L’Italia ha chiuso i primi 9 mesi 2015 in chiaroscuro sul mercato Usa, con un +4% in quantità (a quota 1,9 milioni di ettolitri) a fronte di un -3% in valore (a 971,5 milioni di dollari), come raccontano i dati dell’Italian Wine & Food Institute (www.iwfinews.com), guidato da Lucio Caputo. Dai quali, però, emerge una tendenza che non riguarda solo il Belpaese ed i suoi vini, ma il rapporto complessivo tra Usa e resto del mondo enoico. Recentemente, il mercato statunitense dei vini di importazione sta, infatti, vivendo delle profonde trasformazioni, capaci di mutarne sensibilmente gli equilibri.
Se fino a pochi anni fa i vini europei complessivamente dominavano le importazioni vinicole americane, alle quali partecipavano con quote di mercato abbastanza simili, con l’Italia e la Francia in prima e seconda posizione, oggi alcuni di questi Paesi hanno visto drasticamente ridursi le loro quote di mercato, retrocedendo nella classifica dei principali paesi fornitori del mercato Usa.
Nei primi dieci posti di questa classifica, dietro all’Italia, saldamente al primo posto, ed alla Francia, alla posizione n. 4, si trovano soltanto Spagna, Germania e Portogallo che, insieme, raggiungono una quota del mercato di importazione di appena l’8,4%.
Sempre nei primi dieci posti di questa classifica si trovano ora, in seconda, terza e quinta posizione, Australia, Cile ed Argentina, con una quota complessiva di mercato del 42,3% che supera il 50% aggiungendo la Nuova Zelanda. Quota di mercato che è di oltre sei volte quella congiunta di Spagna, Germania e Portogallo. Questi dati confermano come i Paesi dell’emisfero Sud abbiano assunto una maggiore presenza e rilevanza su quelli del Vecchio Continente. Notevole incidenza nella diminuzione del volume delle importazioni dai paesi europei va però attribuita allo sfavorevole rapporto di cambio Euro-Dollaro, che ha reso meno competitivi i vini europei. Altra considerazione che emerge dagli ultimi dati sull’andamento del mercato vinicolo di importazione, è la crescente polarizzazione delle importazioni su un limitato numero di Paesi fornitori.
I primi tre di questi paesi, Italia, Australia e Cile, detengono più del 60% del mercato delle importazioni, quota che supera addirittura l’80% in volume ed il 79% in valore con l’aggiunta di Argentina e Francia, rispettivamente quarto e quinto paese fornitore del mercato vinicolo Usa: cinque Paesi che lasciano soltanto un modesto 20% a tutti gli altri.
La concentrazione per Paesi, ed all’interno dei Paesi per vini, nell’analisi del Wine & Food Institute, è una conseguenza della crescente globalizzazione del mercato che tende a ridurre il numero dei fornitori e dei prodotti per potersi più facilmente e convenientemente concentrarsi su questi.
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