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LO SCENARIO

Il vino, i suoi valori, il suo futuro, nella prima “Giornata del Made in Italy”, con la filiera

Le riflessioni delle Cooperative, di Assoenologi, Federvini, Federdoc, Confagricoltura e Cia-Agricoltori, nell’agorà di Vinitaly 2024
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Il vino, i suoi valori, il suo futuro, nella prima Giornata Nazionale del Made in Italy

Niente, meglio della Giornata Nazionale del Made in Italy che si celebra, da quest’anno, ogni 15 aprile, giorno della nascita di Leonardo di Da Vinci, in un Vinitaly 2024 in cui l’attenzione mediatica è stata catturata dalla presenza della Premier Giorgia Meloni, per riflettere non solo sul valore, che va ben oltre quello economico, del vino per il Belpaese, ma anche per immaginare il futuro, tra clima, mercati e consumi che cambiano. Come hanno fatto, con la regia della Cooperative italiane, tutte le principali rappresentanze della filiera. A partire dalla Assoenologi, con il presidente Riccardo Cotarella, che incontrando Giorgia Meloni ha detto: “la nostra Premier è sempre molto attenta al mondo del vino e la sua presenza al Vinitaly, anche in un contesto internazionale così complesso, ne è una ulteriore dimostrazione. È stata l’occasione per parlare una volta di più di vino e del ruolo degli enologi”. Ma sullo sfondo, c’è un una “grande fase di cambiamento, nell’approccio al consumo, nella sensibilità diversa, dei consumatori, all’impatto delle attività economiche, vino incluso. Noi lavoriamo la terra, nell’ambiente e con l’ambiente - ha detto il presidente del gruppo vino delle Cooperative, Luca Rigotti - e dobbiamo essere attenti. Il vino italiano è un prodotto di altissima qualità, sono convinto che al di là del momento, il futuro sarà nella condivisione seria di un pensiero sui punti strategici da parte di tutta la filiera”.
Un futuro che passa anche per l’innovazione, ha ricordato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “l’innovazione è necessaria per affrontare questioni attuali e sfide che riguardano la qualità elevata dei prodotti made in Italy. L’impatto ambientale che vogliamo diminuire, oggi, in campagna, passa dall’innovazione. Sfatiamo però il tabù che la tecnologia sia cosa per pochi. L’utilizzo dei dati è utile e necessario a tutti gli agricoltori per fare un salto in avanti. Ma il problema è quello dell’infrastruttura digitale: non tutta la campagna italiana è ancora coperta dal digitale”. Eppure, ha sottolineato il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, a rimanere la carta vincente è il legame tra vino e territorio. “Lo dimostrano anche i 14 milioni di enoturisti, che muovono un giro d’affari, in Italia, di 2,6 miliardi di euro. La ricezione turistica in cantina ci ha fatto fare un grande passo avanti, tanti stranieri vengono, ci apprezzano e ci raccontano nel mondo, ed è fondamentale anche per far emergere territori che magari sono più svantaggiati di altri”.
Altro tema fondamentale, in cui emerge ancora una volta il valore del made in Italy, è quello del rapporto tra alcol e salute. Un tema complesso, come ha sottolineato la presidente di Federvini, Micaela Pallini. “È ovvio che gli abusi vadano combattuti, e che il mondo della produzione di vino, ma non solo, sia il primo a dover fare educazione e promozione del consumo responsabile. Semplificando molto, però, bisogna sottolineare il modello della curva a “J” che sostengono molti ricercatori, ovvero che sotto un certo livello di consumo di vino e altre bevande ci sono degli effetti non solo non negativi, ma positivi, sul fronte cardiovascolare, per esempio, e che sopra a questi livelli, invece, arrivino i danni. Ma il concetto chiave resta quello di educare i consumatori, e lo stile di consumo made in Italy, mediterraneo, e abbinato ai pasti, è un modello virtuoso”.
Ma “vino made in Italy” è sinonimo anche di varietà, di diversità, e di denominazioni che, come si dice da tempo, però, sono tante, forse troppe, come ricordato dal presidente di Federdoc, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, che ha aggiunto: “con la riforma Ue delle Indicazioni Geografiche, dove vino e cibo sono sotto lo stesso cappello, si è rafforzato il concetto della denominazione. Ma nel vino, la parcellizzazione è un problema, perché se non hai prodotto e non fai promozione, non stai sul mercato. I piccoli possono unirsi, però, ed in questo senso esperienze come quella delle Marche, con l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini”, sono un esempio perfetto”.
Visioni che, secondo il Sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio Giacomo La Pietra, sono al centro dell’azione di Governo, perché “nei territori c’è tutela dell’ambiente, c’è tradizione, c’è innovazione tecnologica e professionale. Elementi alla base della politica del Ministero dell’Agricoltura”.
Ma oltre alla visione italiana, sul futuro, è fondamentale anche quella europea, perché è in Ue che si prendono le decisioni vere. E come ricordato da Rigotti, che è anche presidente del Gruppo Vino del Copa-Cogeca, sono tante le questioni sul tavolo. “A partire dagli strumenti di controllo dell’offerta per le produzioni che non trovano mercato, Ma non si può “dire c’è troppa uva, eliminiamola”, non vale per tutti. Le proposte che si fanno alla Commissione sono di misure di controllo dell’offerta, che in certe zone europee possono arrivare anche all’estirpo, definitivo, o temporaneo, consentendo poi ai produttori di ripiantare vigna se e quando il momento lo consentirà, ma unitamente a questo in tutte le zone interessate da queste misure ci sarà una sospensione dell’1% di aumento delle superficie vitata previsto dalla norma Ue. Ma si parla anche di una Ocm vino più flessibile sul tema dei Paesi terzi consolidati. Un tema che dal 2023 abbiamo posticipato al 2028, ma che resta sul tavolo: dopo 5 anni che sei nei mercati terzi consolidati non avrai più aiuti, ma se usciamo da quelli consolidati, come gli Usa, per esempio dove andiamo a vendere vino? Sono temi di cui si discute. In Italia il settore è maturo, troveremo sintesi per fare richieste e proposte efficaci. E sul tema della sostenibilità dico: le cantine sono già avanzate nel rispetto dell’ambiente e delle persone, nel produrre prodotti salubri, e aggiungere l’etica alla qualità, è un punto di forza”. Anche questo è il vino made in Italy.

Focus - Giornata Nazionale del Made in Italy, Coldiretti/Divulga: il cibo è la prima ricchezza dell’Italia con 600 miliardi di valore della filiera
È il cibo la prima ricchezza dell’Italia con un valore della filiera agroalimentare allargata che ha superato i 600 miliardi di euro e rappresenta il simbolo più noto del Paese all’estero. Ad affermarlo è l’analisi Coldiretti su dati centro studi divulga diffusa in occasione della prima Giornata Nazionale del Made in Italy istituita il 15 aprile. Una ricorrenza festeggiata al Vinitaly 2024 con la partecipazione del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida alla Consulta nazionale del vino. Proprio il vino rappresenta, infatti, la voce più importante dell’export agroalimentare made in Italy, per un valore di 7,8 miliardi nel 2023. Presentato in anteprima anche il video ufficiale della campagna nazionale di promozione dell’agricoltura e del cibo promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Fondazione Campagna Amica che coinvolge tutte le regioni italiane, nei centri urbani, ma anche nelle aree interne, attraverso le strutture territoriali e la rete dei mercati contadini. L’obiettivo è la valorizzazione del made in Italy agroalimentare e dell’educazione alimentare secondo i canoni della dieta mediterranea, della stagionalità e del prodotto a km 0.
Il made in Italy dal campo alla tavola vede complessivamente impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.000 punti vendita al dettaglio. Un record trainato da un’agricoltura che è la più green d’Europa con la leadership Ue nel biologico con 80.000 operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (325), 529 vini Dop/Igp e 5.547 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Primati che vanno però difesi dal fenomeno del “fake in Italy”, il cibo straniero spacciato per italiano sfruttando il concetto di ultima trasformazione sostanziale per gli alimenti, quello che tecnicamente si chiama codice doganale. In questo modo cosce di prosciutto estero dopo essere state salate e stagionate vengono vendute per italiane e lo stesso capita col latte straniero che diventa mozzarella italiana. Una frode contro la quale è partita dal Brennero una grande mobilitazione di Coldiretti con obiettivo la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola.
“Grazie per il lavoro che il Ministero sta facendo non solo all’interno dei confini nazionali ma soprattutto giocando una partita legata all’internazionalizzazione - ha sottolineato il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel corso dell’incontro con il Ministro e la Consulta Vino - qualcuno deride o diciamo così sminuisce l’iniziativa che noi abbiamo fatto al Brennero. È un’iniziativa di trasparenza e di risposta nei confronti dei cittadini e dei consumatori. Non è una manifestazione di chiusura all’interno dei confini è vero esattamente l’opposto: partiamo dall’Italia per cercare di portare trasparenza sui mercati a livello mondiale e fare anche una lotta concreta al tema dell’Italian sounding che tante volte si pensa essere solo fuori dei confini nazionali quando purtroppo l’abbiamo anche all’interno del nostro Paese quando ci sono queste storture”.

Focus - Made in Italy, Confagricoltura: si profila un nuovo record per il made in Italy agroalimentare
“Si profila un nuovo record per il made in Italy agroalimentare. Nel 2023 le esportazioni hanno raggiunto i 64 miliardi di euro, il 10% sul totale delle vendite all’estero dell’Italia. Alla fine di quest’anno potrebbero far registrare un ulteriore aumento in valore nell’ordine di sei punti percentuali”. Lo dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in occasione della prima Giornata Nazionale del Made in Italy. “Sulle prospettive dell’economia pesano le crescenti tensioni internazionali, l’aumento del costo dei trasporti navali e dei prodotti energetici, ma se le previsioni saranno confermate, risulterebbe sostanzialmente colmato il divario nei confronti della Spagna. Un risultato che sembrava fuori portata fino a pochi anni fa”, sottolinea Giansanti.
In tutto il mondo, alle nostre produzioni vengono riconosciuti requisiti di gusto, qualità e sostenibilità difficilmente eguagliabili, anche perché legati all’eccellenza della Dieta Mediterranea. Dietro ai successi c’è anche l’impegno costante di tutte le imprese della filiera per interpretare i segnali che arrivano dal mercato, anticipare l’evoluzione della domanda e far crescere, grazie agli investimenti e alle innovazioni, la competitività. I punti di forza del nostro sistema sono costituiti dalla differenziazione produttiva, dalla flessibilità e dall’apertura alle innovazioni tecnologiche. Proprio per valorizzare al massimo questi requisiti competitivi sul mercato interno e a livello internazionale, Confagricoltura e Unione Italiana Food hanno costituito “Mediterranea”.
“L’agricoltura italiana è stabilmente ai primi posti in Europa per valore aggiunto. Aggiungendo, quindi, ai punti di forza del settore industriale, la qualità e l’eccellenza delle produzioni agricole italiane, risulta evidente che il settore agroalimentare del Paese ha le potenzialità per diventare il numero uno al mondo. Le nostre esportazioni possono salire nel medio termine fino a 100 miliardi di euro”, puntualizza il presidente della Confagricoltura. Certo occorre migliorare la logistica per abbattere i costi di trasporto più alti rispetto alla concorrenza. Va rafforzata l’assistenza alle imprese che intendono cimentarsi sui mercati internazionali. Occorre puntare sull’apertura di nuovi sbocchi e sul miglioramento della presenza dove, come nel continente asiatico, risulta attualmente inferiore alle potenzialità che sono significative. In Cina, ad esempio, le esportazioni agroalimentari italiane sono attestate a soli 580 milioni di euro. In Giappone, il consumo pro-capite del made in Italy di settore è di soli otto euro, contro i 20 che si registrano negli Stati Uniti. “Resta il fatto - conclude Giansanti - che per esportare di più occorre, prima di tutto, produrre di più. Obiettivo che può essere centrato solo se le imprese della filiera, dal campo, dagli allevamenti al prodotto finito, sono efficienti, competitive e in grado di assicurare una adeguata marginalità economica”.

Focus - Confcooperative, il Ministro Lollobrigida premia le cantine cooperative centenarie che hanno fatto la storia del made in Italy
“Le cooperative rappresentano un valore aggiunto perché sono sempre state capaci di offrire nuovi stimoli da cui è possibile trarre insegnamento. Il mondo cooperativo ha una storia antica ed è uno strumento che va rafforzato”. Lo ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida nella cerimonia di consegna dei premi alle cantine ultracentenarie, a Vinitaly 2024, dove Confcooperative ha dedicato alle cantine ultracentenarie una mostra. Dalla Cantina Terlano (1893) a Cadis 1898, dalla Cantina Tramin (1898) alla Cantina di Carpi e Sorbara (1903), dalle Cantine Mezzacorona (1904) alla Cantina d’Isera (1907), dalla Cantina di San Martino in Rio (1907) alla Cantina San Michele Appiano (1907), dalla Cantina di Santa Croce (1907), a Terre D’Oltrepo’ (1907), dalla Cantina Forlì Predappio (1908) alla Cantina Masone Campogalliano (1908), da Vivallis - Viticoltori in Vallagarina (1908) alla Cantina Aldeno (1910), dalla Cantina Rovere’ della luna (1919) alla Cantina Formigine Pedemontana (1920), dalla Cantina Garlin (1923) alla Cantina Pauli’s di Monserrato (1924). “Queste cantine - ha detto il presidente Confcooperative Maurizio Gardini - hanno vissuto e superato tutte le crisi di questo Paese: dalle guerre mondiali al Covid. Con le loro notevoli capacità di resilienza, sono state capaci di trovare le energie necessarie per rigenerarsi, rinnovarsi e riuscire ad affrontare le sfide del futuro”.

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