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IL “VINO DEL PAPA”, IN FRANCIA, È SOLO (O QUASI) QUELLO DELLA DENOMINAZIONE CHÂTEAUNEUF DU PAPE: IL TRIBUNALE DI NARDONNE CONDANNA I VIGNERONS DE LA MÉDITERRANNÉE PER LA PRODUZIONE DELLA CUVÉE CROIX DE PAPES, MA IL PASSATO È PIENO DI ECCEZIONI

Ogni riferimento al Pontefice è puramente casuale: forse è ciò che i produttori francesi dovrebbero scrivere in etichetta, quando decidono di dare al proprio vino un nome che tira in ballo il Papa, a meno che, ovviamente, non si tratti di una bottiglia prodotta nella denominazione Châteauneuf du Pape, che da sempre difende in maniera persino feroce la propria storia e la propria peculiarità. Con alterne fortune, però. L’ultima diatriba ha vissuto l’atto finale il 28 febbraio, al Tribunale penale di Narbonne: davanti al giudice è finita la cuvée Croix de Papes, dei Vignerons de la Méditerrannée, filiale del gruppo cooperativo Val d’Orbieu, che non potrà più essere commercializzata con quel nome, visto il chiaro riferimento papale. Eppure, la storia racconta anche qualche insuccesso, per Châteauneuf du Pape: nel 1961, ad esempio, il Vin de Table Vieux Papes, del gruppo Castel, riuscì ad avere la meglio sugli interessi della denominazione, ed oggi è uno dei vini più conosciuti e venduti del gruppo. Nel 2005, invece, è stata la volta del Côtes du Rhône Chemin Des Papes, del gruppo Grands Chais de France, cui la giustizia ha permesso di conservare il suo nome.

Per il Croix de Papes, invece, c’è stato poco da fare, perché non si tratta di un’etichetta con una storia alle spalle, ma di una cuvée nata su richiesta di un importatore belga, che ha sfruttato il nome della più nota denominazione per vendere 93.000 bottiglie nell’arco di 3 anni (tra il 2009 ed il 2011), ricavandone un fatturato di 150.000 euro (1,61 euro a bottiglia) in maniera, stando alla sentenza del giudice di Narbonne, illecita.

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