Cinque prestigiose aziende, quattro anni di lavoro in vigna e in cantina, un unico ambizioso progetto: essere gli artefici del vino veronese del Terzo millennio valorizzando nel suo insieme il territorio e la sua cultura vitivinicola. Orvit, società per la valorizzazione dei vini veronesi, fondata nel 2002 da aziende leader del territorio (da Bolla al Gruppo Italiano Vini, dalla Masi Agricola a Pasqua, a Sartori, aziende che complessivamente rappresentano un fatturato di oltre 500 milioni di euro, con un mercato costituito per il 70% dall’estero) ha presentato oggi in Confindustria a Verona il progetto ed i responsabili della parte agronomica ed enologica, Enzo Corazzina e Giorgio Marone, che presenteranno il protocollo di lavoro che li ha visti impegnati fianco a fianco con i tecnici di vigneto e gli enologi delle cinque aziende.
Orvit ha promosso un vasto programma vitivinicolo teso alla produzione di vini Valpolicella e Soave originali, ricchi, longevi e con ottimo rapporto prezzo/qualità; tutto questo grazie a precise metodiche produttive nei vigneti e in cantina, con uve provenienti da siti altamente vocati e con la massima attenzione alle varie tecniche di coltivazione. Grazie all’esperienza maturata nel 2004, con il 2005 e 2006, si è operato a pieno regime, con l’applicazione del programma viticolo Orvit a decine di ettari di vigneto, soprattutto per la Valpolicella. Di anno in anno, i risultati delle prove in vigneto sono stati affidati alla sperimentazione in cantina, seconda, fondamentale parte del progetto Orvit; dall’inizio del 2004, il comitato tecnico si è riunito mensilmente per degustare le singole vinificazioni e per programmare le soluzioni tecniche che di volta in volta venivano ritenute più interessanti.
In parallelo con Orvit, le cinque aziende hanno dato vita ad una collaborazione con l’Università di Verona e con il Laboratorio enologico dell’Unione Italiana Vini di Verona per la realizzazione del “Progetto Bacca”, che si avvale della consulenza scientifica di Massimo Delledonne e Mario Pezzotti, dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, “occasione per collegare l’immagine tradizionale di qualità e unicità del prodotto vino all’applicazione di approcci scientifici di avanguardia, costituendo quel binomio tradizione-tecnologia che si ritiene debba caratterizzare la viticoltura veneta del futuro”.
“L’obiettivo finale di Orvit è insomma un più elevato posizionamento dei vini veronesi sui mercati mondiali che si tradurrà in una crescita di immagine generale - spiega il presidente di Orvit, Andrea Sartori - Tale crescita avrà effetti positivi non soltanto sulle singole aziende, ma su tutto il comparto vitivinicolo veronese e contribuirà a una progressiva valorizzazione del territorio e delle sue produzioni e, a cascata, dell’enologia nazionale”.
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