presidente della camera di Commercio di Benevento - perché abbiamo visto la volontà dei sindaci di mettersi insieme per la programmazione del territorio, e di non voler ripetere gli errori del passato, quando l’impresa è stata messa in difficoltà da burocrazia e decisioni non condivise, e si è così arrivati a lasciare a casa gente senza lavoro in un territorio che può esprimere grande qualità.
La nostra presenza come Camera di Commercio è importante per fare da cerniera tra mondo produttivo ed amministrazioni locali. La cosa positiva è che le amministrazioni locali hanno deciso di superare contrasti e divisioni per mettersi insieme su basi comuni, fare sinergie e in futuro per costruire un grande territorio, e poter sfruttare, nel lungo termine, anche economie di scala”.
Il protocollo, tra le altre cose, punta alla creazione di un modello di una “Wine Smart City” per lo sviluppo sostenibile dell’economia del vino, dei servizi e della governance territoriale, puntando sull’aumento della qualità dei prodotti vitivinicoli ed enogastronomici, sul turismo urbano e rurale con la dovuta attenzione all’ambiente e all’energia pulita. Da raggiungere con la riduzione di fabbisogni energetici nella produzione, recupero e riqualificazione degli ambienti degradati, utilizzo di trasporto non inquinante e implementazione di nuove tecnologie per una promozione del territorio attenta alla sostenibilità della produzione. Il ruolo della programmazione e della pianificazione urbanistica e di tutti quegli aspetti legati alla gestione del territorio si legano così a una vitivinicoltura di qualità, moderna e dinamica come quella della “Wine Smart City”. Importante anche la realizzazione nei PUC (Piano Urbanistico Comunale) di una zonazione vitivinicola completa che tenga conto non solo delle aree viticole attuali ma dei suoli e delle diversità esistenti. “Sono contento di esserci oggi - ha commentato Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia - perché le cose che ho sentito mi sono piaciute. Se realizzerete questo progetto farete un capolavoro. Dobbiamo creare nuovi modelli di sviluppo, e la base per farlo sono quelle sfide che avete lanciato. Ma non dovete farvi guidare dall’economia, l’economia non può essere davanti a tutto. Certo che l’obiettivo è un benessere, anche economico il più possibile diffuso e per più persone possibili, ma serve una visione olistica, che metta insieme cultura, società, identità, geografia, memoria. Questi sono i punti da cui ripartire. E fate bene a puntare sul vino, ma non guardate solo a quello, ma anche a tutte le altre componenti sociali, culturali e produttive del vostro territorio, e non lasciate che niente sminuisca la qualità dell’agricoltura del vostro territorio. Il sogno che state coltivando qui deve coltivarlo tutto l’Italia”.
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