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“IL TRASFORMISTA PER ECCELLENZA CHE SI VESTE DA BRUNELLO, NOBILE, CHIANTI, L’IMMAGINE DEL ROSSO ITALIANO, IL VINO PER ECCELLENZA” DICE DI SÈ IL SANGIOVESE NE “IL ROMANZO DEL SANGIOVESE” DI ANDREA ZANFI. FOCUS: FRANCO BIONDI SANTI E “IL” SANGIOVESE

“Le origini di un vitigno sono tanto più lontane nel tempo e misteriose, quanto più numerosi sono i suoi sinonimi. Pochi vitigni hanno tanti sinonimi, corretti o errati, quanti il Sangiovese”, dice Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura al mondo. Lo dice introducendo “Il romanzo del Sangiovese”, ultimo lavoro dello scrittore toscano Andrea Zanfi, un volume multimediale e interattivo che racconta la storia, la fortuna e le “disgrazie” dello storico vitigno - “il trasformista per eccellenza che si veste da Morellino, Monteregio, Montecucco, Brunello, Nobile, Chianti e anche da Romagnolo, l’immagine del vino rosso italiano, il vino per eccellenza”, come si definisce lo stesso Sangiovese in “prima persona” (questa la particolarità del romanzo, ndr) - intrecciando più linguaggi comunicativi, dalla scrittura al cinema, dalla fotografia alla rete (www.leterredelsangiovese.com) ai Qr-code.
Protagonista assoluto del suo romanzo (edito da Salvietti e Barabuffi Editore, 304 pagine, € 50,00), il Sangiovese “umanizzato” diventa personaggio - che in realtà è lo scrittore - e in viaggio tra i molteplici terroir, si racconta, racconta la sua vita, i luoghi di nascita, gli incontri ed i territori del suo peregrinare, “svelando anche qualche scomoda verità sul suo passato e sul suo presente”, e dialoga con coloro che lo coltivano e lo conoscono da vicino, tra aneddoti ed episodi particolari, tra la Toscana e l’Emilia Romagna, dalla Maremma a Montalcino, da Montepulciano al Chianti, fino a raggiungere la Romagna: i produttori di 65 aziende, suddivise tra le due regioni, dalla Fattoria di Magliano a Poggio Argentiera, da Morisfarms alla Cantina Pieve Vecchia, da Colle Massari a Tenuta Col D’Orcia e Banfi, da Poggio di Sotto alla Tenuta Greppo, da Il Marroneto a Borgo Scopeto e Caparzo, da Siro Pacenti a Val di Suga-Tenimenti Angelini, passando per Boscarelli, Dei, Poliziano ed Avignonesi, San Felice e Felsina, Cecchi e la Fattoria Nittardi, da Brancaia a Montevertine, da Marchesi Antinori al Castello di Gabbiano, dal Castello di Querceto a Folonari, dal Castello di Vicchiomaggio al Castello di Monsanto, da Isole e Olena a Caviro, da Drei Donà a San Patrignano, per citarne solo alcune.
Ma il racconto della storia del Sangiovese ha anche le voci o ha ricevuto il contributo di chi ha qualcosa da dire su di lui, come Attilio Scienza, autore dell’introduzione “Sangiovese: l’inganno delle origini”, gli enologi Alessandra Ticci, Barbara Tamburini, Carlo Ferrini, Nicolò d’Afflitto, Paolo Vagaggini autore di “Caro Sangiovese”, Riccardo Cotarella e Vittorio Fiore, ed i giornalisti Andrea dal Cero che firma “Un brigante, un garibaldino e un grande vino”, Fabio Bottonelli, Fabio Piccoli, Gianpaolo Gravina che firma “Sciopero. Dialogo di una vecchia vigna di Sangiovese e di un giovane viticoltore”, e Riccardo Tesi.
La curiosità del volume sta poi nel fatto che “Il romanzo del Sangiovese” non è un volume solo da leggere, ma anche da ascoltare e da vedere (il reportage fotografico è di Stefano Orini), pagina dopo pagina, grazie alla tecnologia di ultima generazione, come i Qr-code che permettono al lettore di accompagnare la lettura con brani musicali ispirati, o approfondire, con immagini video, la conoscenza delle cantine protagoniste del volume, in 53 spot aziendali di due minuti, in cui i produttori raccontano la loro idea sul Sangiovese, come lo vivono, come lo considerano, come lo interpretano. Finita la lettura, nel risvolto di copertina c’è un film/documentario - con la regia di Gianmarco Serra (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=tlYAbw87dq0, il trailer) - che integra il romanzo e dove, come nel volume, il Sangiovese si racconta in prima persona - con la voce dell’attore e doppiatore italiano Paolo Lombardi nella versione italiana, dello scrittore Dario Castagno in quella inglese - di nuovo in un viaggio, stavolta per immagini, nei suoi territori e tra i suoi protagonisti. Il documentario (27 minuti, in italiano e in inglese) si apre con immagini di repertorio sul Chianti tratte da un altro documentario, “Perché Siena Viva” del 1968, mentre il dialogo tra il grande vitigno italiano e chi lo coltiva si conclude con un appello affinché l’osannato vino, dopo aver conquistato il mondo, possa tornare sulle tavole toscane e romagnole.
Un viaggio, dunque, ma anche “un percorso introspettivo - si legge in una nota - alla ricerca della vera anima del Sangiovese persa tra grandiosità e semplicità, tra ambizione e rassegnazione. Annegata o esaltata da chi ha cercato di lucrare sulla sua flessibilità, chi lo ha reso famoso nel mondo e chi continua, forse a ragione, a considerarlo un vino semplice, sanguigno, genuino e da compagnia. Uno straordinario vino da tavola, anzi da festa”.

Focus - “Il romanzo del Sangiovese” è dedicato a Franco Biondi Santi, che così racconta il suo rapporto con “il” Sangiovese: “Ad maiora ...”
“Una giornalista americana scrisse, qualche anno addietro, che considero il Brunello come mio fratello. Devo dire che quell’affermazione non mi dispiacque perché è veritiera, basandosi proprio sul fatto che vivo a suo stretto contatto fin dal 1922, dall’anno in cui nacqui, quando mio padre, straordinario tecnico agrario, comprò da Gontrano, suo fratello, l’altra metà dell’attuale azienda di famiglia, il Greppo, dopo averla ereditata solo in parte alla morte del nonno Ferruccio. Per 45 anni dedicò la sua vita al Sangiovese ed è facile, quindi, comprendere come io abbia usufruito del suo sapere e respirato vino, calpestato zolle e camminato fra queste viti, imparando a riconoscere quale sia l’uva adatta per realizzare un grande Sangiovese.
Così si è venuto a costruire un rapporto familiare con questo vitigno, verso il quale nutro rispetto e assoluta riconoscenza, inculcatami da chi mi ha preceduto e ha tracciato quella via, pura e originale, che ancora oggi è il caposaldo della filosofia produttiva con cui s’identifica il pensiero dei padri fondatori di questo areale vitivinicolo, unico al mondo. Ma concomitanze di eventi e una maggiore insipienza, più che una vera e propria erudizione verso il Sangiovese, ha trasformato questo areale, seminando nei numerosi produttori una spasmodica frenesia commerciale sempre più arrogante e poco incline al rispetto delle regole, fino al punto di voler modificare ciò che lo Stato italiano avevo codificato in un disciplinare di produzione basato proprio sulla tecnologia di cantina sperimentata e collaudata da mio padre per oltre quarant’anni” (http://www.ilsangiovese.com/it/aziende/biondi-santi).

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