Il 70% degli acquisti di vino, in Italia, si fa al supermercato, e proprio la gdo è il canale principale da sfruttare per internazionalizzare il vino tricolore, e per cercare di allontanare la crisi da un reparto, quello enoico, che sta accusando il difficile momento dell’economia mondiale. Tanto che come a ricordato a Vinitaly Domenico Zonin, presidente dell’Unione Italiana Vini, “la collaborazione tra cantine e gdo sarà cruciale. Il momento di crisi rappresenta un’opportunità straordinaria per rafforzare il dialogo tra la filiera vino e la distribuzione”, e lo dimostra anche il successo dei vini a marca commerciale (Coop, Conad, Esselunga, Auchan, Pam). Eppure, nel 2012, secondo i dati SymphonyIri Group sul 2012 analizzati da Coldiretti, i wine lovers italiani hanno riscoperto un netto localismo nelle proprie scelte, con i marchigiani che premiano il Pecorino, gli emiliani il Pignoletto e i toscani il Chianti, come emerge da un’analisi della Coldiretti.
“La Gdo - spiega Zonin - è un partner e un interlocutore privilegiato per le cantine, non solo perché oggi veicola il 70% del vino che viene consumato a casa, ma perché è il soggetto che può supportare i produttori nell’azione di formazione e corretta informazione sulle valenze non solo emozionali del vino, ma anche sugli sforzi che la maggioranza delle imprese continuano a sostenere per certificare i processi produttivi in ottica qualitativa e di sostenibilità”. E proprio le grandi catene di supermercati si godono il successo crescente del vino commercializzato con il proprio marchio: da Coop a Conad, da Esselunga a Auchan, da Simply a Pam fino ad Agorà e Bennet. Si tratta di decine e decine di etichette che spesso non sono riconducibili dal consumatore alla catena distributiva che li vende in scaffale, ma che testimoniano un forte impegno della Gdo nel settore vino e una solida collaborazione tra cantine e Gdo.
Ma se per crescere c’è bisogno di una dimensione internazionale, a livello strettamente italiano i consumatori riscoprono un forte localismo nelle proprie scelte, con un aumento del 24% di bottiglie stappate per il Pecorino nelle Arche, ma anche del 14% per il Pignoletto in Emilia Romagna e del 10% di Falanghina e Negroamaro in Campania e Puglia. Nel tempo della globalizzazione gli italiani - sottolinea la Coldiretti - bevono locale con il vino “chilometri zero” che è il preferito nelle scelte di acquisto in quasi tutte le realtà regionali, dal Piemonte, dove la Barbera e il Dolcetto sono i più gettonati, alla Toscana, dove in tavola si versano soprattutto Chianti e Morellino, fino alla Sicilia con il Nero d’Avola e l’Alcamo in testa.
Il forte legame del vino con il territorio di produzione, le abitudini di consumo, ma forse anche una maggiore attenzione dei cittadini al sostegno dell’economia locale in un momenti di crisi ha come risultato il fatto che, appunto, le bottiglie più richieste sono quelle prodotte a livello regionale. Percorrendo la Penisola da Nord a Sud, spicca come i veneti diano la loro preferenza ai Cabernet e ai Merlot, manifestando una certa simpatia per il Lambrusco dell’Emilia-Romagna. Vino quest’ultimo che domina incontrastato nelle preferenze di emiliani e romagnoli, che mettono al secondo e al terzo posto, rispettivamente il Sangiovese e il localissimo Pignoletto. Nelle Marche impera il Verdicchio, mentre in terza posizione per quanto riguarda le preferenze c’è l’autoctona Passerina. Molto territoriali anche gli abruzzesi, che acquistano preferibilmente Montepulciano, Trebbiano e Pecorino. Solopaca e Aglianico sono i vini particolarmente graditi dai campani, mentre i pugliesi mettono in tavola, oltre al Primitivo e al Negroamaro, anche il Sangiovese toscano o emiliano. Infine, se saltiamo nella seconda isola italiana, i sardi dimostrano un grande attaccamento alle proprie vigne riempiendo i bicchieri degli autoctoni Cannonau, Vermentino e Monica di Sardegna.
La domanda sostenuta di vini di produzione locale ha avuto risvolti positivi anche per la nascita di numerose realtà per favorirne la conoscenza, la degustazione e l’acquisto: sono molte le aziende vitivinicole, infatti, che aprono regolarmente od in speciali occasioni le porte ai visitatori, per far conoscere la propria attività con i metodi di produzione dal vigneto alla cantina. Sono circa 1.300 i produttori di vino certificati che fanno parte della rete di vendita diretta di Campagna Amica attraverso punti vendita e mercati degli agricoltori dove vengono offerti solo vini locali a chilometri zero.
Focus - Come aumentare la presenza del vino made in Italy sugli scaffali della Gdo Estera
Se le vendite di vino aumentano sensibilmente solo nell’export, è possibile aumentare la presenza del prodotto made in Italy sugli scaffali della ddo Estera?
Per Luigi Rubinelli, Direttore di RetailWhatch.it, “il problema dei vini all’estero si chiama coordinamento. Ogni produttore cerca di referenziare il suo prodotto in modo individuale e con retailer che spesso non segmentano l’offerta per Paese, il prodotto italiano non è riconoscibile. Non basta aspettare la promozione del made in Italy, il problema è l’attività di comunicazione e promozionale tutto l’anno. Forse sarebbe il caso di fare un coordinamento generale degli istituti preposti alla promozione che forniscano indicazioni chiare anche su come evidenziare Italia sull’etichetta”.
Sull’esigenza di coordinamento nell’export ha insistito anche Lamberto Gancia: “I nostri prodotti infatti poco presenti nella grande distribuzione, ma gli spazi di miglioramento sono sicuramente ampi. La parola chiave è ancora una volta coordinamento, per rafforzare l’efficacia delle numerose attività di promozione, alimentate anche dai fondi Ocm”.
L’assenza di punti vendita di catene italiane all’estero è sicuramente penalizzante, ma molto può essere fatto in questo campo, come ha ricordato Domenico Zonin: “alcuni grandi gruppi hanno stretto partnership con le istituzioni italiane per una diffusione dei prodotti tradizionali, altri si stanno impegnando per un allargamento del portafoglio italiano, sulla scorta del fatto che anche i consumatori esteri stanno richiedendo sempre più varietà sugli scaffali”.
Uno di questi gruppi è senza dubbio Auchan che da anni esporta vino italiano: “Esportiamo in 11 Paesi - ha dichiarato nel suo intervento Andrea Montanari, responsabile Import & Export di Auchan - Francia, Spagna, Portogallo e Lussemburgo, Polonia, Ungheria, Russia, Romania, Ucraina, Cina e Taiwan. Per quanto riguarda il prodotto vino, ha raccolto un grande successo il Primitivo di Manduria, oltre a vini classici come il Chianti e il Lambrusco”.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025