Che il vino non sia solo un prodotto della terra, ma anche il frutto di un processo culturale, è fuori discussione. Però, a volte, nel raccontarlo, nel comunicarlo e nel rappresentarlo, diventa qualcosa di estremamente elitario, “alto”, una bevanda da salotto, sempre più lontana da quel contesto popolare che ne ha fatto, nei secoli, la fortuna. Forse è giusto così, perché nelle infinite declinazioni della comunicazione c’è spazio per tutti, anche se poi, nei fatti, sono proprio i giovani i più difficili da coinvolgere, in Italia come in Francia.
Dove una coppia di trentenni, appassionati di vino ma non troppo, conoscitori ma non espertissimi, hanno pensato ad un modo originale di raccontare il nettare di Bacco, “senza intellettualizzarlo troppo, perché le persone tra i 25 ed i 40 anni non si sentono obbligate, a differenza delle generazioni precedenti, ad amare il vino per una qualche pressione sociale. Vogliono saperne di più”.
Si chiamano Thibaut Bourtembourg, responsabile vendite di una cantina d’Oltralpe, e Maxime Granata, che di vino non sa davvero niente, nonostante l’amicizia che lo lega a Thibaut fin dall’infanzia, e per 4 mesi, muniti di cinepresa, hanno attraversato la Francia enoica su un vecchio camper, facendosi raccontare il mondo del vino da 70 piccoli vigneron. Il risultato, è un format brillante e ritmato, “Les Chineurs de Vins” (letteralmente, il chineur è il cacciatore di occasioni), che sarà presto online (una prima pillola, qui: http://www.youtube.com/watch?v=qKJ88OUtfm0).
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