
I consumi interni, soprattutto in gdo, sono in calo, ma non stanno crollando (694 milioni di euro nei primi 3 mesi 2025, -1% sul 2024), così come nel fuori casa. L’export in valore, dopo i primi 3 mesi del 2025, è sostanzialmente stabile, anzi in leggerissima crescita per la verità, ma bisogna tener conto della corsa agli stock prima dei dazi Usa (mentre tutta Europa, del wine & spirits e non solo, aspetta il 9 luglio per conoscere le intenzioni del presidente Trump) e del calo di un mercato importante per l’Italia come il Regno Unito. Un contesto complesso, dunque, sempre più complicato anche dai conflitti e dalle tensioni internazionali crescenti, che fanno pesare sul mondo i loro effetti sia sociali che economici. Dopo gli anni difficili del Covid, quelli entusiasmanti del rimbalzo, soprattutto nel 2022 e di parte del 2023, e dopo le nuove complicazioni del 2024 (anno in cui nonostante tutto le esportazioni di vino italiano hanno fatto il loro record con 8,1 miliardi di euro, ndr), il settore del vino, ma anche quello degli spirits e degli aceti italiani, si trovano davanti ad un nuovo 2025 complicatissimo, ormai al giro di boa, ed a dover affrontare “crisi epocali tra geopolitica in fiamme, allarme dazi e competitività a rischio”, nonostante la forza di una filiera che, tra vini, spiriti e aceti, “si conferma pilastro dell’agroalimentare nazionale, con un export 2024 complessivo che ha raggiunto i 10,5 miliardi di euro, con un saldo commerciale positivo di 8,9 miliardi, rafforzando la leadership italiana sui mercati internazionali. Una filiera da 21,5 miliardi di euro che conta un tessuto produttivo di oltre 40.000 imprese a carattere industriale garantendo l’occupazione di oltre 81.000 addetti diretti”. A dirlo i dati Nomisma per l’Osservatorio Federvini, che, oggi, in assemblea, a Roma, ha nominato alla presidenza Giacomo Ponti, alla guida della storica azienda familiare fondata nel 1787 a Ghemme, simbolo della produzione italiana di aceti e conserve, e che succede così a Micaela Pallini, mentre alla vicepresidenza resta Pietro Mastroberardino, insieme ad Aldo Davoli, e, tra le altre cose, viene confermata Albiera Antinori, già alla guida della Marchesi Antinori, come presidente Federvini Gruppo Vino.
Una filiera importantissima, per l’economia, la tenuta dei territori ed il prestigio dell’Italia nel mondo, che gode anche di grande attenzione istituzionale, come testimoniato dalla presenza, in assemblea, tra gli altri, del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, di quello delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, di quello, arrivato a sorpresa, dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e del Viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli, oltre al presidente Ice, Matteo Zoppas. “Accolgo questo incarico con senso di responsabilità - ha affermato il presidente Giacomo Ponti - in una fase storica complessa, segnata da forti tensioni internazionali ed incertezze. Federvini continuerà a rappresentare con forza e competenza le nostre imprese, valorizzandone qualità, sostenibilità e centralità economica. Tra gli obiettivi prioritari del mio mandato il rafforzamento della competitività internazionale del nostro settore, tutelando in primis il valore culturale di tutti i comparti, dai vini, agli spiriti, agli aceti, che costituiscono un patrimonio economico di straordinario prestigio per il nostro Paese”. “Lascio la Presidenza con orgoglio e gratitudine - ha dichiarato Micaela Pallini - per il lavoro svolto in anni complessi, nei quali abbiamo rafforzato il ruolo delle nostre filiere in Italia e in Europa. Abbiamo difeso il valore culturale e sociale del nostro modello produttivo, sostenuto la competitività e promosso il consumo consapevole. A Giacomo Ponti vanno i miei migliori auguri: saprà guidare Federvini con visione e determinazione”.
Il vino, e più in generale il beverage, come detto, si muove in un quadro macroeconomico nazionale resta fragile. Il Pil italiano, spiega Federvini, è cresciuto dello 0,9% nel 2024 e per il 2025 si prevede un andamento analogo. I prezzi delle bevande alcoliche risultano in deflazione, a fronte di una crescita sostenuta nel comparto alimentare e del food service. A maggio 2025 si è registrato un rimbalzo della fiducia di consumatori e imprese, dopo tre mesi consecutivi di calo. Tuttavia, i volumi di vendita al dettaglio restano deboli, con crescita nei canali discount, segno delle difficoltà ancora presenti nei bilanci familiari. Nel contesto di un’economia interna ancora cauta, il primo trimestre del 2025 mostra un mercato in lieve assestamento, con alcuni segmenti che confermano segnali positivi. Secondo le rilevazioni Nomisma per l’Osservatorio Federvini, le vendite nella grande distribuzione organizzata hanno registrato un andamento complessivamente stabile, con dinamiche differenziate tra i comparti. Il vino ha generato un valore pari a 694 milioni di euro, registrando una lieve flessione dell’1% sullo stesso periodo dell’anno precedente. A trainare il segmento sono gli spumanti di qualità, con il Metodo Classico in crescita del 7,1% e lo Charmat dolce in aumento del 2%. Restano in difficoltà i vini generici e frizzanti, mentre i vini a Indicazione Geografica Protetta (Igp) segnano un +1,1% a valore.
Anche il comparto degli spirits risente di una certa debolezza con vendite pari a 274 milioni di euro, in calo del 3,2% sul 2024. Tuttavia, si distinguono performance positive per alcuni segmenti, come il Gin (+14,2%), tengono gli aperitivi alcolici, mentre risultano in flessione Grappa, liquori dolci e amari. Più positivo l’andamento degli aceti, che nel primo trimestre segnano una crescita dell’1,8% a valore. In particolare, spiccano le performance dell’aceto di mele (+6,4%) e dell’aceto di vino (+1,5%). L’Aceto Balsamico di Modena Igp subisce, invece, una lieve contrazione dello 0,7%, pur mantenendo una quota di mercato rilevante, pari al 32% del totale venduto in Gdo. Per i consumi fuori casa, i dati TradeLab indicano un valore complessivo di 81,4 miliardi di euro nel 2024, in crescita dell’1% rispetto all’anno precedente. Nonostante una flessione delle visite pari all’1,6%, il settore mostra segnali di tenuta, con vino e bollicine che continuano a giocare un ruolo centrale soprattutto nelle occasioni serali, come cene e aperitivi. Insomma, il settore continua a macinare numeri importanti, ma con tanti segnali da monitorare.
“Nonostante le esportazioni di vini, spiriti e aceti italiani abbiano registrato un andamento tendenzialmente positivo nell’ultimo quinquennio, non mancano le preoccupazioni legate ad uno scenario attuale instabile che continua a produrre ripercussioni sui costi di approvvigionamento delle materie prime e dell’energia, sull’inflazione e sul tasso di occupazione. Un quadro che, nel primo trimestre 2025, ha mostrato segnali di un rallentamento generalizzato: il vino cresce solo dello 0,7% a valore, penalizzato dal rallentamento nel Regno Unito e dalla crescente concorrenza da Paesi terzi; gli spirits segnano un +3,1%, trainati dai liquori (+10,9%), mentre la Grappa cala del 14%; gli aceti arretrano dell’1,4%, pur mantenendo nel 2024 performance positive in mercati chiave come Stati Uniti, Germania, Francia e Corea del Sud”, spiega Federvini, che sottolinea, inoltre, come non si possano ignorare “le implicazioni internazionali degli attacchi recenti tra Stati Uniti e Iran che potrebbero portare ad ulteriori difficoltà commerciali. Inoltre non è chiaro cosa accadrà da qui al 9 luglio, data in cui è attesa la decisione definitiva degli Stati Uniti di introdurre un ulteriore dazio fino al +20%, se non addirittura oltre, su vini, spiriti e aceti. Un passaggio delicato che potrebbe pesare in modo significativo sulle esportazioni verso il primo mercato extra-Ue per le filiere Federvini”.
“Abbiamo bisogno di un’Europa forte e coesa - ha dichiarato il presidente Giacomo Ponti - che agisca con determinazione per facilitare il dialogo e scongiurare qualunque escalation. Le nostre imprese non possono continuare a subire ingiustamente l’incertezza dettata dalle forti tensioni geopolitiche che in queste ore si stanno intensificando. In questo momento è fondamentale che anche il nostro governo insieme alle imprese lavori in sinergia per garantire la crescita della filiera promuovendo la stabilità e l’accesso ai mercati internazionali per le nostre realtà produttive”. Ma l’Assemblea Federvini ha posto l’accento anche sulle sfide aperte in ambito europeo in tema di indicazioni geografiche. Particolare attenzione è stata dedicata ai recenti casi di utilizzo improprio da parte di alcuni Stati membri. La nascita della European Vinegar Association, per esempio, è solo uno dei segnali concreti di un impegno crescente a presidiare i tavoli comunitari e a tutelare con forza la distintività delle filiere italiane. “È essenziale - ha sottolineato Ponti - che l’Unione Europea tuteli il significato autentico dei prodotti tradizionali. È cruciale stabilire una definizione legale a livello europeo dell’aceto”. Un messaggio che si estende a tutto il settore rappresentato da Federvini, oggi chiamato a riaffermare il proprio ruolo non solo economico, ma anche culturale e strategico per il Paese. “Il mio obiettivo - ha concluso Ponti - è chiaro: creare valore. Per le imprese, per i territori, per il sistema Italia. Valore economico, ma anche reputazionale. Federvini sarà un presidio forte e competente per un’Italia che produce, innova e dialoga con il mondo, con orgoglio e responsabilità”.
Obiettivi che il mondo delle imprese, però, non può raggiungere senza il supporto delle istituzioni e del Governo. “La prima difficoltà è quella di dare stabilità e certezze alle imprese, gli imprenditori non chiedono soldi in primis, ma certezza, stabilità, garanzie sulle regole, le imprese creano economia, e noi dobbiamo ringraziarlo il nostro sistema imprenditoriale che è il migliore del mondo - ha detto Lollobrigida - non solo nella qualità di quello che produce, ma anche nella capacità di affrontare le difficoltà del contesto internazionale nonostante per anni l’Italia sia stato un Paese di grande instabilità politica. Vogliamo rinnovare la volontà di stare sui mercati internazionali, a partire dagli Usa: noi con gli americani - ha detto sottolineato il Ministro dell’Agricoltura - stiamo bene insieme, noi abbiamo grandi prodotti di qualità, loro ricchezza, è una sinergia che funziona. In queste ore, sabato, sarò a New York ed a Washington, insieme all’Ice, per il “Summer Fancy Food”, anche con un incontro sulla cucina italiana candidata Unesco, e ribadirò come i nostri prodotti in Usa moltiplicano in valore fino a 4 volte, incontrerò Brooke Leslie Rollins (la Segretaria all’Agricoltura Usa, ndr), ognuno di noi fa l’interesse delle imprese del proprio Paese, e dobbiamo sostenerci tra Paesi democratici, per non arricchire ulteriormente quelli che non solo sono e per non far passare il messaggio che dove non c’è democrazia le cose funzionano meglio, non lo pensiamo e non è così”. “Il vino è frutto del lavoro della terra, è alimentazione, è una delle voci più importanti del nostro export. Nonchè motore di enoturismo - ha detto il Ministro del Made in Italy, Adolfo Urso - che fa crescere le presenze internazionali nel nostro Paese. Il vino è identità, frutto del territorio, ma anche innovazione, pensiamo ai droni, al digitale, alle pratiche sostenibili. Ma è anche internazionalizzazione. Ed il sistema Italia pur in fase burrascosa ha saputo crescere”.
“Guardiamo con grande attenzione al vostro lavoro, siamo anche Ministero del Commercio Estero - ha aggiunto il Viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli - e l’internazionalizzazione del vino è qualcosa di speciale, perchè il vino è anche un biglietto da visita, con una intrinseca capacità diplomatica, perchè dove c’è buon vino c’è qualità della vita, c’è cultura, c’è identità”. “Il vostro è un settore importante - ha aggiunto, dal canto suo, il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti - ovunque vado anche all’estero si capisce quanto sia importante la presenza di questo settore, che magari fino a qualche tempo fa dava per scontate tante cose, a partire da una crescita senza problemi, mentre oggi dei problemi ci sono. Problemi culturali, pensiamo all’idea che si vuole far passare che il vino e l’alcol fanno male a prescindere, e problemi commerciali, ed in particolare il tema Dazi in Usa. Il negoziato è molto complesso, con gli americani, non ci sono solo i dazi in ballo, c’è la fiscalità internazionale, c’è una questione valutaria che rappresenta un dazio implicito con il dollaro debole sull’euro. È chiaro che tutti vorremo il massimo risultato ma dobbiamo realisticamente puntare a quello che è realizzabile, e anche oggi parlando con il Ministro degli Esteri Tajani, ci siamo detti che se si restasse sul 10%, forse andrebbe bene chiuderla qui”.
Un quadro in cui, dunque, diventa sempre più importante anche diversificare i mercati, e internazionale anche le imprese che ancora non lo hanno fatto. “Ed è per questo che l’Ice, insieme ad altre strutture, esiste - ha detto il presidente Ice, Matteo Zoppas - è una infrastruttura per aiutare la crescita, ma non si può sostituire le imprese, ma possiamo utilizzare i grandi già internazionalizzati per aiutare i piccoli. Il vino è un grande ambasciatore del vino italiano nel mondo, qui ci sono tanti amici ma anche colleghi imprenditori, dobbiamo creare occasioni, lavoriamo molto con Vinitaly, stiamo portando forte sugli Usa a Chicago, e ci saranno altri progetti che annunceremo più avanti. Quello che chiedo è “aiutateci ad aiutarvi”, con Ice ci sono tante opportunità grazie a tante persone che lavorano ogni giorno in maniera importante per aiutare le imprese ad internazionalizzarsi. Abbiamo l’obiettivo di 100 miliardi di euro di export del made in Italy agroalimentare, dobbiamo andare in quella direzione”.
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