È un bilancio più chiaro che scuro, quello del vino italiano, nella ricerca “Tendenze e prospettive della filiera vitivinicola”, di scena il 24 novembre a Siena al Forum sul vino della Banca Monte dei Paschi, di cui WineNews è in grado di anticipare alcuni atout. Se si conferma l’importanza dell’export per l’enologia del Belpaese, che nel 2011 ha fruttato il 45% degli incassi totali della cantine Italiane, con il record di 4,4 miliardi di euro, il 2012 potrebbe vedere segnare un’ulteriore crescita nel valore, ma anche una certa diminuzione in volume. Al punto che l’Italia, in quantità, potrebbe essere addirittura superata dalla Spagna. Export che, per il vino Italiano, ad oggi (dati a luglio 2012), ha visto nell’Unione Europea il suo sbocco principale, con il 51,8% dei volumi.
Ma l’Ue, secondo lo studio, potrebbe essere arrivata ad un certo livello di “saturazione” del mercato. Ecco perché, seppur consci di criticità e difficoltà per arrivarci e presidiarli, la maggioranza dei produttori e degli addetti ai lavori, indica nei mercati extraeuropei quelli con il potenziale più alto per il futuro. E non solo i già affermati Stati Uniti, o gli emergenti “consolidati” Russia e Cina. Ma anche Paesi sudamericani come Brasile e Messico, quelli dell’Estremo Oriente meno conosciuti come la Corea del Sud, o i Paesi dell’Est europeo.
Ma se l’export è al centro dei pensieri del vino italiano, visto che solo fuori confine è possibile una crescita dei consumi (in Italia siamo ormai tra i 37 ed i 35 litri a testa, in lento ma costante calo), i produttori fanno i conti anche con una vendemmia tra le più scarse degli ultimi decenni, a livello italiano (stimata in 39,3 milioni di ettolitri) e mondiale. Che, incontrando una domanda globale in crescita, ha portato, per Ismea, ad una crescita dei prezzi all’origine, sia nei vini a denominazione che, soprattutto, nei vini comuni, anche del 40% sul 2011. Ma, nel complesso, si respira una certa positività: il 66% dei produttori prevede una crescita di fatturato nel 2013, e l’82% un aumento dell’export, seppur contenuto, nell’ordine del 5%. Ma in tempi dove quasi tutto è in recessione, continuare a crescere, seppur di poco, è già un buon motivo per brindare.
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