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Il vino è mio, e me lo blendo io - prendendo spunto dalla mancanza di “avventurismo” enoico dei consumatori UK, un gruppo di scienziati di Cambridge ha creato Vinfusion, strumento che consente di creare un blend su misura da quattro varietà primarie

Italia
Ecco Vinfusion

Che i consumatori, non solo britannici, siano spesso riluttanti a provare vini non familiari non è una novità: tra paura di sbagliare, timore di fare una figuraccia davanti ai commensali (e al sommelier) e affezione per quei vini che sicuramente piacciono, non sono molti ad abbandonare le loro etichette preferite, e spesso nemmeno un consiglio professionale basta in questo senso. Ma se l’invenzione della britannica Cambridge Consultants dovesse avere successo, presto un enoappassionato potrebbe tranquillamente crearsi - al volo e “on demand” - un blend su misura per il proprio palato, e il tutto con qualche semplice tocco su un touchscreen.
Come riportato dal “The Economist” (www.economist.co.uk), il dispositivo creato da Cambridge Consultants, e denominato Vinfusion, è nato sulla base di uno studio condotto su 138 consumatori di vino in locali come pub, ristoranti e bar, il cui risultato più eclatante è che il 70% del campione era regolarmente deluso dai vini che aveva ordinato, anche su consiglio di baristi e sommelier, e che di conseguenza tendeva a ordinare sempre la solita cosa - ma anche che l’idea di potersi “creare” un blend da soli era molto allettante per i consumatori. Il primo ostacolo da sormontare per il team di scienziati, guidato da Sajith Wimalaratne, è stato però di natura linguistica: il gergo specialistico del vino, infatti, è repleto di termini di difficile comprensione, oltre che estremamente soggettivo - espressioni come “note di lampone”, “retrogusto agrumato” e così via non sono facilmente traducibili in caratteristiche gustative obiettive e misurabili, e quindi il team di Wimalaratne si è nuovamente rivolto ai 138 soggetti dello studio, chiedendo loro quali aggettivi avrebbero usato più frequentemente per definire l’essenza di un vino. I più “gettonati”? “Leggero, “corposo”, “secco”, “amabile”, “dolce”, “acuto” e “focoso”. Con questi dati alla mano, Cambridge Consultants ha analizzato venti vini diversi, per vedere quali di essi, sia singolarmente che in combinazione fra di loro, potevano soddisfare al meglio i desideri del loro campione in termini di aromi e sapori; da questa batteria ne hanno poi selezionati quattro, il cui compito è quello di agire come i colori primari sulla tavolozza di un pittore. Esattamente come la combinazione tra rosso, verde e blu può generare - con una certa approssimazione - qualsiasi altro colore, per Wimalaratne e colleghi la combinazione tra un Pinot Nero e un Merlot cileni, uno Shiraz australiano e un Moscato francese (scelto per la componente zuccherina) può generare quasi ogni sfumatura dell’“arcobaleno” gustativo enoico.
Sulla base di questo approccio, Cambridge Consultants ha quindi creato il suo “sarto” enoico digitale. Vinfusion offre infatti al consumatore la possibilità di stabilire le caratteristiche di un vino sulla base di tre scale; la prima va da “leggero” a “corposo”, la seconda da “morbido” a “focoso”, passando per “amabile”, e la terza da “dolce” a “secco”. Tutte descrizioni molto basilari, ma che sembrano più che sufficienti per stabilire i parametri veramente importanti per un enoappassionato non professionista. Una volta decisi questi ultimi, la macchina crea un blend delle quattro varietà “primarie”, con un’aggiunta di bolle d’aria per assicurare una mescolazione efficace, e procede a servire il calice richiesto. Certo, il concetto stesso di Vinfusion potrebbe sembrare un anatema a più di un tradizionalista del nettare di Bacco, ma in linea di principio, e al netto dell’apporto tecnologico di un touchscreen, quello che succede ad ogni operazione della macchina non è poi così dissimile da quanto succede in migliaia di cantine in giro per il mondo. Senza contare, come ha aggiunto Wimalaratne, che semplificare al massimo i parametri gustativi base di un vino potrebbe essere un autentico toccasana per vincere la ritrosia dei consumatori a provare nuovi prodotti - e, di conseguenza, avere un effetto benefico per tutto il settore del vino a livello globale, oltre che per quello del catering, dato che i dati di miscelazione di Vinfusion potrebbero essere estremamente utili per adattare al massimo una carta dei vini ai gusti dei consumatori.

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