
Far dialogare il vino, la gastronomia, l’agricoltura e i territori con l’arte, la letteratura, la musica e non solo, per ragionare in maniera corale sull’attualità e sul futuro, per condividere valori ed idee e immaginare il domani: una strada che alcune delle aziende più virtuose del mondo enoico hanno intrapreso da tempo, come Berlucchi, cantina in cui è iniziata la storia del Franciacorta, che nei giorni scorsi, ha mandato in scena l’edizione n. 5 di Academia Berlucchi, il progetto di Corporate Social Responsibility della famiglia Ziliani, che ha riempito in ogni ordine di posti il Teatro Grande di Brescia. “Cambiare Menti” il tema di questa edizione, che ha visto sul palco, tra gli altri, l’attore e attivista Alan Cappelli Goetz, i giornalisti e scrittori Daria Bignardi e Francesco Costa, l’esploratore Alex Bellini, il cantautore Vasco Brondi, lo scrittore Nicola H. Cosentino e la filosofa Ilaria Gaspari.
“Oggi, come in passato, la Franciacorta diventa luogo di cultura e di dibattito aperto, grazie ad alcune delle voci più autorevoli. Academia Berlucchi - ha spiegato Cristina Ziliani, vicepresidente Berlucchi - nasce proprio con l’intento di stimolare riflessioni costruttive sui grandi temi di attualità, in particolare sulla salvaguardia delle persone, dei territori e dell’ambiente. I relatori che ci hanno accompagnato in questo nuovo e rivoluzionario tassello della storia di Berlucchi, insieme al momento musicale di questa sera, rappresentano per noi un nuovo linguaggio con cui entrare in contatto con il territorio e le sue persone, andando oltre il vino: dalla cultura alla musica. È il nostro grazie, il nostro modo per restituire ciò che abbiamo ricevuto per più di 60 anni: grazie ai nostri fondatori Guido Berlucchi e Franco Ziliani, alle colline moreniche della Franciacorta che cerchiamo di preservare, alle persone che la abitano e la custodiscono, a voi che scegliere Berlucchi per i momenti speciali delle vostre vite”.
L’evento, totalmente gratuito e per la prima volta aperto al pubblico, è stato inserito nel Festival dello Sviluppo Sostenibile, iniziativa nazionale volta a sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani generazioni, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, grazie al patrocinio del Comune di Brescia, e con la collaborazione con la Fondazione Teatro Grande di Brescia e l’Associazione Oltreconfine, con la direzione artistica di Stefano Malosso.
“Academia Berlucchi è un luogo dove succedono cose bellissime, è un posto dove ci si incontra, si dialoga, ci si scambiano opinioni, ci si regala del tempo. Un progetto di sostenibilità sociale nato nel 2019, da una visione d’impresa che va oltre il profitto, Academia Berlucchi è uno dei modi in cui la famiglia Ziliani si prende cura dell’ambiente, delle persone, in questi luoghi di crescita e di ispirazione”, ha commentato il direttore dell’Academia, Alan Cappelli Goetz.
Con i relatori che si sono confrontati sul tema de “Le storie che (ci) cambiano. Narrazione tra libro e digitale”, confrontandosi sul ruolo centrale del racconto nelle nostre vite, in un’epoca in cui le parole, le immagini e i contenuti si moltiplicano, ma il senso sembra sfuggire. “La letteratura può servire per “anticipare un incubo”: se una cosa viene detta in un romanzo, il rischio viene disinnescato - ha affermato Nicola H. Cosentino - leggere significa scegliere, ma oggi leggiamo ciò che ci capita davanti senza davvero decidere. Viviamo una crisi della capacità di scelta, e il racconto può aiutarci a rimettere ordine, a recuperare consapevolezza”. Francesco Costa, dal canto suo, ha sottolineato come al giorno d’oggi la distanza tra letteratura e giornalismo si sia fortemente ridotta: “entrambi cercano di fare la stessa cosa: raccontare. E prima ancora di scrivere, il lavoro consiste nel tradurre la realtà in parole. Le cose che succedono non accadono in forma di parole, siamo noi a doverle decifrare”. Costa ha anche parlato della trasformazione radicale del mestiere del giornalista, travolto da una crisi epocale: “ci sentiamo disinformati pur leggendo tantissimo. Il pubblico non ha mai letto così tanto come oggi, ma i giornali non sono mai stati così poco letti. È una crisi anche professionale, siamo in una terra inesplorata. Ma le storie restano il nostro unico mezzo per capire il mondo”. Daria Bignardi ha raccontato come la letteratura, e il bisogno di narrare, abbia attraversato tutta la sua carriera: “il mio primo libro è nato dopo una vita passata ad osservare: la mia famiglia, il mio gatto, tutto era già racconto. E ho capito che anche quello che facevo prima, in tv o sui giornali, rispondeva a quella stessa urgenza. Per me lo storytelling è la vita. È nelle storie che ci riconosciamo, che ci innamoriamo, che troviamo un senso”. La discussione ha toccato anche i rischi e le sfide poste dall’Intelligenza Artificiale al mondo del racconto. “Il vero pericolo è che si comincino a credere false le cose vere - ha detto Costa - se nulla può più essere preso come prova certa, cambierà il nostro rapporto con la verità. E allora emergerà una nuova esigenza: cercare autenticità, fiducia, umanità. Qualcosa che le macchine non potranno mai imitare”.
A seguire, il panel “In ascolto. Riscrivere il rapporto tra uomo e pianeta” ha visto la partecipazione dell’esploratore Alex Bellini, e del cantautore Vasco Brondi, moderati dalla filosofa Ilaria Gaspari, che hanno discusso di come il rapporto tra uomo e natura stia evolvendo in modo sempre più necessario. “Filosofare è meravigliarsi”, ha esordito Ilaria Gaspari, citando Aristotele per ricordare che lo stupore è l’origine stessa del pensiero. “Il mito, come quello di Ade e Persefone, ci mostra come eventi naturali venivano spiegati attraverso relazioni umane: c’è qualcosa di sublime, che resiste alla spiegazione logica, e ci spinge a metterci in ascolto. Per cominciare, dobbiamo spostarci dalla nostra posizione di centralità”. Da qui il dialogo con Alex Bellini, che ha raccontato come il suo modo di viaggiare sia cambiato radicalmente. “All’inizio scappavo da qualcosa, poi ho iniziato a muovermi verso qualcosa - ha spiegato - oggi esplorare non è più misurarsi con un ambiente ostile, ma raccontare con occhi nuovi il mondo che già conosciamo. Il vero cambiamento è stato capire che dobbiamo fare i conti con i limiti, non necessariamente superarli”. Bellini ha raccontato delle sue spedizioni più recenti, tra cui quella sui ghiacciai islandesi, segnati dagli effetti del cambiamento climatico. Dopo un incidente su un vulcano innevato, ha iniziato ad interrogarsi su cosa oggi spinga l’uomo ad esplorare. “Viviamo come se avessimo già visto tutto. Ma forse dovremmo cambiare prospettiva: invece di chiedere cosa possiamo fare contro il climate change, chiediamoci chi dobbiamo essere. La sostenibilità non è solo una strategia: è una trasformazione interiore”. L’artista e musicista Vasco Brondi ha portato la sua esperienza di ritorno alla natura, in un percorso creativo sempre più radicato nei paesaggi fuori dalle città. “Uscire da Milano per vivere in montagna ha cambiato la mia musica - ha raccontato - quella trasparenza che sento nell’aria si riflette nei miei dischi. La montagna ti ridimensiona: ti fa sentire parte di qualcosa di più grande, che c’era prima di te e ci sarà dopo”. Brondi ha anche sottolineato la distanza crescente tra l’uomo e il mondo naturale. “Sappiamo tutto delle notizie del giorno, ma non conosciamo il nome dell’albero sotto casa. È una lacuna profonda della nostra cultura informativa”. Luoghi come il Polesine, ha spiegato, “sono avamposti del cambiamento climatico in Italia, e diventeranno sempre più centrali nel nostro immaginario futuro”. Il panel si è chiuso con una riflessione collettiva sul senso di solitudine e interconnessione che viviamo oggi. “A volte la natura ci sembra una matrigna - ha detto Bellini - altre volte sentiamo di farne parte. E faccio il mio lavoro per guadagnarmi quei rari momenti in cui avviene quella fusione perfetta”. Brondi ha concluso: “questa connessione profonda può avvenire ovunque, anche in città. È un ascolto, una sintonizzazione con il battito del mondo”.
A chiudere, mescolando le bollicine della Franciancorta, anche con la musica, “Semplicemente Frida”, concerto di Frida Bollani, accompagnata dal compositore Mark Glentworth.
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