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LE REAZIONI

Il trionfo della Cucina Italiana Patrimonio Unesco: dai promotori alla politica, tutti i commenti

Dall’esaltazione del valore culturale e sociale della tavola italiana, al ruolo dell’agricoltura e delle filiere, al valore economico per l’export

“Cari amici e care amiche di WineNews, ebbene sì, la Cucina Italiana è Patrimonio Unesco. Sono qui al Red Fort, dove è appena stata votata la proclamazione, e in qualità di presidente del Comitato promotore di questa candidatura, posso dirvi che oggi è un grande giorno per la cucina italiana. Viva la cucina italiana, viva l’Italia”. Così, da Nuova Delhi, Maddalena Fossati Dondero, direttore della storica rivista “La Cucina Italiana”, che nel 2023 ha fatto partire il percorso che ha portato al riconoscimento, insieme all’Accademia della Cucina Italiana ed alla Fondazione Casa Artusi. E che, oggi, è culminato con l’atteso “premio” al dossier coordinato da Pier Luigi Petrillo, titolare della cattedra Unesco all’Università Unitelma Sapienza di Roma, e da Massimo Montanari, tra i massimi esperti di storia dell’Alimentazione e professore emerito di Storia Medievale all’Università di Bologna, e alla candidatura promossa dal Governo italiano - attraverso il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste - su impulso delle tre comunità proponenti (Fondazione Casa Artusi di Forlimpopoli, Accademia Italiana della Cucina e la rivista “La Cucina Italiana”, come detto).
E se il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato come il riconoscimento “onora quello che siamo e onora la nostra identità”, e il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha ribadito che quella di oggi “è una festa che appartiene a tutti perché parla delle nostre radici, della nostra creatività e della nostra capacità di trasformare la tradizione in valore universale”, il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, presente alla Conferenza Unesco di Nuova Delhi, descrive l’Unesco come “un riconoscimento straordinario ai sapori, alle tradizioni e alla creatività che unisce generazioni e valorizza i territori, rendendo l’Italia un Paese unico al mondo. Questo traguardo riflette l’impegno più ampio del Governo nella salvaguardia del nostro patrimonio agroalimentare e nella promozione della cucina e della nostra filiera di imprese agroalimentari come strumento di dialogo, cooperazione, solidarietà e pace”.
“Questo riconoscimento ribadisce ciò che abbiamo sempre sostenuto: la cucina italiana non è solo cibo, ma è cultura, un patrimonio fatto di identità, comunità e un mosaico vivente di tradizioni tramandate di generazione in generazione. Siamo orgogliosi di aver dato il via a questo storico traguardo e continueremo a sostenere la conservazione e la promozione della cultura gastronomica italiana”, spiega ancora Maddalena Fossati Dondero, direttore “La Cucina Italiana”.
“Con il riconoscimento della cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite definisce la nostra cucina come il frutto di influenze diverse, un melting pot di saperi e abitudini che mescolandosi hanno saputo creare qualcosa di identitario. E questa idea di cucina inclusiva, diversa da famiglia a famiglia, quotidiana e dinamica, diventa un esempio di dialogo tra culture e differenze, un ponte tra i popoli”, ha aggiunto il professor Pier Luigi Petrillo.
“Il riconoscimento Unesco alla Cucina Italiana Patrimonio Immateriale dell’Umanità - dichiara Andrea Segrè, presidente Casa Artusi - è meritato. Da Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana moderna, questo patrimonio si è arricchito in biodiversità culturale e sostenibilità. Adesso, però, dobbiamo mantenerlo e per questo la Fondazione Casa Artusi annuncia proprio, oggi, la nascita dell’Osservatorio internazionale sulla cucina e il buon gusto italiano, istituito per monitorare e valorizzare al massimo questo patrimonio. Attraverso indagini, ricerche e rapporti, l’Osservatorio sarà strumento e opportunità concreta per comunicare in chiave nazionale, ma anche internazionale, i valori identitari della cucina italiana - gusto, salubrità, sostenibilità - così come per riflettere sulle sfide del nostro tempo intorno alla produzione e fruizione del cibo: dall’efficienza delle risorse al cambiamento dei modelli di consumo, ai valori etici e sociali legati alla tradizione alimentare mediterranea”.
Una pietra miliare, dunque, questo 10 dicembre 2025, per la “Cucina Italiana”, che il dossier presentato all’Unesco descrive come “un mosaico di tradizioni: un sistema di pratiche sociali, rituali e saperi che intrecciano biodiversità agricola, prodotti tipici, artigianato alimentare, mercati rionali, ricettari familiari e convivialità”. Culmine di un percorso iniziato nel 2020 e che ha richiesto oltre cinque anni di lavoro. Nel marzo 2023 il Governo italiano ha presentato ufficialmente la candidatura. Il 10 novembre 2025 l’organo di valutazione Unesco ha espresso parere favorevole che ha portato alla decisione adottata il 10 dicembre 2025 dal Comitato Intergovernativo.

Focus - Le reazioni alla proclamazione della Cucina Italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco
Tanti, tantissimi, vista la popolarità del tema, sono i commenti arrivati dal mondo della politica, delle associazioni e dei consorzi, per il riconoscimento della Cucina Italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco. Secondo il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, “il riconoscimento da parte dell’Unesco segna un traguardo storico: a essere tutelato non è un singolo piatto, ma l’intero sistema della cucina italiana, inteso come patrimonio vivente fatto di pratiche, ritualità, rispetto della stagionalità e trasmissione di saperi intergenerazionale. Con questo riconoscimento, la cucina italiana entra ufficialmente tra i beni culturali immateriali dell’umanità - ha aggiunto il Ministro - confermando il suo valore identitario, culturale e sociale, nonché il suo ruolo nella costruzione di una memoria collettiva condivisa”. “Esprimo la più profonda soddisfazione per il raggiungimento di un obiettivo storico - ha dichiarato la Ministra del Turismo Daniela Santanchè - si tratta, infatti, del riconoscimento mondiale di un modello culturale che è parte integrante della nostra identità nazionale e, allo stesso tempo, un asset strategico di grande rilevanza per il tessuto economico italiano. Il successo delle nostre eccellenze culinarie risiede in un apparato vincente e inossidabile in cui tutti gli elementi operano in sinergia - spiega Santanchè - il suo cuore è la convivialità e il valore sociale, che lega famiglie e comunità e che si unisce indissolubilmente alla ricchezza dei nostri territori, promuovendo la tutela dei prodotti locali”.
“Un riconoscimento che, celebrando la cucina italiana, riconosce anche la straordinaria agrobiodiversità che ne è la base - commenta Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia - una biodiversità su cui Slow Food lavora, valorizzandola, attraverso progetti come i Presìdi e l’Arca del Gusto, da quasi 40 anni. Il riconoscimento va anche all’artigianalità di contadine e contadini, cuoche e cuochi che con competenza e creatività hanno reso possibili le ricette conosciute in tutto il mondo, motivo di orgoglio, che continueremo a raccontare, tutelare e valorizzare”.
“Questo è un riconoscimento che va anche a noi agricoltori, in fondo se parliamo di prodotti cucinati noi siamo coloro i quali contribuiscono a far sì che i nostri prodotti siano poi alla base di ciò che viene cucinato e che oggi il mondo ci invidia”, ha detto dal canto suo il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, oggi in Assemblea a Roma.
“I cuochi contadini, insieme agli agricoltori di tutta Italia, festeggiano l’iscrizione della Cucina Italiana tra i Patrimoni Immateriali dell’Unesco, un riconoscimento che affonda le sue radici nella tradizione culinaria delle campagne e nella ricchezza dei mille piatti regionali”, commentano Coldiretti e Campagna Amica, secondo cui si tratta di “un risultato importante anche dal punto di vista della crescita del Paese. Secondo un’indagine Coldiretti/Censis il 94% degli italiani ritiene che il riconoscimento della Cucina Italiana come Patrimonio dell’Unesco sia un’opportunità di sviluppo per l’economia italiana e per l’Italia in generale. L’iscrizione Unesco dà alla nostra cucina quel che si è conquistata sul campo da tempo, con una sorta di certificazione di alto profilo di cui non potranno che beneficiare filiera e territori coinvolti. La cucina italiana vale oggi nel mondo ben 251 miliardi di euro, con una crescita del +5% rispetto all’anno precedente, secondo l’analisi Coldiretti su dati Deloitte Foodservice Market Monitor 2025. I soli Stati Uniti e Cina rappresentano insieme oltre il 65% dei consumi globali per la cucina italiana. Ma il riconoscimento è importante anche per fare chiarezza rispetto alla proliferazione dell’Italian Sounding, con oltre un italiano su due (53%) che all’estero si ritrova abitualmente a tavola pietanze e prodotti tricolori “taroccati”, fatti con ingredienti o procedure che non hanno nulla a che fare con la vera tradizione culinaria nazionale, secondo Ixè”.
“La forza del made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo”, commenta, invece, il presidente Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, secondo cui “la cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero. Un riconoscimento, frutto dell’impegno del Governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole, che rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.
“La notizia dell’inserimento della Cucina Italiana nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’Unesco è un’ottima notizia che premia e valorizza il lavoro di migliaia di produttori, agricoltori e pescatori e il valore delle migliaia di imprese cooperative che ogni giorno valorizzano e trasformano materie prime di assoluta eccellenza per dar vita a produzioni e preparati che trionfano sulle tavole e sulle cucine in Italia e nel mondo. Questo risultato che inorgoglisce un’intera Nazione non è solo uno straordinario riconoscimento della qualità e del valore indiscusso della nostra cucina, dei nostri territori e di un patrimonio alimentare inestimabile tramandato da generazioni, ma costituisce al contempo anche una straordinaria opportunità in termini di valorizzazione delle nostre filiere. Proprio facendo leva su questo prestigioso traguardo, sarà possibile, come auspicato più volte dal ministro, realizzare campagne di comunicazione per promuovere in Italia e all’estero tutti i prodotti delle filiere del made in Italy, dal cibo alle bevande, incluse il vino”, ha aggiunto il presidente di Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei.
Quello dell’Unesco alla Cucina Italiana è “un riconoscimento che premia non solo i piatti e le ricette, ma il lavoro quotidiano di milioni di agricoltori, pescatori, trasformatori, cooperatori e cooperatici che presidiano i territori e le filiere agroalimentari. Questo traguardo ha un significato profondo: non si tratta solo di un riconoscimento simbolico, ma di una concreta valorizzazione, a livello internazionale, delle filiere agricole e agroalimentari che da generazioni custodiscono saperi, tradizioni e biodiversità”, sostiene Legacoop Agroalimentare, secondo il cui presidente, Cristian Maretti, “la cucina italiana è prima di tutto una pratica sociale che nasce dalla terra, dal mare e dal lavoro delle comunità. Le cooperative hanno un ruolo fondamentale nel tutelare la qualità delle produzioni, il reddito dei produttori e la trasmissione di saperi che sono al cuore di questo riconoscimento”.
Ancora, per il presidente Nomisma, Paolo De Castro, il riconoscimento Unesco sarà una spinta anche per le esportazioni agroalimentari: “l’industria agroalimentare italiana oggi si trova a operare in un contesto dominato da una grande incertezza, in cui i fattori di instabilità e complessità si sommano e si rafforzano tra loro. Il calo dei consumi sul mercato nazionale è compensato dalla costante crescita delle esportazioni, che hanno fatto segnare un aumento a valore del +5% nel primo semestre 2025 e che, secondo le previsioni di Nomisma, quest’anno per la prima volta supereranno i 70 miliardi di euro. Ma se la diversificazione dei mercati di destinazione rappresenta la principale strategia per creare nuove opportunità di sviluppo per l’intera filiera, va considerato che il commercio globale sta diventando meno fluido, condizionato anche dalle politiche doganali introdotte dall’amministrazione Usa. Le nostre esportazioni agroalimentari beneficiano, però - sottolinea De Castro - sia della presenza in molti Paesi di ampie comunità di cittadini di origine italiana, che difficilmente rinunceranno a utilizzare prodotti e materie prime della nostra tradizione culinaria, sia di una diffusa rete di ristoranti italiani, che sono i primi ambasciatori del nostro food & beverage nel mondo. Alla luce di questo, risulta particolarmente importante il riconoscimento dell’Unesco alla Cucina Italiana Patrimonio Culturale dell’Umanità. Il riconoscimento riguarda l’intero sistema culinario italiano, che si fonda non solo su una straordinaria varietà di prodotti apprezzati su scala globale, ma anche su un modello culturale che trova il suo fondamento nella diversità che caratterizza la nostra cucina, nel forte legame con i territori, nell’elevata sostenibilità delle nostre produzioni agricole, nella convivialità e socializzazione, nella trasmissione orale e pratica dei saperi e delle tecniche culinarie alle nuove generazioni. Oltre a rafforzare l’identità culturale dei nostri prodotti, l’iniziativa avviata presso l’Unesco dal Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida insieme al Ministero della Cultura Giuli potrà giocare un ruolo fondamentale anche per promuovere le nostre eccellenze e per proteggere il cibo italiano dall’Italian Sounding che, sfruttando la reputazione del “made in Italy”, oggi ci sottrae significative quote di mercato”.
Tantissimi i commenti positivi e le esultante anche di molti chef italiani più o meno blasonati. Tra cui il più acclamato nel mondo, Massimo Bottura, che sui suoi profili social scrive: “l’ho sempre sostenuto: la cucina italiana è unica al mondo nel suo genere e, infatti, non è solo un insieme di piatti o ricette, ma è un rito d’amore, un linguaggio fatto di gesti, di profumi e sapori che tengono unito un Paese intero. Attorno a una tavola apparecchiata l’Italia si riconosce: lì si condividono sogni, si litiga si fa pace, si tramandano memorie. Lo spiegai all’apertura del Refettorio di Parigi per noi, non è solo nutrirsi: è prendersi cura dei familiari degli amici dei nostri ospiti nei nostri ristoranti o nei nostri Refettori. Ogni regione custodisce una propria grammatica del gusto: un modo diverso di unire la farina all’acqua, l’olio alla luce, il tempo alla pazienza. In questa biodiversità di paesaggi, culture e tradizioni, sta la nostra vera ricchezza. La cucina italiana è un patrimonio immateriale vivente: costruito giorno dopo giorno da milioni di mani di contadini casari allevatori artigiani cuochi. Riconoscerla come Patrimonio dell’Umanità significa riconoscere la sua forza nel creare legami, nel costruire comunità e nel restituire dignità! Perché quando il gusto incontra la memoria non è più solo cucina: è cultura, è l’Italia che ogni giorno si rinnova cucinando per amore. Dobbiamo ringraziare per questo Maddalena Fossati per aver reso visibile l’invisibile ed averci creduto sempre. I Ministri Lollobrigida e Giuli che insieme, Agricoltura e Cultura, hanno fatto squadra e lo si sa quando si gioca di squadra si vince, e il sottosegretario Gianmarco Mazzi una forza della natura”.

Focus - Dall’India all’Italia, è festa per il riconoscimento Unesco della Cucina Italiana
Una giornata che sarà celebrata in molti modi, per ricordare “un traguardo che appartiene all’intera Nazione e che rende omaggio a una tradizione capace di unire territori, comunità e generazioni”, spiega il Ministero dell’Agricoltura. Nel pomeriggio, il Colosseo, a Roma, diventerà protagonista di un’illuminazione tricolore speciale realizzata in collaborazione con Enel. Le celebrazioni proseguiranno in serata all’Auditorium Parco della Musica, dove prenderà vita una grande serata artistica organizzata con Enel e dedicata all’anima popolare, creativa e universale della cucina italiana. “L’ingresso degli ospiti sarà accolto da un suggestivo omaggio coreografico ideato da Giuliano Peparini, uno dei direttori artistici, registi e coreografi italiani più talentuosi al mondo, che trasformerà la Cavea dell’Auditorium in una festa ispirata ai mestieri, ai riti e ai colori della nostra tradizione gastronomica. Carabinieri del Cufaa a cavallo in alta uniforme, luminarie artistiche e tre mostre tematiche - dedicate ai prodotti Dop e Igp, alla fotografia storica del “Pranzo della Domenica” e alla nave scuola Amerigo Vespucci - accompagneranno l’arrivo delle istituzioni. In Sala Santa Cecilia, la serata si aprirà con un testo recitato dall’attrice Claudia Gerini, seguito dall’esibizione dei bambini del Coro Antoniano e del Coro Caivano insieme ad Al Bano, che interpreteranno “Vai Italia”, brano scritto da Mogol e inno della candidatura della Cucina Italiana. Il conduttore Nicola Prudente “Tinto” guiderà il pubblico in un racconto che unirà parole, musica e immagini. Non mancherà un momento solenne con l’esecuzione dell’Inno di Mameli, il Canto degli Italiani, interpretato dal tenore Alessandro Scotto di Luzio, che aprirà il grande concerto dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, affidato alla JuniOrchestra Young e alla Cantoria, dirette da Simone Genuini. Un programma musicale che spazierà da Rossini a Tchaikovsky, da Verdi a Puccini, in un crescendo di emozioni che celebrano il patrimonio culturale italiano. Nel corso della serata, Paolo Scaroni, presidente di Enel consegnerà una borsa di studio a un giovane musicista meritevole, e il solista Manuel Meledina con il coro della Peparini Academy chiuderà l’evento con Oh Happy Day”, sigillo festoso di una giornata dedicata all’orgoglio e all’identità nazionale.

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